E gli infermieri dissero: «Mauro, guarda che a Latina non ci va solo il telefono»

L'accorpamento della Centrale Operativa 118 di Frosinone con quella di Latina. Buschini aveva detto: "Cambia solo il posto da dove si risponde. Nessun indebolimento". Ora gli infermieri ribattono: "Bisogna conoscere le curve, le strade, il territorio, per un soccorso rapido"

Non ci stanno. Si dicono “sgomenti“. Non riescono a credere alle parole pronunciate dal capogruppo Pd in Regione Lazio Mauro Buschini dopo avere incontrato l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato. (leggi qui Il 118 resta a Frosinone: a Latina ci va solo il telefono)

«La semplifico ulteriormente – dice allora Mauro Buschini – cambierà soltanto la sede dove si risponderà al telefono. Nessuna modifica nella sostanza: il personale e i mezzi a disposizione della Provincia di Frosinone rimarranno gli stessi e, anzi, si sta ragionando su come nel breve e medio periodo si potrà incrementare il parco mezzi per proseguire nel processo di miglioramento del servizio per i cittadini. Nessuna penalizzazione per il territorio ciociaro e, soprattutto, per il prezioso lavoro svolto dall’Ares».

I “telefonisti” della Centrale Operativa Ares 118 si dicono «Feriti professionalmente, preoccupati soprattutto come cittadini».

Cosa li ferisce e li preoccupa? «Come si può pensare che si possa ridurre il centro nevralgico dell’emergenza territoriale come la “sede dove si risponderà al telefono”: la Centrale Operativa 118 di questa martoriata provincia e gli operatori in essa presenti sono ben altro».

Insomma, per il personale il sistema di emergenza sanitaria non è fatto solo di mezzi di soccorso ma è, anche e soprattutto, coordinamento, gestione e organizzazione degli interventi. Bisogna conoscere il territorio, le sue specificità e le sue variabili. Non basta guardare una mappa.

«Parafrasando l’onorevole Mauro Buschini, la semplifichiamo ulteriormente, gli Operatori di Centrale Operativa sono Infermieri con competenze avanzate, che gestiscono, coordinano e pianificano tutti gli interventi di emergenza‐urgenza territoriale».

 

Insomma, la Centrale Operativa 118 non è sinonimo di call center. Nel quale, cambia poco se rispondi da Ceprano, Viticuso, dall’Albania o dal Nordafrica.

«Ogni giorno 24 ore su 24 gli Infermieri operatori di C.O. 118 gestiscono migliaia di richieste di soccorso e di interventi con un elevato carico di responsabilità, per cui asserire che a Latina andranno solo i telefoni, vista anche l’alta tecnologia di cui è dotata, è sintomo di superficialità dal sapore squisitamente politico ma non culturale».

 

Gli infermieri parlano di scelte ed accorpamenti fatti con logiche ragionieristiche. Numeri. Non persone, curve, montagne. Cifre che hanno tenuto conto solo della densità abitativa della provincia di Frosinone. E del numero di soccorsi: di poco inferiori a quelli della provincia di Latina.

Ma sono numeri anche i fattori di rischio A1 in cui transitano da 60mila a 70mila veicoli giornalieri, «sovvertendo di fatto ogni pseudo calcolo effettuato, non fosse altro per il fatto che nell’accorpamento Viterbo‐Rieti già effettuato, le logiche sono state ben altre…»

 

Per gli infermieri, «La chiusura della Centrale Operativa 118 di Frosinone è palesemente un depauperamento delle capacità di risposta di tutto il sistema di emergenza territoriale della nostra provincia e delle potenzialità di risposta ai cittadini. Speriamo che a Latina sappiano bene e conoscano il territorio di Alatri! Non si sa mai».

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