1993 – 2018: un quarto di secolo italiano (di L. Marziale)

E' passato un quarto di secolo: ma le situazioni si ripetono. Per questo occorre raccogliere la sfida dei “visionari”, e ricondurla attraverso la mediazione politica ad un sano pragmatismo, mediante la battaglia in Parlamento, e attraverso un’opera di informazione.

Lucio Marziale

Idee Controcorrente

Il 1993 fu un anno molto importante nella storia politica italiana, un periodo che trovo straordinariamente simile a quello che oggi, nel 2018, stiamo vivendo.

Si votava per la prima volta con la elezione diretta dei Sindaci, era il mese di Novembre e a Roma Gianfranco Fini, allora Segretario Nazionale del Movimento Sociale Italiano, sfidava Francesco Rutelli.

 

Accadde che Silvio Berlusconi, imprenditore televisivo, espresse il suo appoggio al leader missino, dando pubblicamente il via all’inizio della sua vicenda politica.

Pochi mesi dopo, il 27 marzo, un partito mai presentatosi prima alle elezioni, sostenuto da promotori finanziari Mediolanum e direttori della Standa, sbaragliava la “gioiosa macchina da guerra” guidata da Achille Occhetto: illustri sconosciuti diventavano Parlamentari, sconfiggendo i titolati politici candidati sia dalla sinistra di Occhetto che dal centro di Mino Martinazzoli e Mario Segni.

Forze politiche nuove, libere da orpelli ideologici e da onuste eredità partitiche, venivano pienamente legittimate dal voto popolare, espresso a valanga dal Nord al Sud dell’Italia.

 

Nel 2018 la situazione si ripete, con protagonisti ovviamente diversi ma con analoghe logiche, comuni modalità e identico risultato: nuovi protagonisti salgono sul palcoscenico della politica nazionale e delle Istituzioni.

Ora come allora parte la demonizzazione, il richiamo all’ignoranza, all’arroganza, all’impreparazione: siamo sicuri che non sia solo il pegno e il segno della sconfitta?

Renzi aveva visto giusto nella necessità di una “rottamazione”, l’idea è piaciuta al Popolo che l’ha esercitata: in gran parte anche nei confronti del suo promotore riconosciuto, forse ritenuto colpevole di non essere andato fino in fondo nella sua azione.

 

Resta il fatto che oggi, 2018, parte un periodo di grandi aperture e di grandi opportunità, come sempre ogni volta che c’è un cambiamento di sostanza e di forma della politica.

Demonizzare è sbagliato, ora come nel 1994: è preferibile ed anzi necessario raccogliere l’invito popolare e la sfida verso il cambiamento e la apertura di un percorso nuovo per l’Italia e a breve per l’Europa.

 

Altro che manifestazioni di protesta contro il “Governo delle destre”: occorre raccogliere la sfida dei “visionari”, e ricondurla attraverso la mediazione politica ad un sano pragmatismo, mediante la battaglia in Parlamento, e attraverso un’opera di informazione e di contro informazione di lunga durata, proprio come la “lotta sessantottina”.

Perché il cosiddetto “Governo Giallo-Verde” non sarà un affare di breve durata; perché l’Italia e l’Europa meritano un impegno continuo e di grande spessore, che passerà attraverso una lunga traversata del deserto delle forze uscite sconfitte lo scorso mese di Marzo.

 

Un percorso affascinante esattamente come quello di chi è stato chiamato a governare: buon lavoro e buona politica a tutti.

 

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