Urbano Fiorentini, il corrispondente da Arpino (di F.Dumano)

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

di FAUSTA DUMANO
Scrittrice e insegnante
detta ‘Insognata’

 

 

Ricordi in bianco e nero… la foto spunta all’improvviso dallo sterminato archivio di Piero Albery e mi provoca un coccolone. Ritrae il salotto di piazza municipio ad Arpino: con il capello e il bastone attraversa la strada il professor Urbano Fiorentini, insegnante di Storia dell’Arte, storico corrispondente del quotidiano Il Tempo.

 

Mi piace immaginare che quell’istantanea scattata da Piero abbia fermato il tempo mentre il professore si stava recando allo studio del mio papà. Era un salotto intellettuale: siciliano, il mio papà parlava spesso in francese ed i due si divertivano a conversare nella lingua d’Oltralpe.

Fu proprio il professor Urbano a farmi scoprire l’importanza di leggere nella lingua originale: tradurre è tradire.Devo a lui l’aver studiato il francese per poter apprezzare i poeti maledetti in lingua. Ricordi in bianco e nero… conversazioni sulla letteratura francese nel salotto arpinate.

Con lui entrò nella mia vita Flaubert, ma anche Zola. Nonostante insegnasse la Storia dell’Arte, di lui conservo la sua passione per il francese, che nei miei ricordi sbiaditi dal tempo doveva insegnare il fratello Dante, il padre di Pierluigi Fiorentini, che oggi insegna storia dell’arte.

 

La moglie del professor Urbano era un’insegnante anche lei, amica della mia mamma. Ricordi in bianco e nero… fu così che divenni amica di Tulliola, non solo perché compagna di classe, ma per le frequentazioni dei genitori. Oggi la Tulliola è un’insegnante super impegnata. Ad Arpino c’è un vicolo Tulliola, nel mio immaginario era la proprietaria di quella stradina: ero un po’ invidiosa, confessiamolo. Solo crescendo scoprivo l’origine classica del nome e il perché ad Arpino ci fosse quel vicolo.

 

Studioso e appassionato della storia locale, ha contribuito alla ricerca dei personaggi illustri, pubblicando le sue ricerche. Tra queste, un vocabolarietto del dialetto arpinate, di cui era un estimatore. E proprio in questo periodo, al mercatino di Sabaudia mi è capitato un suo libro.

 

Ricordi in bianco e nero… era sempre impegnato in qualcosa… il professor Urbano ha curato pure una trasmissione alla radio libera: il Becco Giallo. Fu un sostenitore del Certamen, la gara di latino, che mantiene il suo fascino nonostante la società sia sempre più propensa verso la tecnologia e il mondo scientifico.

 

Nei miei ricordi sbiaditi lo vedo alla processione del Venerdì Santo, ma lo ricordo con la sigaretta spesso in mano, quella sigaretta che lo univa al mio papà. Doveva essersi sposato d’estate: un ricordo dai racconti della nonna siciliana, perché il mio papà quell’estate ripartì dalla Sicilia in anticipo per il matrimonio. Ogni tanto la nonna tirava fuori questa storia.

 

Scriveva tanto il professor Urbano: non solo ricerche, libri, volumetti, vocabolari sul dialetto arpinate. Scriveva anche articoli per il giornale: era lo storico corrispondente da Arpino per il quotidiano Il Tempo. A quell’epoca era una cosa importante: era “il” giornalista ed era quasi importante quanto essere professore. Lui era riuscito anche ad iscriversi all’Albo dei Giornalisti, e non era per niente facile in quegli anni di burocrazia e di gerarchia. La domanda poteva giacere per mesi sulla scrivania del Direttore senza che la degnasse di uno sguardo.

Fu un traguardo. Pochi sanno che in coda ai fogli con le 24 righe numerate e lunghe ottanta battute di macchina da scrivere ciascuna, il professore faceva seguire l’articolo dalla sua firma e poi dal numero di iscrizione all’Albo dei Giornalisti: un punto d’arrivo.

Nei traslochi della mia vita conservo uno dei suoi articoli. È il suo annuncio al mondo che ero arrivata al mondo e per non fare torto a nessuno, mi annunciò con il doppio cognome: “A casa Dumano – D’Emilia è arrivata una bimba” ed indicò pure tutta la sfilza di nomi che i miei genitori segnarono all’anagrafe, per fortuna con la virgola.

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Foto: copyright Archivio Piero Albery, tutti i diritti riservati all’Autore
 

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