Tempo scaduto: la Cosap non può essere più richiesta

Ha aspettato che scoccasse il novantesimo minuto. Poi ha atteso ancora un po’. E solo quando è stato certo che i tempi fossero scaduti, Antonello Iannarilli ha fischiato la fine della partita. «La Cosap del 2010 non può più essere riscossa, la Provincia di Frosinone non può chiedere ai cittadini i soldi della tassa che io avevo sospeso: i termini sono scaduti il 31 dicembre 2015» ha detto l’ex presidente. Ed ha fatto partire tre raccomandate con le quali intimare lo stop all’amministrazione Provinciale ed informare la Corte dei Conti e la Procura della Repubblica.

Un passo indietro. Anno 2009: Antonello Iannarilli vince le elezioni provinciali e diventa presidente, nel suo programma elettorale c’era la cancellazione della tassa sui passi carrabili. Anno 2010: il direttore generale Maria Andreina Raponi individua il percorso giuridico attraverso il quale eliminare di fatto la tassa, mette a punto la delibera; il presidente Iannarilli la fa approvare dalla Giunta e poi anche l’aula del Consiglio Provinciale vota a favore, la Tosap / Cosap da quel monento è sospesa. Anno 2011: Iannarilli ed il suo governo provinciale introducono una serie di esenzioni che, di fatto, portano a zero la tassa: sulla carta la Tosap / Cosap esiste ma l’importo è 0 grazie alle esenzioni introdotte. Anno 2013: il governo Monti falcia le somme trasferite dallo Stato alle Province, il commissario Giuseppe Patrizi – che nel frattempo ha preso il posto di Iannarilli – è costretto a modificare il regolamento e togliere le esenzioni, reintroducendo di fatto la Cosap. Ma la prevede solo per gli anni successivi, per vedere nel frattempo se dal governo nazionale dovessero ripensarci e metterlo così in condizione di riazzerare la tassa. Anno 2014: le Province vengono riformate, nuovo presidente è Antonio Pompeo; gli viene fatto notare che la Tosap / Cosap del 2010 era solo ‘sospesa’ e non azzerata come il 2011 e 2012, pertanto bisogna riscuotere quei soldi altrimenti passano 5 anni e non possono più essere reclamati, con il rischio che la Corte dei Conti contesti a Pompeo & Co. di avere così creato un danno alle casse provinciali. Anno 2015: con l’approvazione del bilancio provinciale viene reintrodotta la Cosap dal 2015.

Il dirigente del settore firma una determina con la quale affida un incarico da 90mila euro ad una ditta, dandole il compito di inviare i bollettini con la Tosap / Cosap 2010 ai cittadini che devono finire di pagare la tassa che venne solo ‘sospesa’ da Iannarilli.

L’ex presidente della Provincia strepita per un po’ e dice che non si può fare. Poi all’improvviso tace. Non dice più una parola. Solo oggi si è scoperto il motivo: aspettava il 31 dicembre 2015.

Perché è importante quella data? Anzi, fondamentale. Perché nel 2010 Iannarilli modificò la Tosap / Cosap attraverso un atto di Giunta e poi una delibera di Consiglio. «E per rimettere mano a quella tassa bisognava approvare una nuova delibera di Consiglio – spiega oggi Iannarilli – ma nessuno lo ha fatto, si sono limitati a determine dirigenziali che però non hanno il potere di cancellare una delibera. Pertanto la delibera di sospensione e quelle di azzeramento restano valide». E il 31 dicembre 2015 sono trascorsi 5 anni dall’entrata in vigore della ‘sospensione’: «trascorso quel termine nessuno può reclamare la tassa, lo prevede una norma fiscale valida per tutte le imposte e le tasse» ricorda l’ex presidente.

Mercoledì mattina partono le tre raccomandate: una per il suo successore Antonio Pompeo per invitarlo a desistere, una alla Procura della Repubblica per chiedere lo stop alla pretesa di somme non dovute, una alla Corte dei Conti per chiedere conto di quei 90mila euro spesi per bollette «che non possono essere riscosse».

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