La sfida di Spreafico: «Prima della messa chiedo i dati sulla differenziata»

FABRIZIO CACCIA per IL CORRIERE DELLA SERA

Monsignor Ambrogio Spreafico, 65 anni, dice scherzando di puntare «alla salvezza», non solo del Frosinone calcio per cui tifa («Siamo penultimi e ci vorrebbe un miracolo – stasera – con la Roma…»), ma soprattutto di Frosinone città, di cui è vescovo da luglio 2008, nominato da Benedetto XVI. Frosinone, secondo l’ultima ricerca di Legambiente, intitolata non a caso «Mal’Aria», è il Comune più inquinato d’Italia del 2015, con 115 giorni all’anno in cui si è superato il limite consentito di polveri sottili nell’aria: 50 microgrammi di Pm10 per metro cubo.

Triste primato
«In questa speciale classifica, purtroppo, siamo primi da molti anni – sospira il vescovo, smettendo di scherzare -. Perché siamo vicinissimi all’autostrada, perché siamo tra due catene di monti, perché la politica qui non ha mai avuto la giusta percezione del rischio e i mezzi del Cotral per esempio sono vetusti. E ancora: perché i 7 mila ettari della Valle del Sacco, dove nel 2005 assistemmo impotenti a una sconvolgente moria di 6.500 capi di bestiame, sono inquinati da anni per la presenza delle industrie chimiche e farmaceutiche. Sarebbe un sito naturalistico importantissimo da bonificare. Eppure dopo tanto tempo siamo ancora lì, fermi alle analisi preliminari del territorio…».
Ma il vescovo Spreafico, lombardo di Garbagnate Monastero, Lecco, non è tipo da starsene chiuso in cattedrale. Domani, per esempio, si presenterà a dire messa a Vallecorsa, piccolo Comune ciociaro della diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino e, prima di partire, ha già incaricato i suoi collaboratori d’informarlo sulla percentuale di raccolta differenziata che si fa nel paesino, perché al momento dell’omelia lui questo dirà ai fedeli riuniti: «Bisogna cambiare stile di vita, bisogna avere più rispetto dell’ambiente…».

«Ma non sono ambientalista»
Non si considera, però, un vescovo «ambientalista». Tutt’altro. «La responsabilità me la piglio anch’io – ammette senza problemi – perché non facciamo abbastanza per la salute del Pianeta. Il problema è culturale: ho già detto agli insegnanti di religione di trattare a scuola il problema dell’ambiente. La Ciociaria è una bellissima terra, ricca di risorse, perché è stata rovinata? Sul territorio abbiamo 121 discariche in attesa di bonifica. Una addirittura a Frosinone città, col rischio serio che inquini la falda acquifera. E sapete in dieci anni quante ne sono state bonificate? Appena 7-8. E sono stati spesi già 81 milioni. Soldi pubblici, chiaro?».
Lui, nel suo piccolo, ci prova a cambiare le cose. Nel 2010 convocò un tavolo: chiamò i politici locali, la Provincia, i sindacati, gli ambientalisti e con l’aiuto di un architetto tedesco, Andreas Kipar, già famoso per i suoi interventi sul bacino della Ruhr, presentò un progetto di riqualificazione del territorio. Risultato? «Tutto è caduto nel vuoto, non hanno funzionato le sinergie».

L’insulto degli uomini all’ambiente
Citando papa Francesco, il vescovo di Frosinone definisce «un peccato mortale» questo continuo insulto degli uomini all’ambiente. La potenza dell’enciclica «verde» di Bergoglio, «Laudato si’», sta nel collegare – secondo lui – il grido dei poveri con quello della Terra. «I poveri gridano a Dio per l’ingiustizia – ricorda -. La Terra grida perché è stata rovinata dall’uomo a causa degli interessi personali, della corruzione, dell’iniquità planetaria. Ma tutto questo, presto, lo pagheremo con gli interessi. Sapete quanti saranno i profughi ambientali entro il 2050? 500 milioni. Mezzo miliardo di persone busserà alle nostre porte in fuga dalla siccità, dalla povertà, dai veleni…».

La cooperativa «Diaconìa»
Monsignor Spreafico sta cercando di cambiare le cose a modo suo: ha già fondato una piccola cooperativa agricola sociale, «Diaconìa», con 5 persone che provano a far fruttificare un piccolo podere in mezzo alla valle affumicata. E proverà, in collaborazione con Enel e Greenpower, mettendo a disposizione il patrimonio boschivo della diocesi, anche a produrre energia verde per Frosinone.
Chissà se alla fine la «salvezza» arriverà. «Beh – conclude il vescovo – io sono ottimista. Per la città e per la squadra. Dopotutto l’allenatore del Frosinone calcio, che è mio amico, si chiama Stellone. Amici in Cielo dovrà pur averne».

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Corriere della Sera

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