Fumata nerissima, scontro con Roma per il controllo del Consorzio

Scontro acceso durante la giunta di Unioncamere. Il presidente della camera di Commercio di Frosinone-Latina grida al tentativo di golpe. Ed abbandona i lavori. Sul tavolo, la nomina del componente del CdA. I numeri dello scontro. La convocazione dal notaio. Le diplomazie all'opera. Prima che sia troppo tardi

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

«Se volete fare un golpe accomodatevi: ma lo farete senza di me, io vi saluto»: Giovanni Acampora, influentissimo presidente dell’ottava Camera di Commercio in Italia per peso economico (quella di Frosinone – Latina) si è alzato ed ha abbandonato la riunione della giunta di Unioncamere. Ha lasciato con il cerino in mano il potentissimo presidente Lorenzo Tagliavanti ed il suo collega della Camera di Rieti – Viterbo Domenico Merlani.

Il No di Giovanni Acampora è una doppia dichiarazione di guerra: è un fossato scavato contro i romani, un bastione alzato contro gli appetiti degli Industriali. Quelli di Unindustria e quelli di Federlazio, alleati in questa partita per mettere piede nel board del Consorzio Industriale del Lazio.

È il gioiellino teorizzato da Nicola Zingaretti, disegnato giuridicamente da Albino Ruberti, realizzato politicamente da Francesco De Angelis guidando la fusione di tutti i consorzi industriali del Lazio in un unico super consorzio, con le potenzialita di un maxi assessorato. Secondo alcuni un mini ministero dell’Industria nel Lazio.

L’assalto al board del Consorzio

Lorenzo Tagliavanti (Foto: Sara Minelli / Imagoeconomica)

La levata di scudi fatta da Giovanni Acampora è avvenuta ieri sera nel corso della riunione della giunta di Unioncamere Lazio. Doveva indicare il suo rappresentante all’interno del Consiglio d’Amministrazione del Consorzio industriale.

Non si è nemmeno arrivati ai nomi. Il confronto fra i tre presidenti ha visto Lorenzo Tagliavanti propenso ad indicare un rappresentante del comparto Industria. Tradotto: o un nome di Unindustria o uno di Federlazio. I rumors romani rivelano che i nomi in ballo sarebbero quelli dell’onnipotente direttore della Federazione delle Piccole e Medie Imprese Luciano Mocci, quello dell’efficientissimo Maurizio Tarquini storico direttore dell’Unione degli Indstriali del Lazio.

Il Niet del presidente della Camera di Commercio di Frosinone – Latina è stato immediato, senza spazio per la mediazione. Netto e invalicabile. Per una serie di limiti giuridici, politici e di opportunità.

La barriera di Acampora

Giovanni Acampora

Giovanni Acampora ha detto No perché lo Statuto dice con chiarezza che quel posto nel board è del sistema camerale, non delle associazioni; la norma è stata scritta così perché quel posto deve garantire l’equilibrio tra tutte le componenti della Camera di Commercio.

E poi ha detto No perché è certo che i numeri siano dalla sua parte: il socio di maggioranza relativa cioè quello che ha più azioni è il suo ente, la Camera di Commercio di Frosinone-Latina. Di fronte allo sguardo allibito degli altri presidenti, Acampora ha ricordato che con la fusione “i soci del nuovo Consorzio Industriale del Lazio non sono i vecchi consorzi. Bensì sono i soci che componevano i vecchi consorzi. Ed è una cosa ben diversa”.

Un’occhiata ai numeri. L’ente camerale guidato da Acampora ha nel portafogli il 10,71% delle azioni, il secondo socio è il Comune di Frosinone con il 4,88%.

Gli industriali allora quanto contano? Federlazio conta in tutto il 3,91% ma diviso fra tre soci: Assoper Federlazio 2,46%, Federlazio 0,71% e Federlazio Frosinone 0,74%. Allora Unindustria quanto ha in portafogli? Si ferma al 1,65%, anche in questo caso diviso però tra più soci: Unindustria Frosinone 0,74%, Unindustria Rieti 0,43%, Unindustria Lazio 0,30%,
Unione Industriale 0,18%.

Vogliamo pesare allora i Comuni? Roma non ci aveva creduto, al momento di costruire il nuovo consorzio si era astenuta: possiede il 3,5% delle azioni, il Comune di Latina ha il 1,63%, la Provincia di Latina sta al 1.29%.

E tutti gli altri soci? Tranne qualche caso, sono tutti sotto l’uno per cento.

L’assalto dei romani

Luciano Mocci © Imagoeconomica, Rocco Pettini

Lorenzo Tagliavanti ha provato ad aggirare i bastioni di Giovanni Acampora. Ci ha provato con l’arma della diplomazia. Lo ha fatto evidenziando che Roma non può essere esclusa dai centri decisionali di un organo strategico come il Consorzio Industriale del Lazio.

La controffensiva del presidente del Sud Lazio è stata disarmante. Chi c’era assicura che abbia sbottato: “Lore’ ma Roma c’è: la rappresenta l’uomo indicato dal consorzio industriale Roma-Latina”. Si riferisce al presidente uscente Cosimo Peduto. “Ma è di Latina!” ha replicato Tagliavanti. “E se Roma e Latina si mettono d’accordo per esprimere un nome di Latina che volete da me?”.

Ma cosa vuole Acampora?Ragazzi, non è una questione personale né geografica. Noi ci stiamo confrontando con problemi seri. Abbiamo il caso Stellantis che è serissimo al punto che siamo stati costretti a costituire un tavolo permamente”.

Si, ma al netto dei problemi? Il concetto espresso da Giovanni Acampora è chiaro: quel seggio in CdA solo pro forma è affidato a Tagliavanti, Unioncamere deve indicare un nome che sia espressione del sistema delle Camere di Commercio; portafogli alla mano, in questa operazione chi ha investito più di tutti è il Lazio Sud e tocca a lui decidere da chi vuole essere rappresentato.

La fumata nerissima

Domenico Merlani, presidente della Camera di Commercio di Rieti – Viterbo

La strada è bloccata. Acampora ha scavato fossati ed eretto bastioni a difesa di Frosinone e Latina, Tagliavanti non intende abdicare al suo rolo di dominus che in questi anni ha sempre esercitato. La conseguenza è inevitabile: fumata nera per l’indicazione del posto riservato al sistema camerale nel Cda del nascente consorzio unico del Lazio.

Il fumo inizia a sollevarsi denso quando è chiaro che Lorenzo Tagliavanti vorrebbe procedere a maggioranza: cioè mettere la cosa ai voti tra lui, Merlani ed Acampora. Il presidente di Frosinone-Latina non ci sta: si alza e dice «Se volete fare un golpe accomodatevi: ma lo farete senza di me, io vi saluto». Formalmente, il presidente di Unioncamere Lazio Tagliavanti non ha accolto la richiesta di inversione del punto numero 8 all’Ordine del Giorno per trattare in modo più dettagliato proprio la designazione del componente del cda. Nei fatti il Consorzio Industriale Regionale si avvia a nascere zoppo.

La fumata non è nera ma nerissima. Perché ora è in crisi anche l’associazione regionale del sistema camerale Unioncamere Lazio.

Non solo. Per venerdì è stato preso appuntamento da un notaio per procedere alla costituzione formale del Consorzio, ma tutto ciò senza che il socio di maggioranza relativa del nascente consorzio possa dire la sua.

Scenari di guerra

Un modo per fottere le gambe all’alleanza Frosinone-Latina? I fatti parlano da soli. Soprattutto perché la Camera di Commercio Frosinone-Latina è stata determinante con i suoi numeri e più ancora con la sua intensa attività diplomatica. Senza qui numeri e senza quella diplomazia il nuovo Consorzio Industriale del Lazio non sarebbe mai nato.

De Angelis e Acampora

L’asse tra il Consorzio Industriale di Frosinone e la Canera di Commercio, tra Francesco De Angelis e Giovanni Acampora ha fatto in modo che tra le funzioni del nuovo Consorzio fossero incluse attività tradizionalmente non di competenza del dei consorzi industriali. Invece il nuovo ente avrà competenza su economia del mare, internazionalizzazione, valorizzazione delle tipicità dei territori. Prevedendone uno sviluppo integrato ed in collaborazione con il sistema camerale.

Cosa succede adesso. Muti i telefoni di Giovanni Acampora: ai giornalisti non risponde, la segretaria assicura che “il presidente è in riunione, la richiamerà appena si libera”. I suoi consulenti gli hanno confermato che lo Statuto però parla chiaro: quel posto spetta al sistema camerale inteso come rappresentanti istituzionali e non a esponenti associativi.

Tradotto all’atto pratico: il seggio deve essere attribuito a chi detiene la maggiore presenza all’interno dell’assemblea. E cioè la Camera di Commercio di Frosinone Latina che ne possiede la maggioranza relativa 10.60%

Uno scenario che non fa prevedere nulla di buono già dalla prima assemblea per l’approvazione del Bilancio. Perché? Giovanni Acampora, con il Comune di Frosinone e gli altri del sud Lazio hanno i numeri per bloccare tutto. Possono armare una guerriglia in punta di Codice Civile che trasformerebbe quel CdA in un Vietnam.

Diplomazie al lavoro

Dall’alba di oggi le diplomazie sono al lavoro per contenere i danni. Che potrebbero ricadere proprio sulla regione che il Consorzio lo ha fortemente voluto.

Giovanni Acampora è in riunione. Francesco De Angelis pure. Il telefono del capo di Gabinetto di Nicola Zingaretti, il felpatissimo Albino Ruberti ormai mostra la corda. Come prima cosa, la regione ha rinviato l’appuntamento dal notaio: la data per la costituzione del Consorzio, slitta.

Ora la mission degli sherpa è anche e soprattutto poltica. Lo scopo è quello di garantire gli equilibri. Ed evitare che Roma possa cannibalizzare un gioiellino pensato soprattutto per la crescita dei territori. Che finora sono stati troppo spesso emarginati da decisioni prese a tavolino, sempre a vantaggio della Capitale.

Il termometro segna burrasca. In arrivo.