La strana difesa di Antonio Salvati sulla gestione dei profughi

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

C’è qualcosa che lascia l’amaro in bocca nella difesa ‘a mezzo stampa’ di Antonio Salvati, insindacabile sindaco di San Giovanni Incarico ed altrettanto esente da commenti nella sua veste di presidente dell’Unione dei Comuni Antica Terra di Lavoro.

Nei giorni scorsi la Corte dei Conti gli ha notificato un ‘invito a dedurre‘: che tradotto per noi non avvezzi alla burocrazia giudiziaria è un documento con cui si dice al destinatario ‘Caro signore, ho fatto le mie indagini su di te ed ho il ragionevole sospetto che tu abbia usato male una parte del denaro pubblico che ti era stato affidato, fornisci la tua versione e vediamo il da farsi‘.

La questione è quella delle centinaia di profughi nordafricani che l’Unione Antica Terra di Lavoro ha ospitato, sfamato, vestito ed istruito, con i soldi della Protezione Civile Regionale del Lazio. L’indagine era partita dopo le proteste di piazza culminate con l’assedio del municipio di San Giovanni Incarico e l’intervento della Polizia in assetto anti sommossa: gli ‘ospiti’ scappati dalla fame e dalla guerra raccontarono alla polizia di essere costretti a vivere in dieci all’interno di un appartamento, di mangiare peggio che sotto i bombardamenti, ricevere due euro e 50 centesimi al giorno quando la Regione ne inviava alla struttura presieduta da Salvati oltre 45 a testa.

L’indagine penale si è risolta in un nulla. Quella amministrativa ha chiesto chiarimenti, fondamentalmente, su un aspetto: per quale motivo non avete speso i soldi direttamente per le esigenze dei profughi ma avete creato una cascata di cooperative e ditte nelle cui maglie sono rimasti impigliati 800mila euro su circa 4,6 milioni di denaro pubblico che vi sono stati girati?

L’insindacabile sindaco nonché presidente risponderà, con l’assistenza dell’inseparabile avvocato Dario Romano De Santis, avvocato della antica e nobile scuola forense contro cui è sempre meglio non avere a che fare: a differenza del suo cliente non abbia ma morde, non strepita ma deposita in silenzio atti ben difficilmente impugnabili.

Cosa lascia l’amaro in bocca, nella difesa ‘a mezzo stampa’ di Antonio Salvati?

La prima cosa è la mossa fatta a caldo: con i giornalisti che correttamente lo hanno chiamato per avere una sua versione dei fatti, ha negato di avere ricevuto il provvedimento notificatogli su disposizione della dalla Corte dei Conti. A chi scrive ha detto: “Ci vedremo in tribunale, questa volta non mi fermerò in sede penale: ci vedremo in quella Civile“. A Ciociaria Editoriale Oggi ha risposto: “E chi lo dice che sia io il sindaco oggetto d’indagine? Ci sono tanti sindaci nell’Unione“.

Ora. Premesso che una minaccia di denuncia, per un Giornalista è una medaglia in più conquistata sul campo, e premesso che citando dinanzi al Tribunale Civile un Giornalista equivale a dire di voler perdere tempo poiché in provincia di Frosinone non si applicano i lauti contratti che era possibile un tempo incontrare nei quotidiani nazionali, tremebondi e insonni per le profezie di sciagura girateci dall’insindacabile sindaco e presidente Salvati, ci accingiamo a fare due considerazioni.

La prima. Signor insindacabile sindaco, perché ha provato a dire la bugia che non fosse lei il destinatario del provvedimento inoltrato dalla Corte dei Conti relativamente alla gestione dei Profughi?

La seconda. Un suo collega, amministratore di un ente del territorio, anni addietro, in diretta televisiva su Teleuniverso ebbe a dire: “So benissimo che non si poteva fare, ma mi sono trovato di fronte ad una scelta: se volevo realizzare le scuole dovevo agire così. E l’ho fatto. Il giorno in cui dovesse chiamarmi il giudice gli dirò: le scuole sono lì, i conti sono questi, nessuno ha rubato un solo centesimo, se volete condannarmi per questo fatelo ma sono consapevole di avere fatto il mio dovere, se avessi rispettato la procedura alla lettera, le scuole le avrei costruite tra cinque anni“. Perché, nella sua difesa a mezzo stampa, Lei ci tiene tanto a dire che non è accusato d’avere rubato, ma non ci dice dove sono le scuole, cioè quali risultati ha raggiunto con quei 4 milioni abbondanti di euro presi dalle nostre tasse ed affidati a Lei per gestire i profughi? Quali progetti di integrazione sono stati attuati? Quanti di quei profughi ora parlano la nostra lingua ed hanno trovato un lavoro grazie a quel denaro ed ai corsi che lei ha allestito? Di quanti profughi si sono perse le tracce dopo che abbiamo investito su di loro i nostri soldi?

I risultati, sindaco. Sono loro a parlare più di tutto. Anche più di 800mila euro che può sempre capitare rimangano impigliati nelle reti della rendicontazione bizantina, arcaica e trinariciuta del nostro ordinamento.

Ci saremmo aspettati che lei si difendesse elencando ciò che aveva realizzato con il nostro denaro. Non che ci dicesse di non averlo rubato.

Quello, se permette, è il minimo sindacale.

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