La Grammatica del professor ‘zio Fausto’ Carfagna

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

di FAUSTA DUMANO
Scrittrice e insegnante
detta ‘Insognata’

 

 

Questo è un viaggio incredibile… Seduta sulla sedia a dondolo, le emozioni vengono da lontano e si intrecciano. Con gli alberi genealogici sono una frana, mi smarrisco. Nei grappoli, so che lui era il marito di mia zia Nitocris, cugina di mia madre, ma con il tempo non saprei dire se per via paterna o materna. Da bambina era quindi zio Fausto, poi improvvisamente cedetti il nome di zio al nome di prof. Perché lui, per tutti, era il professor Fausto Carfagna.

Un rapporto complesso, trasformare la parola zio in professore. Ricordi in bianco e nero… Da bambina era lo zio che gioca, poi diventa il prof burbero e severo. Ma dietro la scorza del prof burbero c’era tanta umanità.

Niente sconti nel passaggio di ruolo da zio a prof, anzi forse una severità maggiore. Nei tre anni di scuola media, credo che mai nessuno possa aver obiettato ‘«è la nipote». Non credo di aver mai avuto un canale privilegiato, anzi… ricordi in bianco e nero, anzi è stato il prof che ho più temuto. Privilegiata però in altre materie, essendo la figlia della prof di Matematica, che insegnava nella stessa Scuola Media

Sarà il fatto di non aver avuto un medico pietoso che non cura le piaghe se poi ho coltivato negli studi proprio il mondo letterario? A lui devo la prima conoscenza dei poeti ermetici, sconosciuti ai più in quegli anni nei banchi di scuola. La Grammatica, questa sconosciuta, con lui era una compagna assidua: i verbi, l’analisi del periodo, quella logica… ricordi in bianco e nero

Il suo onomastico era il 15 febbraio, il giorno del protettore dei single. Fu lui a farmelo scoprire. Per tradizione festeggiavo Santa Fausta il 19 dicembre,  come mia zia.  Scoperto che esisteva un maschile, protettore dei single, da anni lo festeggio insieme a lui.

Ricordi in bianco e nero… l’ansia delle declinazioni in latino. In quegli anni il Latino era obbligatorio, volendo accedere al liceo. Il suo dito scorreva sul registro, si fermava e poi riprendeva. Oggi il registro on line ha fatto smarrire questo dito, foriero di ansie. Superata la Scuola Media, per alcuni anni ancora è rimasto il prof, poi è tornato ad essere lo zio. Ricordi in bianco e nero… nella sua cantina produceva il vino, un vino acetello difficile da mandare giù. Ma bisognava farsi forza, come negargli questa soddisfazione quel giorno in cui andavi a dirgli «Ho preso 30 all’esame di Letteratura Moderna» .’

Ricordi in bianco e nero. Ho conservato i quaderni dei temi con le sue correzioni. Quelle fatte con la matita rosso blu.

Nevicata ad Arpino. Una palla di neve lo colpisce: sono studenti liceali. Lui ride e li apostrofa con un:  ”Mozzarelloni“. E’ una sua parola cardine. Ma fuori dai banchi scolastici, ricordi in bianco e nero, sfogliando le foto dell’immenso archivio di Piero Albery, il prof ha preso il predominio sullo zio. E’ il prof che ti ha aperto gli scenari, ricordi vagamente le vacanze al mare a Santa Marinella con zia  Licia, la sorella di zia Nitocri, la moglie. Ma ricordi che il lunedì mattina dovevi portare il quaderno e il libro di grammatica, il Pittano.

Ricordi in bianco e nero, credo avesse una collezione di cappelli. Casa sua al Ponte. Era  il quartier generale per preparare la sfilata del Ponte al Gonfalone, ma questo per via di zia Nitocris. Ricordare il prof è come veder scorrere la storia della scuola che cambia. In quegli anni Massimo Roscia  non avrebbe scritto ”La strage dei congiuntivi”e neanche ”Di grammatica si muore”.

 

Foto: copyright archivio Piero Albery, per gentile concessione dell’autore

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