La fascinosa donna Attilia, più bella di Isotta (di F.Dumano)

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

di FAUSTA DUMANO
Scrittrice e insegnante
detta ‘Insognata’

 

 

L’aria di Arpino, secondo me fa bene. All’anima ed ai ricordi. Il passato torna presente, le ombre dei giorni sbiaditi in bianco e nero riprendono contorno e forma. Così, dall’archivio immenso di Piero Albery prende vita lei, Donna Attilia Macioce.

Scrivere di lei è una piacevole emozione… Anche da centenaria mantenne il suo fascino e la sua eleganza. Una donna super fotografata anche dal marito. Ad Arpino circola un piccolo catalogo, realizzato dal figlio Ugo per il compleanno dei cento anni. Narra la bellezza e il fascino di sempre.

Pareva un’attrice“, sentivo mormorare da bambina. L’ho sentito dire anche da ragazzina. Le donne, certe donne, hanno sempre alimentato la mia curiosità. Di lei mi affascinava non soltanto la sua bellezza ed eleganza, ma il sentir dire “ha carattere“. A 93 anni cucinava ancora lei per i suoi ospiti.

Molte memorie di questa donna le conserva il senatore Massimo Struffi, che non ha mai dimenticato di farle arrivare un mazzo di fiori per il suo compleanno. Leggendario è il suo Arpinè, un liquore con le erbe che preparava lei. Vivendo nel quartiere Colle, la donna andava a piedi verso Civitavecchia e Colle Lo Zoppo a raccogliere erbe per il suo liquore.

Da ragazzina, nel mio immaginario era “la signora delle erbe“. Immaginavo che fosse uscita da qualche poema del ciclo bretone: in fondo era proprio bella, poteva tranquillamente essere la bella Isotta del Tristano. Ricordi in bianco e nero, non sono mai riuscita a bere un sorso del suo Arpinè. Chissà se la ricetta con le sue dosi, la miscela delle erbe sia stata tramandata a qualcuno?

Ricordi in bianco e nero… L’incontro con la Divina‘avvenne grazie al fratello, l’ingegnere Ugo, che era il presidente dell’Archeoclub. Un esame di Archeologia e Topografia Medioevale all’università con il professor Eugenio Russo fu la scintilla: mi fece avvicinare alla locale sezione. All’epoca l’Archeoclub aveva tanto materiale: mi dicono che purtroppo appartiene ai miei ricordi in bianco e nero, quel materiale è andato disperso Così come mi dicono che i prestigiosi mobili antichi della casa Macioce sono stati sottratti.

Ricordi in bianco e nero… la sua casa era molto bella. Certe case andrebbero dichiarate Patrimonio dell’Umanità, protette e tutelate quando gli eredi, per motivi di lavoro, non vi risiedono.

Si narra che l’ingegnere, ai tempi del liceo Classico, volesse abbandonare gli studi. Il papà, chiamato Capomastro aveva una ditta edile. Portò il figlio con la tuta operaia a lavorare proprio in Piazza Municipio, a due passi dal liceo. Il giorno dopo il figliuolo riprese i libri e non li abbandonò mai… Quest’episodio, ricordi in bianco e nero, l’ho sentito narrare spesso in piazza Municipio. Lo usavano come esempio: «si dovrebbe fare come fece Capomastro».

Non so ricostruire, con il tempo, le esatte parentele. Di certo donna Attilia ha avuto una sorella, centenaria anche lei. Una Macioce nata nel 1925 era una poetessa, Fulvia Maria. Invece Loreta Macioce salvò dalla morte certa una famiglia di ebrei rifugiati nella casa del Colle. Donna Attilia ha avuto dei figli: uno, ricordi in bianco e nero, nei meandri di quel puzzle che è stata la mia vita arpinate, era Ugo La Pietra: architetto, designer, saggista. Nella sua lunghissima carriera ha realizzato più di 900 mostre personali e collettive. Ha insegnato in quasi tutte le facoltà di Architettura da Venezia a Palermo.

Ricordi in bianco e nero, bisognerebbe creare un archivio della memoria per far conoscere alle nuove generazioni il fermento culturale che agitava la vita di Arpino. Crescere in quel salotto culturale arpinate è stato fondamentale per la Fausta di oggi: portarlo alla coscienza dei giovani potrebbe fornire pure a loro molti stimoli.

 

Foto: copyright Archivio Piero Albery, tutti i diritti riservati all’autore
 

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