Ringo che parlava all’asina

Foto: © archivio Piero Albery
Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

Ricordi in bianco e nero… C’era una volta il gonfalone. La manifestazione c’è ancora, ma il fascino dei primi anni è una leggenda. Nacque da un’ idea geniale di Massimo Struffi. All’epoca Arpino dopo ferragosto si svuotava, i tanti emigranti ripartivano, bisognava cercare qualcosa che spingesse a restare. La festa delle campanelle a settembre era troppo lontana. Arrivò così il Gonfalone, la gara tra i quartieri.

Al tempo l’ estate era veramente lunga, la scuola chiudeva i battenti a giugno e la prima campanella suonava il primo ottobre. Nonostante una pausa così lunga, il livello culturale nelle scuole era più elevato, ma questa è un’ altra storia.

Il Gonfalone arrivò nella mia vita da bambina, cambiò il calendario della mia estate. Potevo perdermi il ferragosto arpinate, ma per nulla al mondo il Gonfalone. Il mio rientro dalle estate siciliana doveva coincidere con il Gonfalone. Certamente oggi potrà apparire folle lasciare il mare siciliano per il Gonfalone, ma se avessi vissuto quell’epoca anche tu saresti tornato da Rimini, da Terracina…

Ricordi in bianco e nero… Si potrebbe scrivere un romanzo sui protagonisti e i personaggi. Il primo ad attirare la mia curiosità sfrenata di bimba è stato Ringo… Non saprei indicare il suo vero nome. E’ entrato nella leggenda come Ringo e come Ringo è rimasto.

Ringo correva con l’asino, una gara di 330 metri dalla porta del quartiere Ponte fino alla Piazza. Una leggenda narra che il primo morso all’orecchio non sia stato quello di Tyson, ma quello di Ringo all’asina, che non voleva mettersi in riga. Lui parlava con la sua asina Bruna, ricordi in bianco e nero…

L’uomo che sussurrava all’asina. Se avesse potuto l’avrebbe fatta senatrice del Gonfalone… in fondo anche Caligola fece senatore un cavallo.

Ringo correva per il quartiere Vignepiane, ha vinto diverse volte. Gli asini sono entrati in tanta letteratura, dai bestiari medievali a Verga, da Hugo con il suo asino filosofo Patience che dialoga con Kant, a Bunel che nel 1932 in un cortometraggio racconta la morte di un asino. L’asino simbolo di metafore che rimandano simbolicamente a significati ultraterreni. L’asino che ha quindi affascinato tanti scrittori, ha affascinato anche la mia fantasia.

Ricordi in bianco e nero… Quando Ringo era particolarmente sbronzo faceva dei comizi dentro l’orecchio dell’ animale. Ma la cosa più divertente per me erano tutti quelli che ”restavano”ad ascoltarlo. Ringo aveva ”umanizzato” la sua asina, tanto da portarla a festeggiare alla cena del quartiere. Sul suo rapporto con l’asina circolano tanti aneddoti, stabilire il confine tra leggende e verità è molto difficile. Certamente era spesso oggetto di chiacchiericcio.

Ricordi in bianco e nero… Spesso parlando di Ringo si scivolava su Angelucc, un altro personaggio particolare. Lui aveva un carretto tirato da un asino. Usava il carretto come mezzo di trasporto, faceva un certo effetto. Oggi alle nuove generazioni apparirebbe strano. Lui faceva il postiglione, con il suo carretto andava fino alla stazione ferroviaria. I ricordi con il tempo sono un po’ sbiaditi, qualcuno il carretto lo ricorda tirato da un cavallo. Ma di certo pure lui trattava l’animale da umano, tanto che una volta si narra che alla stazione lui mangiasse un pezzo di pane raffermo e l’animale il pane fresco. Sorpreso ad ammollare il pane ad una fontana rispose che lo stava intingendo.

Ricordi in bianco e nero… Il ricordo più vivo che ho di Angelucc è legato appunto al periodo in cui l’estate arpinate, il Gonfalone, aumentò la presenza di tante giovani. Un viavai di ragazze francesi. Lui seduto al bar di Giulietta, il bar verso Fuoriporta, esclamò delle parole che rimasero nella storia. Il dialetto è una poesia da apprezzare. Vivendo in bilico tra due lingue, quella arpinate e quella palermitana, ho sempre fatto fatica ad impararle. Ricordi in bianco e nero, chiedo perdono se non rendessi fedelmente la scrittura, spero di consegnarne il senso.”Te tè,mo’ ca è scurt l’uòjie a i bazzecotte mie e tutta ‘nzalate

Ricordi in bianco e nero, oggi sarebbe impossibile vedere arrivare qualcuno in piazza con un asino, con una mucca. Sicuramente stanno girando un film. Ma tra gli scatti di Piero Albery oltre all’asino di Ringo, agli asini del Gonfalone, ci sono immagini che fanno storia. Come l’asino tirato in tempo allo stop vicino ai portici del liceo classico in piazza. Ricordi in bianco e nero, oggi arrivi in piazza con il cagnolino con il cappottino.. Io sono cresciuta con Ringo che parlava all’ asina, con una mucca impazzita che il giorno dei morti irrompe nella piazza municipio, tanto da meritarsi un opuscolo scritto dal commendatore Iannuccelli.

Ma questo… è un altro ricordo in bianco e nero…