Le pagine di Mariuccia per imparare l’amore senza possesso (di B. Cacciola)

Alla Villa Comunale di Frosinone viene presentato il libro di Mariuccia La Manna. Storia che è il riflesso di tanti drammi degli amori malati. Che spesso nemmeno vengono riconosciuti dalle vittime

Biagio Cacciola

Politologo e Opinionista

La scia delle manifestazioni contro il femmminicidio ha portato alla Villa comunale a Frosinone la scrittrice di Racalmuto Mariuccia La Manna, con il suo libro ‘Solo la vita‘.

A farle da contorno tutte le istituzioni, a partire dal prefetto, dal sindaco e dal questore.

La protagonista della storia di Mariuccia è il suo alter ego Marta che, a poco a poco, si emancipa da uno dei tanti amori malati tra adolescenti. Una storia che potrebbe essere di tanti ragazzi, dove all’inizio vi é attrazione e dopo, solo dopo, esce fuori il carattere violento di chi crede che lo stare con una persona sia anche possederne, alla maniera di un’ipoteca, il corpo e l’anima.

L’uscita dal tunnel avviene solo dopo aver riscoperto il valore dell’io, quando la protagonista del romanzo, Marta, rivendica quella dignità e quella libertà insostituibili per ogni rapporto degno di questo nome.

Purtroppo una cultura del possesso, mutuata da sistemi che fanno della proprietà l’unico mezzo di visibilità sociale, ha portato, in modo perverso, a estendere questa logica anche, e soprattutto, alle donne, in particolare giovani.

Il tutto sorretto da una propaganda legata soprattutto alla cinematografia made in Usa, dove il romanticume di storie strappalacrime costituisce il brodo di cultura in cui eros e thanatos sono confusi e mischiati in modo micidiale. Un cocktail di atteggiamenti, parole, comportamenti che sfociano in brutali omicidi.

Il libro di questa giovane scrittrice sicialiana invita proprio a una riflessione su questo retroterra, alla correzione di una subcultura che, se non bonificata, vanifica anche le forme di denuncia globale di questo ennesimo oltraggio all’umanità.

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