Morassut che fai, ci cacci?

Ha l’imprimatur di Francesco Rutelli, il vero capo del Pd, in Italia e a Roma (Matteo Renzi è “figlio” suo): Roberto Morassut potrebbe essere il candidato sindaco di Roma del Partito Democratico, forse perfino di una parte consistente del centrosinistra (tutto no, non ci riuscirebbe neppure Putin). Ma visto che i Cinque Stelle a Roma vogliono perdere (altrimenti avrebbero schierato Alessandro Di Battista e non degli anonimi e spauriti militanti da selezionare con un clic), Matteo Renzi potrebbe affidare a Roberto Morassut la missione di difendere la linea dei Piave. Per cercare di far dimenticare le divisioni laceranti della stagione di Ignazio Marino. Per cercare perfino di rilanciare Roma dopo lo scandalo di Mafia Capitale.

Ma Roberto Morassut è lo stesso Roberto Morassut che, insieme a Raffaele Ranucci, immagina la Ciociaria in Campania? Insieme alla provincia di Latina? E’ quello stesso Morassut che vorrebbe cancellare il Lazio dalle cartine geografiche oltre che politiche? Per far “ballare” Roma da sola? Sì, è lo stesso. Magari si convertirà sulla via del Campidoglio. Altrimenti sarà pure complicato spiegare come si concilia la visione del riassetto istituzionale di Morassut con la ritrovata attenzione del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti per le province. Il Governatore ha iniziato da Latina (magari perché lì si vota) il tour nei capoluoghi di provincia per illustrare la Regione che verrà. Zingaretti sa che per ottenere il bis dovrà prendere parecchi voti nelle province. Premesso che all’inizio la proposta Morassut – Ranucci lo aveva “tentato”, il Governatore ha rivisto l’impostazione.

Roberto Morassut parla di riqualificazione urbanistica, di spending review, di lotta agli sprechi. Non potrà tener conto di Affittopoli, cioè delle case del Comune affittate a prezzi stracciati per decenni nell’indifferenza di tutte le giunte che si sono succedute. Sempre a proposito di quella che il quotidiano Il Tempo ha definito l’operazione SVENDESI, alcune case di pregio della Regione Lazio sarebbero state vendute a 50.000 euro (!) negli anni scorsi, per poi essere rivendute a prezzi di mercato.

Ecco allora che l’operazione “indignazione” Morassut e Zingaretti dovranno farla insieme. Insistiamo: e il Lazio? E le province? Quali saranno i rapporti con Roma? Il problema dovrebbero porselo subito i massimo esponenti del Pd locale: la senatrice Maria Spilabotte, il senatore Francesco Scalia, il deputato Nazzareno Pilozzi, l’assessore regionale Mauro Buschini, il consigliere regionale Marino Fardelli (sta con il Pd, lo ammetta), il presidente della Provincia Antonio Pompeo e altri amministratori.

Potrebbero chiedere a Nicola Zingaretti e a Fabio Melilli (il segretario regionale del Lazio) di sollecitare una pubblica presa di posizione nella quale Morassut magari dice che Frosinone e Latina faranno parte del Lazio anche in futuro. Altrimenti perché i tanti ciociari che votano a Roma dovrebbero scegliere lui?

A quel punto potrebbero pensare di trasferire la residenza a… Napoli.

Francesco Storace, a proposito dell’ipotesi di un grillino sindaco di Roma, ha detto: “Riceverebbero Obama e gli chiederebbero quanto guadagna. Suvvia, a Roma serve gente seria”.

Con il Lazio smembrato, se Morassut ricevesse il successore di Obama, magari Hillary Clinton, cosa direbbe: “C’è solo Roma, caput mundi. Perché noi siamo noi e voi non siete un… ”.

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