Addio all’uomo della Permaflex di Frosinone che scosse la Repubblica

Chi ha i capelli bianchi lo ricorda a Frosinone, potentissimo già allora. Anno Domini 1956: piena ricostruzione e primo boom industriale, il dottor Licio Gelli è il nuovo direttore commerciale dello stabilimento Permaflex, quel colosso industriale che sorgeva immediatamente attaccato al casello autostradale di Frosinone. Già allora lo stabilimento veniva raccontato come un incrocio continuo di politici, ministri, perfino uomini di chiesa.

Fino a che punto lo fosse sarà possibile capirlo solo molti anni dopo: 1981 cioè quando, nel quadro di una serie di perquisizioni nella sua casa di Castiglion Fibocchi e nell’azienda di proprietà (la Giole) vengono trovati gli elenchi degli iscritti alla loggia massonica segreta Propaganda 2. Un cancro che aveva raggiunto gli apparato vitali del Paese. da lì la fuga in Svizzera, quindi in Sudamerica e da allora un’impronta profonda nella cronaca  italiana che  ha visto continuamente salire nel ruolo di protagonista.

Licio Gelli è morto a 96 anni: era in ospedale, lontano dalla villa dove ha vissuto per una vita e che negli anni e nella cronaca nazionale era diventata la villa dei misteri. Ma a quel punto hanno deciso di portarlo a vivere gli ultimi minuti nel suo rifugio naturale.

Ieri pomeriggio l’imprenditore e faccendiere ha ceduto, le sue condizioni sono precipitate in una corsia d’ospedale, al San Donato, dove era ricoverato da qualche giorno. La notizia è filtrata solo in tarda serata, quando già il suo corpo era stato riportato a casa: a Villa Wanda.

Personaggio discusso e controverso del panorama politico e giudiziario italiano. Con un ruolo pesante nelle vicende politiche italiane, prima il periodo fascista, poi l’adesione alla repubblica di Salò. Pistoiese, nel 1956 diventa direttore commerciale della Permaflex di Frosinone: è l’inizio di una carriera sempre più veloce e potente che lo porterà a scuotere le fondamenta della Repubblica, disegnandone altre ed arrivando quasi a poterle sostituire.

In quegli anni trascorsi in Ciociaria inizia la scalata alla Massoneria: culminata nella nomina a maestro venerabile della loggia Propaganda 2. P2, un crocevia di autorità di tutti i livelli e di tutti i campi. Fu l’uscita delle liste a portare in evidenza anche sulla cronaca la figura di Gelli.

 

Ad Arezzo viveva da quasi mezzo secolo, da quando era diventato il braccio destro dei Lebole alla Giole.  In quegli anni il suo nome non era ancora celebre. Ma dalla villa ottenuta grazie ad un affare favorevole i vip passavano di continuo.

Una serie di condanne fino alla bancarotta fraudolenta nel caso del Banco Ambrosiano, 12 anni. Ora la morte. Una morte che chiude una vicenda personale dai contorni oscuri ma che chiude un’epoca.

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