Se anche il Papa va dallo psicanalista (di M.R. Scappaticci)

Maria Rita Scappaticci

Psicologa e blogger

 

di MARIA RITA SCAPPATICCI
Psicologa e blogger

 

 

Il GiornaleLa confessione di Bergoglio: ​”Sono stato dallo psicanalista”

La StampaLa confessione di Papa Francesco: “La psicanalisi mi ha aiutato”. In un libro gli incontri di anni fa del futuro Pontefice con un’analista ebrea

Un altro quotidiano ha titolato: Anche il papa è un uomo qualunque.

Prima di tutti, tre anni fa, Famiglia Cristiana aveva titolato Il Papa: «Anche io, come tutti, ho le mie sofferenze»

 

Ha suscitato stupore la notizia che il Sommo Pontefice ha fatto ricorso alla psicanalisi in un periodo oscuro della sua vita.

Un uomo con dei limiti dunque, che ha scelto di farsi aiutare per dare voce e risposte a domande personali.

Senza entrare nel merito del suo personale percorso di conoscenza, ciò che stupisce è il clamore col quale la gente accoglie la notizia.
Certamente diverso sarebbe stato se Sua Santità avesse dichiarato di essere rivolto ad un ortopedico, o un cardiologo o simili.

Come giustifichiamo tanto stupore? Perché desta cosi importanza un simile notizia? E soprattutto perché viene accolta come se fosse stato rivelato un segreto da tenere nascosto perché fonte di vergogna?

La Chiesa bandì la psicoanalisi, e sostanzialmente la psicologia, moltissimi anni fa, definendola in netta contrapposizione ai dogmi di fede. Pericolosa, per certi versi, tanto da vietarla a tutti gli uomini che si apprestavano a diventare prelati. Un netto pregiudizio ha influenzato la massa rispetto all’ambito psicologico.

Il pazzo, e solo lui, ha bisogno di una “messa a punto”, di essere riequilibrato. E la gente ha bisogno di identificare il diverso, quello che sconvolge le folle, quello che va dallo psicologo perché solo li può trovare modo di espressione.

Eppure il primo ministro di Cristo ci dimostra esattamente il contrario. E poco c’entra la religione e la dottrina cattolica.

Arriva un momento nella vita in cui sentiamo il bisogno di farci delle domande su noi stessi. Abbiamo la necessità di dare consapevolezza ai nostri pensieri, di ridefinire schemi mentali ormai poco funzionali. E abbiamo il diritto di poterlo fare in tutta serenità.

Abbiamo il diritto di poter andare a cercare risposte senza essere accusati di follia.

La psicologia in senso generale, ci parla di noi, di come funzioniamo in relazione a noi stessi e al mondo. Ci rende noti i meccanismi che sottendono ai nostri pensieri, il modo di definire noi stessi e l’altro. Permette di definire realtà e pensieri lasciati a morire, emozioni represse e lati oscuri.

E non c’è nulla di male nel fare questo passo.

Probabilmente non farlo ci fa vivere costantemente con uno sconosciuto, una persona che continua a nascondere e nascondersi pur di non sapere.

“La dignità umana implica necessariamente di essere in cammino”: cosi Papa Francesco risponde a colui che gli chiede dei migranti che arrivano in Italia.

Ma anche siamo migranti rispetto a noi stessi. Siamo in perenne cammino verso nuovi modi di essere, verso la crescita, verso la maturità, verso la nostra identità che si definisce attraverso ruoli e decisioni.

E allora la psicologia non può fare paura perché la ricerchiamo ogni giorno, come ricerchiamo le risposte sull’altro o vorremmo non avere mai dubbi su quello che siamo.

Ma preferiamo confonderci nella folla di chi non accetta e non vuole dimostrare di essere umano.

E quindi forse il Papa non è un uomo qualunque.

 

 

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