«Urbano? I suoi modelli hanno distrutto il nostro territorio»

Non se la tiene dentro. Giusto il tempo di mandare giù un caffè, dare un’occhiata ancora una volta alle pagine di Alessioporcu.it sull’iPad e poi ha afferrato il telefono. Il consigliere provinciale Germano Caperna è il braccio destro del sindaco di Veroli Simone Cretaro, il braccio sinistro del presidente della provincia Antonio Pompeo, una delle menti pensanti tra le file del senatore Francesco Scalia. Al cellulare ha composto il numero del dottor Ettore Urbano che appena poche ore prima non aveva risparmiato giudizi al vetriolo su di lui e Domenico Alfieri, sindaco di Paliano e candidato (a sua insaputa) alla segreteria provinciale del Pd (leggi qui il precedente).

Cosa vi siete detti? «Credo nella lealtà e nel rispetto, soprattutto in Politica. Credo che questi debbano essere i valori posti alla base di un confronto sincero soprattutto tra persone che militano nello stesso partito. Per questo dopo aver letto le esternazioni del dottor Urbano ho sentito il bisogno di anticipargli telefonicamente il mio pensiero che ora posso affidare a voi».

In altri tempi, il confronto sarebbe avvenuto in una sezione di Partito: oggi sembra eccezionale anche che vi siate sentiti al telefono. «Mi ritrovo a dover rispondere a un uomo, di lunga e fulgida esperienza politica, non in una sede di partito, in un’assemblea, in un direttivo, ma telematicamente come se la politica fosse diventata qualcosa di freddo e distante, proprio come la percepiscono i non addetti ai lavori, i tanti cittadini che se ne allontanano schifati».

I fatti. Urbano rimprovera a lei e ad Alfieri di esservi tuffati sul piano di dimensionamento scolastico, senza alcuna lungimiranza e pensando solo ai vostri Comuni. «È da qualche giorno che il dottor Urbano si agita sui giornali parlando molto e, in questo caso, a sproposito. Le sue ultime affermazioni, circa il piano di dimensionamento scolastico licenziato dalla Provincia, offendono prima di tutto la sua onestà intellettuale oltre che territori come Sora, Veroli, Fiuggi e Paliano, sindaci e dirigenti scolastici. Perché un politico navigato come lui, che ha frequentato per anni la Provincia non può non sapere che le richieste di cui parla nell’accusa lanciata: 1) provengono dai dirigenti scolastici e dalla Casa Circondariale di Paliano e non dalla Provincia; 2) sono state confermate e sostenute dai due Comuni che con delibere di giunta hanno manifestato interesse a tali iniziative mettendo a disposizione immobili e attrezzature; 3) sono state discusse, condivise e approvate all’unanimità dal Tavolo provinciale composto dai rappresentanti sindacali, dall’Ufficio Scolastico Provinciale e dalla Regione; 4) solo dopo questo iter sono state inserite nel Piano provinciale approvato con decreto dal Presidente della Provincia insieme a tutte le altre richieste pervenute e approvate nei modi e nei tempi di legge. Ammesso che il dottor Urbano mentre era in Provincia preparava il suo ingresso su Roma e quindi poteva non essere sempre attento alle questioni amministrative, dubito che un politico di siffatta esperienza sia entrato a gamba tesa su una questione amministrativa solo per il gusto di farsi “espellere” (perdonatemi la metafora calcistica)».

Allora quale sarebbe il movente di Urbano? «Il punto non è amministrativo ma politico. Le sue dichiarazioni sono accuse politiche e non ignoranza amministrativa. Il clima da fase congressuale colpisce tutti, anche e soprattutto chi, dopo una iperbolica carriera politica oggi si sente un po’ in disparte e si affanna alla ricerca di un ruolo di primo piano. Ma lo fa ripresentando quello schema di ragionamento tipico del mediocre: prima di fare, non devo far fare. E allora si arriva addirittura a criticare l’apertura di una scuola. Lo fa ripresentando modelli che hanno distrutto il nostro territorio, nord e sud, guelfi e ghibellini, stato pontificio vs terra di lavoro. Al dottor Urbano e al suo schema di pensiero dico un mite e irremovibile: “Preferirei di no” usando la celebre frase di Bartleby, lo scrivano irriverente, enigmatico e inquietante di Melville. Dopo aver scritto il suo capolavoro, Moby Dick, lo scrittore americano aveva capito che il dualismo bene/male non funzionava più: la gente, il popolo, i lettori, avevano bisogno di altro, di sfumature, di un’analisi introspettiva del genere umano. Ecco, al dottor Urbano, prima di immergersi di nuovo nella campagna elettorale del congresso Pd, consiglio la lettura di questo breve scritto che è una spietata analisi sull’inconciliabilità tra istinti individuali e regole sociali. La balena bianca è lontana, bisogna guardare oltre il proprio naso, perché il dottor Urbano ha parlato di “orto” ma io dubito che certi discorsi portino oltre il focolare domestico».