Spegnete il cellulare e… parlate tra di voi (di M.R. Scappaticci)

Maria Rita Scappaticci

Psicologa e blogger

 

di MARIA RITA SCAPPATICCI
Psicologa e blogger

 

 

Whatsapp, Facebook, Messanger, Twitter, Linkedin e l’elenco sarebbe ancora più lungo. Non abbiamo più scuse. Inviare notizie, informazioni e messaggi è diventato facile e veloce anche per la generazione che, di questi social, durante l’infanzia, ne ha fatto (volentieri) a meno.

Ma si tratta davvero di comunicazione?

I problemi più grossi e i grandi scontri avvengono per un motivo semplice, troppo spesso dato per scontato.
Non si comunica nulla durante una conversazione.

Ci arriva un messaggio. Rispondiamo dicendo il nostro punto di vista. Il messaggio di ritorno non ha nulla a che vedere col nostro. Ribattiamo, anche un po’ adirati. Dall’altra parte succede lo stesso. Si parla dello stesso argomento eppure sembra che la conversazione attraversi i binari del treno. Stessa direzione ma nessun punto d’incontro.

Ognuno tiene per se eventuali critiche e punti di vista più netti per evitare di essere troppo scortese. Ma si finisce lo stesso col non capirsi.

Le nostre capacità comunicative non sono composte solo dalla nostra padronanza di linguaggio intesa come lingua parlata.

Ognuno di noi esprime il proprio punto di vista, idee, emozioni, sentimenti, modi pensare ed agire, costruiti nel corso degli anni.

Inevitabilmente questo sapere viene messo all’opera. Ed è proprio questo che trasforma uno scambio verbale in comunicazione. Se ti sto lanciando un messaggio in cui ti chiedo cosa ne pensi del mio nuovo vestito ti sto anche chiedendo che ho bisogno di essere rassicurato sull’abito e su come mi va indosso. Ti sto dicendo che mi sento insicuro, a volte, sulle scelte e che mi piacciono i complimenti più di quanto pensi.

Se ottengo una risposta che insinua l’invidia perché mi sono permessa un vestito costoso e l’altro non può, non c’entra nulla con la mia richiesta. Posso rimanerci male, arrabbiarmi e chiudere quello scambio facendo rimanere dell’astio tra le due persone.

La vera comunicazione è quella faccia a faccia. Dove entrambe le persone si guardano negli occhi e dove il non verbale accompagna la parola per meglio far fluire il discorso.

Avendo davanti l’interlocutore si possono argomentare discussioni, dare spiegazioni alle incertezze, scusarsi per essere stati fraintesi e magari non lasciare dubbi sull’amica invidiosa che non fa altro che criticarci.

Il problema è che non sappiamo farlo e quindi anche la comunicazione vis a vis tenta di essere boicottata proprio da noi stessi. E’ troppo difficile emotivamente stare dentro ad uno scambio comunicativo.

Significa mettersi a nudo, svelare i propri punti di vista, svestirsi di qualsiasi scusa e fraintendimento.
E’ molto facile da capire.

Se vi capita di osservare due persone che comunicano sicuramente ci saranno degli scambi per i quali potete notare che i due non sono allineati “sullo stesso passo del discorso”. Ognuno dice la sua sorretto dal suo punto di vista e non molla. Anzi si chiede come sia possibile che l’altro non capisca una cosa “talmente logica”.

Questa è la domanda che di frequente ci poniamo quando abbiamo a che fare con qualcuno che la pensa in maniera differente da noi. E la consideriamo un’eresia, una cosa “dell’altro mondo”.

La spiegazione a tanta divergenza risiede proprio nella diversità di ognuno e nel diverso modo in cui vede la vita, nulla di più semplice e soprattutto sicuramente di questo mondo.

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