Il barile di Alessia, le pantofole di Antonello, l’atto di accusa di Iannarilli

Dicono che avessero litigato. E che il loro sodalizio politico fosse arrivato alla fine. Soprattutto sostenevano che alla base della rottura ci fosse l’inconcepibile arrendevolezza di Antonello Iannarilli, malleabile al limite della remissività. Inspiegabile per uno che ha fatto della cocciutaggine e dell’ostinazione i suoi biglietti da visita, dell’insofferenza e della riottosità alle regole di Partito un vessillo ben noto pure a Silvio Berlusconi. Alessia Savo, sindaco di Torrice e ultima vandeana dell’inesistente dissenso interno a Forza Italia contro il leader Mario Abbruzzese, quella rinuncia a combattere dicono che l’avesse giudicata inaccettabile. E che dopo un tumultuoso confronto i due avessero rotto.

Le donne sono dispettose. A dispetto di un Antonello Iannarilli in vestaglia e pantofole che come un novello Cincinnato aveva rimesso i ferri e ristretto la sua arena politica ai quattro quartieri di Alatri, Alessia la vandeana ha messo sotto un braccio il barile con la polvere da sparo. Ed ha incendiato Forza Italia. Innescando il più grosso caos politico interno che si ricordi negli ultimi anni. Con le sue dimissioni da vice coordinatore provinciale (leggi qui le dimissioni) e il suo J’Accuse in cui ha tuonato «Non voglio essere complice di questo disastro» (leggi il J’Accuse) ha rotto l’ultimo diaframma che separava le tante frane apertesi intorno a Mario Abbruzzese: la pugnalata alla schiena dell’ex coordinatore provinciale Adriano Roma assassinato sull’uscio del Partito mentre rientrava dopo la parentesi in Ncd (leggi qui la pugnalata a Roma), la rivolta dei colonnelli di Frosinone per essere stati tenuti fuori ancora una volta da ogni decisione (leggi qui la ribellione di Piacentini), il risentimento di Silvio Ferraguti per essere stato lasciato a piedi nel mezzo della campagna per le Europee (leggi la nota di Ferraguti), l’insofferenza dell’inscalfibile ex presidente Peppe Patrizi (leggi qui). Abbastanza per spingere il coordinatore regionale Claudio Fazzone a manifestare la sua finora inconsistente esistenza sul panorama politico locale: «Verrò io a Frosinone per ridare credibilità a Forza Italia» (leggi qui il precedente). Se vuole sabotare l’elezione di Abbruzzese alla Camera dei Deputati, spianando la strada a se stesso verso Montecitorio, sa che è questo il momento di agire (leggi qui la situazione che Fazzone troverà a Frosinone).

Il barilotto di polvere acceso da Alessia Savo ha risvegliato anche Antonello Iannarilli. Il senatore Fazzone quando verrà a Frosinone troverà pure lui, senza vestaglia né pantofole. Ora, dopo avere trascorso un anno tra i campi di calcio di Lega Pro (a seguire le acrobazie del figlio – saracinesca Antony, estremo difensore della Pistoiese), le passerelle della moda (a seguire la figlia Antonella, modella), e le cliniche (a studiare come organizzare la sua nuova scommessa: il centro medico Alexandra) appena ha sentito l’odore dello scontro politico vero, Iannarilli non ha resistito: ha capito in un attimo che né il calcio, né la moda, né la sanità fanno per lui. Come l’odore del sangue per il gladiatore: Antonello questa volta ha sentito il sangue che potrebbe essere del coordinatore Pasquale Ciacciarelli o forse del suo avversario giurato Mario Abbruzzese. E si è materializzato nell’arena. Lo ha fatto con una nota, scritta per la prima volta senza fretta né errori di ortografia.

Innanzitutto, il fascio di rose (a modo suo) per Alessia: «Ho condiviso totalmente la scelta delle dimissioni e l’analisi politica fatta dal vice coordinatore di Forza Italia Alessia Savo, anche se sono rammaricato perché è l’ennesima dimostrazione dell’incapacità di chi oggi pensa di avere la gestione del Partito, ed ora deve arrivare l’amico Claudio Fazzone da Latina per cercare soluzioni alla situazione critica che ormai da qualche anno caratterizza la gestione di Forza Italia sul territorio».

Poi il colpo allo stomaco: Iannarilli accusa il coordinatore Ciacciarelli e la sua area di stare dalla parte di Acea e contro i cittadini «Di fronte ad un’evidente, pessima gestione, a bollette salatissime, alla totale assenza di investimenti, a distacchi di contatori anche a famiglie con invalidi, bambini ed anziani, una parte di Forza Italia invece di sostenere questa battaglia ha imposto ad alcuni sindaci di votare a favore di Acea».

La seconda raffica è altrettanto pesante: accusa il suo Partito di avere consentito venisse rimessa la tassa sui passi carrabili che lui aveva tolto quando era presidente della Provincia: «Sempre lo stesso Partito, quello che mi ha portato alla vittoria in Provincia e che ha votato per l’eliminazione della Cosap, cioè della tassa sui passi carrabili, consente ora ad Antonio Pompeo di riesumarla senza nemmeno aver il buon senso di considerare la lettera da me inviata a tutti i consiglieri. In silenzio ha permesso lo smantellamento dell’ufficio ambiente della Provincia, che dopo anni di totale attività illegittima aveva ritrovato professionalità e competenze, rilasciando 21 Aia e facendo capire alle aziende che le regole e le leggi vanno rispettate».

Colpisce sotto la cintura quando ricorda lo scandalo dei fondi PdL in regione Lazio ai tempi di Fiorito capogruppo e Abbruzzese presidente del Consiglio (mai sfiorato da alcuna accusa): «Non dimentichiamo che, a causa dello scandalo alla Regione Lazio, il presidente Berlusconi fu costretto a togliere il simbolo del Pdl, e noi a subire continuamente insulti. Seguirono continui bagni di sangue nelle elezioni comunali, tanto da arrivare a togliere anche qui il simbolo, forse per la vergogna, o forse perché la gente non crede più a certi personaggi. Per circa due anni ho cercato di far capire che in un Partito non si possono escludere persone solo perché la pensano diversamente, né continuare a distribuire incarichi a chi ha un consenso elettorale ai minimi termini. Ecco quindi che finalmente non sono più il solo a gridare: adesso siamo in molti a non condividere questa gestione».

Il colpo di grazia all’attuale gestione lo rifila alla nuca, ricordando tutti i rovesci elettorali degli ultimi anni: «Stiamo quasi sparendo nella nostra provincia: siamo spariti a Veroli, a Ceccano, ad Anagni, a Cassino; non abbiamo più rapprentanti nei vari consigli comunali, sono tutti andati via senza che nessuno si rendesse conto di quello che stava succedendo. Io quando ho avuto la possibilità di gestire il Partito, ho sempre trovato un punto di incontro con gli altri, operando con responsabilità, al contrario di chi oggi pensa di essere il punto di riferimento. Adesso invece sembra che la politica adottata sia quella di perdere consensi, persone, amministrazioni, o fare accordi con il Pd. Questa non è la Forza Italia che ho fondato ed in cui credo, che si basava sui valori di libertà, di coerenza, di tutela dei cittadini e non delle lobby. Forse c’è ancora tempo per recuperare, ma il segnale deve essere forte e chiaro in un momento in cui la gente è arrabbiata per colpa dei politicanti di mestiere, o di coloro che pensano solo ai propri interessi. Allora, se non si è capaci di cambiare ben venga il coordinatore regionale, per tentare un percorso nuovo con regole e ruoli chiari, che tengano conto dell’esperienza, dell’affidabilità e soprattutto dell’appartenenza al Partito, escludendo chi lo usa solo per proprio comodo, come un mezzo per raggiungere gli obiettivi personali».

La resa dei conti potrebbe essere vicina.

 

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