Un adolescente mi parla. E mi insegna che… (di M.R.Scappaticci)

Maria Rita Scappaticci

Psicologa e blogger


di MARIA RITA SCAPPATICCI

Psicologa e blogger

 

 

Intrattenere conversazioni con gli adolescenti ti apre la mente. Ti permette di capire cosa è cambiato da quanto tu stesso hai abbandonato quell’età. Ti aiuta a ricordare com’è stata la tua adolescenza e quanto hai dovuto lottare per cose che adesso ti appaiono futili. E ti aiuta a scoprire cosa è rimasto immutato nonostante siano trascorse generazioni alle tue spalle.

Parlare con i ragazzi ha un sapore speciale.

Le emozioni posso tramutarsi in tristezza quando credi che stiano sbagliando. Ma non ti ritrovi mezzi adeguati per fargli arrivare il messaggio. Ed ogni tentativo fallisce in un litigio furibondo. Oppure possono tramutarsi in malinconia perché rivedi in loro quell’ardore negli occhi di chi non rinuncia e non demorde e crede di possedere il mondo. O ancora può affacciarsi un barlume di felicità quando ti accorgi che di fronte puoi trovare ancora qualche giovane curioso, in cerca di risposte e forse tutto non è andato perso.

La curiosità e la spinta alla conoscenza sono la chiave per superare le turbolenze di questi anni.

E’ stato un quindicenne a raccontarmi questa storia. Lui in mezzo ai suoi coetanei non si trovava molto a suo agio. Ci stava perché così va il mondo ma sapeva di avere qualcosa che lo distingueva dagli altri. La voglia di conoscere, di chiedere, di fare domande, di provare solo dopo aver cercato le risposte agli imprevisti.

Faceva parte di quella misera percentuale di persone che all’esame psicometrico riportano la diagnosi di plusdotazione. Un quoziente intellettivo superiore per capacità verbali e velocità di elaborazione.

Eppure non se ne vantava. Anzi era sempre in ansia rispetto agli altri per i risultati ottenuti e per la paura di non riuscire. Proprio lui che con la logica ci si prendeva il latte la mattina.

E nemmeno si sentiva un saggio, anche se in fondo sapeva che un briciolo di maturità in più gli era già affiorata. E non era nemmeno noioso, ma amava uscire, fare sport, stare con gli altri. Anche se parlare in pubblico non era il suo forte.

Nonostante tutto, con un pizzico di rammarico che si percepiva dal tono della sua voce durante il racconto, della sua generazione non aveva fatto un ritratto strepitoso. Poco curiosi e tutti uguali, vittime delle mode e specchio riflesso delle sole negatività dei propri genitori.

Mi lasciò senza parole il suo chiaro e freddo racconto. Se pronunciato da un adulto poteva destare quel pizzico di inquisizione in cui non c’è scampo per nessuno dei giovani di oggi. Eppure detto da uno di loro assume le connotazioni di una bella lezione di vita, una volontà di non adesione ai comportamenti conformi di un gruppo di persone la cui età promette molto ma le cui gesta sgretolano tutte le migliori condizioni.

Curiosità e conoscenza quindi sono le parole d’ordine per chi ha voglia di prendere il meglio dalla vita.

Scontrarsi con i grandi per sapere qualcosa in più di se stessi, ricercando le vere caratteristiche di ognuno, fa parte di un bellissimo percorso che arricchisce la nostra identità.

In un’età dove tutto è ancora possibile e plasmabile come si vuole.

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