Marino, ‘dimissioni’ non fa rima con ‘accordo’ (di G.Lanzi)

Giovanni Lanzi

Se lo chiamano 'Il Maestro' non è un caso

 

di GIOVANNI LANZI
Giornalista epurato

 

 

Stirpe lo ha sempre difeso e ha visto sfumare 34 milioni in caso di serie A, il tecnico ammetta il suo fallimento
Marino, ‘dimissioni’ non fa rima con ‘accordo’
La prima parola è quella che conta. Anche se per lui era importante far passare il messaggio che è sul mercato

 

 

Dimissioni. Parola cupa e sinistra, un esercizio molto poco conosciuto in Italia. Non si dimettono i politici che perdono elezioni e consensi, i manager che combinano disastri, i Direttori che non dirigono nemmeno se stessi, finanche i capo condomini scoperti a fare la cresta sulle quote. Per spingere qualcuno alle dimissioni spesso si ha bisogno dell’entrata a gamba tesa della Magistratura, il risuonare sinistro del tintinnare di manette.

Da lunedi sera alle 22.40 il Frosinone è senza allenatore. Pasquale Marino si è dimesso. (leggi qui) Ma sembra che la città si sia svegliata dopo il pugno al mento senza lacrime per l’addio del tecnico di Marsala. Lo aspettavano tutti quell’addio liberatorio anche se i tifosi del Frosinone avrebbero barattato di tenerlo su quella panchina fino all’epilogo migliore. Per poi indire una colletta e accompagnarlo con la fanfara al casello autostradale.

Marino aspetta però di parlare con la società per trovare un’intesa. “Ci metteremo d’accordo” ha detto. Ignora, bontà sua, che la società di cui parla è rappresentata dal presidente Maurizio Stirpe. Che lo ha difeso a spada tratta dopo che ha lasciato per la strada una messe di punti. Stirpe lunedi sera al fischio finale ha visto sfumare la possibilità di andarsi a giocare la promozione ed anche una cifra tonda vicina a 34 milioni di euro. Sì, poco meno di 68 miliardi delle vecchie e vituperate lirette.

Marino avrebbe anche potuto fare di meglio: non dire niente sulle frequenze di Sky al microfono di Vanessa Leonardi che cercava lo scoop. Sarebbe rimasto l’allenatore del Frosinone e in quel caso avrebbe potuto transare tutto quello che voleva con il presidente Stirpe. Ha invece preferito dimettersi. Semplicemente per rimettersi in gioco da subito, il buon Pasquale Marino. Lui è furbo ma gli altri non sono fessi.

Lo ha fatto per aprirsi la strada verso altri lidi. Perché sa benissimo che dopo una ‘tranvata’ del genere, se la disponibilità del suo nome dovesse sparire dal fascio di luce per un mese, difficile lo ricorderanno. Il buon Pasquale Marino, prima di dire “ci metteremo d’accordo” con il presidente che oltre al danno procurato sente aleggiare anche la beffa di doverlo pagare tenendolo fermo, provi a mettersi d’accordo una volta per tutte con se stesso.

Ha fallito. Ha cloroformizzato la piazza con la barzelletta delle ‘prestazioni’. Anche quando lastricava il cammino di regali frutto di una squadra alla quale ha tolto gli attributi. La società lo ha sostenuto in tutto e per tutto e se la riconoscenza non è anche per lui il sentimento della vigilia tolga le tende, non rimangi quanto detto. E lasci integro il significato della parola ‘dimissioni’. Senza ‘se’ e senza ‘ma’.

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Foto: copyright Mario salati, tutti i diritti riservati all’autore

 

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