Metti una sera a cena… (Nunc est bibendum)

Sei vini per una cena in casa. A dimostrazione che la qualità è possibile anche a costi accessibili. Ecco cosa accade quando inviti a cena un sommelier

Marco Stanzione

Non invitatemi mai a bere...

Nunc Est Bibendum è un foglio bianco che racconta emozioni, passioni e duro lavoro. Il nostro protagonista principale è il vino e, come ho spesso asserito, il vino è prima di tutto convivialità. Vi racconto di una cena perché anche una semplice serata tra amici può offrire spunti interessantissimi su quale vini si possono abbinare ad un piatto o come bere bene anche spendendo cifre relativamente basse.

Fortunatamente il padrone di casa, Roberto, si è superato e ha deciso di cucinare pesce per noi ospiti. Quindi tante bollicine, tanto vino bianco e di conseguenza tante imprecazioni per l’ennesimo rinvio a data da destinarsi dell’inizio della dieta post vacanze. Il famoso duro lavoro che qualcuno deve pur fare!

Da quando sono diventato sommelier sono costantemente oggetto di scherno da parte degli amici, perché sostengono che ora bevo vini particolari e sono sempre alla ricerca delle novità: “Fino a ieri bevevi la tanica da 5 di sfuso mo’ fai il sofisticato“. Ebbene ironie a parte io lo sfuso lo bevo ancora e ho ancora un rapporto privilegiato con Baffo Moretti. Perché una persona che assaggia vino in continuazione deve poter consigliare vini di qualità e alla portata di tutti.

Astoria Prosecco doc

Il primo brindisi è a noi stessi, per essere riusciti ad organizzare una cena tutti insieme. Dopo i 30 (non voglio arrendermi al sotto i 40!) e con le famiglie è sempre più difficile! Astoria Prosecco DOC Treviso è il primo botto della cena, un classico. A seguire un altro, sempre zona Valdobbiadene ma un prodotto senza marca, proveniente da un viticoltore di fiducia. Freschezza ed effervescenza accompagnano tartine con salmone affumicato, cozze e cannolicchi gratinati al forno.

Proseguiamo con Oro di Baal, spumante metodo classico fiore all’occhiello di Casa di Baal, cantina che si trova a Montecorvino Rovella in provincia di Salerno.  Uno spumante di Fiano prodotto in maniera del tutto naturale, un perlage fine e persistente, un naso eccezionale, con aromi di frutta, agrumi e crosta di pane. Dosaggio zero, freschezza, sapidità ed estrema eleganza si abbinano perfettamente alla purea di ceci e funghi con crostini di pane leggermente abbrustoliti e gamberetti. 

Tris di bianco

Roberto ci delizia poi con un filetto di branzino gratinato con patate in crosta e un mix di funghi porcini e champignon. Massima semplicità, massimo risultato, poco condimento e tanto gusto. Qui ci beviamo sopra tre bottiglie aprendole semplicemente in ordine di gradazione.

Iniziamo con il Muller Thurgau dell’azienda Garlider, siamo a Velturno in provincia di Bolzano e questo prodotto rispecchia in pieno il territorio di provenienza: giallo chiaro verdolino, al naso sentori erbacei e speziati marcati ma gradevolissimi. Un vino certamente di pronta beva che va benissimo con le stuzzicherie e gli aperitivi ma quello di Garlider possiede anche una discreta complessità che gli permette anche di essere abbinato al pesce e ai contorni sopracitati.

Ci spostiamo poi in provincia di Caserta, a Castelcampagnano per la precisione, per aprire una bottiglia di Pallagrello Bianco dell’Azienda Selvanova. Un vino storico del casertano che ha ritrovato il posto che merita tra i vitigni di qualità campani solo negli ultimi vent’anni. Il Pallagrello Bianco non ha la freschezza dei grandi bianchi campani come Falanghina o Asprinio per esempio, ma è in grado di dare tanto in sapidità e in persistenza.

In questo caso però apriamo una bottiglia del 2014 e fa piacere notare come si sia conservato bene: buona la freschezza, colore leggermente più scuro e una morbidezza davvero notevole.

Restando in Campania decidiamo di aprire l’ultima bottiglia (per la cronaca, siamo in 6, quindi nessuna sbronza epocale!) e arriviamo alla Falanghina Vendemmia Tardiva dell’azienda Nifo Sarrapochiello di Ponte, in provincia di Benevento. Una bottiglia che ho portato io, un vino che conosco benissimo e che mi sorprende ogni volta. L’azienda è riconosciuta per la cura dei suoi prodotti, dalla vigna all’imbottigliamento: famoso l’Aglianico DOCG e il blend Serrone, notevole il Rosato di Aglianico ed il Greco.

Alenta risente, come detto, della vendemmia tardiva quindi questa Falaghina tende un pizzico di più alla morbidezza. Si nota già dal colore, un giallo paglierino che tende al dorato, al naso un bouquet di frutta matura. Un vino fine, elegante ed estremamente equilibrato, di gran corpo e persistente, si sposa benissimo col branzino ma anche con l’insalata di finocchi ed arance che mangiamo come ultima portata.

Pian piano finiamo la cena e assaggiamo da capo tutti i vini provati. La sensazione è quella di averci “azzeccato”. Con tutti. Perché non solo si abbinavano bene ma poi alla fine abbiamo tutti avuto il desiderio di riassaggiarli. 

Qualità e prezzo

Perché ho voluto raccontare questa cena? Semplice: essere sommelier o grandi appassionati di vino non significa sempre spendere cifre spropositate per bere dei vini di qualità. Assaggiarne tanti è importante per dare poi alla gente che ti sta intorno il giusto consiglio qualità prezzo.

Seduti a tavola tra amici abbiamo “viaggiato” da nord a sud, dal Trentino alla Campania, degustando una cena ottima e assaggiando sei bottiglie (con un Metodo Classico e vini tutti biologici) che insieme non arrivano a 80€.

Grazie dunque a Roberto e a sua moglie Rosalia. Ai loro tre piccoli Alessandro, Giorgia e Manuel. A Paola, Francesca, Adriano e Giulia. A loro dedico queste righe e “You’re My Best Friend” dei Queen. Da ascoltare in sottofondo: dolcezza , gusto e ritmo, come questa serata tra amici.

A quando la prossima?

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Recensione a cura di Marco Stanzione, sommelier di Officine Sannite