Perché devi imparare a dire no ai figli

Maria Rita Scappaticci

Psicologa e blogger

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di MARIA RITA SCAPPATICCI
Psicologa e blogger

 

 

La comunità scientifica è concorde nel ricordare ai genitori una solenne verità: imparate a dire no ai vostri figli.

Apparentemente una situazione banale rappresenta, per la maggioranza dei genitori, uno scoglio insormontabile. Il proprio figlio che, proprio nel momento meno opportuno, richiede, vuole, pretende. E al quel punto prende lo sconforto: il cuore arriva in gola, lo stomaco si attorciglia e proprio non riusciamo a pronunciare quella parolina, pur di vederlo smettere di piangere o di evitare che ci tenga il muso e si chiuda nella stanza col divieto tassativo di accesso.

Quali sono i problemi che abbiamo col negare, vietare, rimandare un acquisto non previsto che magari in quel momento ci mette pure in difficoltà?

A nessuno piace rinunciare ad una cosa desiderata o rimandare una soddisfazione tanto attesa. La frenesia del tempo che comanda e del quale siamo sempre più in balia ci fa pensare che “tutto e subito” sia la formula esatta e se non dovesse essere bisogna trovare il modo perché lo sia, a qualunque costo.

La ragione qui non c entra: a parlare è l’istinto, il pensiero più antico che risiede nel nostro cervello, quello che permette a molti animali di uccidere per sopravvivere. Peccato che il nostro modo di utilizzare questa enorme risorsa sia per cose futili, sempre più banali, eliminando ogni forma di valore gerarchico delle cose.

E cosa c’entrano i “no” con l’istinto e la capacità di acquisire un ragionamento?

Rappresentano la migliore fonte di costruzione del pensiero razionale. Il miglior modo che un piccolo nato ha per poter sperare di essere un adulto ragionevole è sperimentare il rimando, la rinuncia, l’attesa. E bisogna educare affinché il popolo dei piccoli abbia la possibilità di capire che non tutto è possibile quando e come si vuole.

Bisogna sperimentare che ci sono delle strade tortuose, che la soddisfazione è vera solo se è guadagnata e che l’attesa non vanifica ma rende ancora più importante una bella conquista.
Educare significa letteralmente “trarre fuori”, tirare fuori il meglio che ognuno può dare per essere una persona civile.

Lavorando nelle scuole, anche quelle dell’infanzia mi capita spesso di ascoltare bambini piccoli sollevare le loro vocine al ritmo della colonna sonora più cool della scorsa estate “andiamo a comandare”.

Con grande stupore mi accorgo di quanto alcuni di loro siano già i detentori del potere in famiglia: sono loro a decidere quando, cosa, dove e perché.

Esiste la possibilità per tutti di raggiungere ottimi obiettivi e di essere padroni della propria ed è giusto essere autonomi e perseguire questo scopo. Ma questo scoglio si raggiunge solo se affrontiamo la realtà per come si presenta ed evitiamo di far cadere i nostri figli nell’illusione che sia sempre un modo legittimo o no per risolvere le cose.

Si può essere genitori affidabili anche se si negano delle cose, anche se vostro figlio piange e si dispera, non per questo vi ama di meno. Guardare al passato ci insegna che i nostri genitori ci hanno negato, a malincuore e con tremendo dolore, eppure li amiamo proprio perché ci hanno insegnato come si fa a decidere tra una cosa di valore ed una cosa inutile.

Un trucchetto facile per evitare di dire sempre sì al momento sbagliato è barattare il tempo. Dietro una richiesta ce n’è sempre una nascosta che aspetta di essere capita e colta. Ebbene trasformate un no in una attesa positiva per qualcosa di ancora più interessante, che susciti curiosità e voglia di conoscenza e nessun cuore si farà male.

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