Sono fuori target (il Duro del weekend)

Luciano Duro

Narratore e Sognatore

Luciano Duro
di LUCIANO DURO
Narratore e Sognatore

 

Ieri sono stato a Roma per dedicare una giornata alla mia nipotina, sono andato ai giardini, al parco giochi ed ho passeggiato. Era da molto che non percorrevo le strade del centro. Roma, è una città bellissima ma difficile da vivere per un pensionato come me, abituato al caffè sotto casa ed alle discussioni con gli amici intorno ad un tavolo del bar. Ci stavo bene negli anni ’60 e ’70, quando studente universitario, ci vivevo.

Mentre camminavo tranquillo, alla ricerca di un negozio di dischi, osservavo una fiumana di gente che gesticolava nervosamente e parlava ad alta voce. Non intravedevo interlocutori: camminavano, gesticolavano e parlavano. Non si preoccupavano di urtarmi pesantemente, ero io a spostarmi veloce per evitare di essere travolto.

Ho pensato subito ad un film di Sir Alfred Joseph Hitchcock, ad un morbo che si diffondeva nell’aria rendendo uomini e donne improvvisamente pazzi. E invece no. Osservando attentamente, tutti avevano un auricolare all’orecchio dal quale pendeva un filo che era collegato allo smartphone riposto in tasca o nascosto nella borsa. Era invisibile tuttavia parte integrante di ciascuno.

Ma a chi telefonavano e perché tanta animosità e passi veloci. E poi quell’agitare le mani quasi volessero picchiare qualcuno? C’erano ragazzi nei giardini, i grandi avevano marinato sicuramente la scuola perché avevano lo zaino accanto, i piccoli erano accompagnati dagli adulti. Tutti grandi e piccoli, con lo smartphone o con il tablet, giocavano con giochi Android. Un bambino di nove anni ne aveva scaricato ben 32 gratis da Google Play, così mi aveva riferito mostrandomi con orgoglio il suo “Samsung Galaxy S6”.

Smanettava” con ritmo veloce i tasti del suo smartphone con grande disinvoltura ed un’insolita abilità, sperimentando e passando da una funzione all’altra.
Quel piccolo uomo, biondo, capelli ritti come il fil di ferro, aveva l’atteggiamento e lo sguardo da persona adulta. Era tutto “griffato” nell’abbigliamento, sembrava appena uscito da una boutique alla moda. Seduto, distante, il nonno che lo sorvegliava, tenendo ben saldo al guinzaglio un docile “Jack Russell Terrier”.

Computer veloci, telefonini che fanno foto, tablet e internet ovunque, hanno determinato un processo di cambiamento nella vita di chiunque. Non saprei se questa tecnologia che avanza veloce e in un tumultuoso tourbillon abbia modificato il nostro modo di pensare in meglio o in peggio. Il rischio di banalizzare è sempre dietro l’angolo. Sarà il tempo a stabilire se avremo l’uomo nuovo, sempre padrone del progredire e libero dai condizionamenti, che potrà crescere e scegliere tra la molteplicità delle informazioni, capace di scrivere il proprio futuro e usare la tecnologia per i propri vantaggi. Oppure l’uomo di vetro, controllato dai padroni del potere politico ed economico, con un rischio evidente per la libertà e la democrazia.

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