L’apriscatole arrugginito dei 5 Stelle

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Sono entrati in Consiglio Regionale sull’onda dello scandalo Fiorito. Armati di apriscatole, promettevano di svelare finalmente i segreti più inconfessabili custoditi negli armadi di via della Pisana. A distanza di tre anni, i consiglieri regionali del Lazio del Movimento 5 Stelle devono ammettere che i loro apriscatole sono arrugginiti e che in tutto quel poco che hanno aperto c’era niente.

L’ultima lattina che hanno forzato è quella sulla Sanità in provincia di Frosinone. Il dossier lo avevano annunciato in diretta televisiva lo scorso novembre durante A Porte Aperte. Ci hanno lavorato tre mesi ed ora hanno riassunto i risultati ottenuti nella mozione CRL .0003737.I.24-02-2016. presentata un minuto prima delle ore 13 di mercoledì scorso. Il titolo: “Gravi ingerenze politiche nella gestione della Asl di Frosinone. Irregolarità e abusi nelle nomine dirigenziali”.

In quella mozione c’è nulla. Dentro la scatoletta scardinata con tanta passione con 93 giorni di impegno non c’è traccia di alcuna ruberia, non viene sollevato nessuno scandalo: il vuoto assoluto.

Vediamo cosa c’è in quelle 17 pagine che tra poche ore vengono rese pubbliche dal Gruppo.

Le prime due pagine tracciano la geografia sanitaria della provincia di Frosinone, la sua suddivisione in quattro distretti sanitari, riporta l’elenco dei Comuni inseriti in ogni distretto.

La terza pagina dice che il numero dei ricoveri è sceso dal 2006 in poi a causa della chiusura degli ospedali. Evidenzia che ad Anagni quasi nessuno si ricovera più e che invece aumentano le prestazioni di ambulatorio. Fin qui, tutte cose ovvie: che Renata Polverini abbia chiuso gli ospedali in provincia di Frosinone ne siamo a conoscenza da tempo, che il professor Mario Monti abbia impartito disposizioni affinché si ricoveri solo quando necessario lo abbiamo scoperto a nostre spese; se non stai in corsia, le analisi te le fai fuori, ecco che i conti quadrano. Passiamo a pagina quattro.

A pagina quattro si parla dei sindacati: «Si segnalano forti ingerenze sindacali di Cgil, Cisl e Uil comparto nelle promozioni e nella mobilità interna». Storicamente è una delle funzioni del sindacato: controllare che vengano rispettate le norme sulle promozioni ed i trasferimenti, sollecitare lo spostamento, ad esempio, di una infermiera – mamma che ha bisogno di stare più vicina alla figlia. Cosa c’è di strano? C’è un ‘raccomandato’ che è stato spostato in un posto più comodo perché ‘amico’ del sindacato? C’è una promo-zione illegittima ottenuta dal sindacato? La Mozione del Movimento 5 Stelle non lo scrive, non trova traccia di niente di questo. Lo insinua ma si guarda bene dallo scriverlo.

Sempre a pagina 4 si parla dei manager e si denuncia la «Eccessiva rotazione dei direttori generali». Ogni governo regionale ha una sua politica sanitaria. Per intenderci: Storace ha gestito in un modo e non inseriva nemmeno i bilanci Asl in quello complessivo della Regione, Marrazzo ha gestito in modo differente ed ha riconosciuto dieci miliardi di debito nella Sanità ereditato da 30 anni di gestione avviando i piani di risanamento, Polverini ha tagliato imponendo una drastica riduzione, Zingaretti sta gestendo con un modello che concentra su Roma le grandi eccellenze e potenzia la medicina sul territorio. Ognuno di loro ha inviato nelle Asl un manager di fiducia che interpretasse la loro politica sanitaria. E’ proprio lo spirito della norma che ha riformato la sanità italiana, rendendola più federalista, a prevedere questo principio.

C’è poi il paragrafo intitolato “Gestione Amministrativa, Funzioni e Nomine Dirigenziali”, nel quale si denuncia che «all’interno della Asl di Frosinone la pressione del Partito Democratico non è di secondaria importanza». In cosa è consistita quella pressione? Quale atto politico è stato compiuto dal Pd per fare pressione? Non viene detto. E con un astuto gioco di parole, il Movimento 5 Stelle non usa la parola ‘Indebita’: non dice che il Pd avrebbe fatto pressioni ‘non dovute’.

Il Movimento ha il dovere di essere chiaro se vuole essere credibile: il Partito Democratico ha fatto pressioni indebite all’interno della Asl? Perché se con ‘fare pressione’ si intende che il Pd ha sollecitato il buon funzionamento della Sanità, non ha fatto altro che il suo dovere.

Si passa poi al caso Mastrobuono. Il Movimento compie un’altra furba operazione con le parole. Leggiamo insieme: «Molti ritengono che sia stata vittima di un’imboscata po-litica legata alle nomine ed alle promozioni che avrebbe dovuto effettuare su indicazione politica e ai ricchi appalti milionari da assegnare tramite persone fidate». Torniamo indietro, all’inizio della frase: «Molti ritengono che…». Ma che razza di dossier è mai questo? Isabella Mastrobuono è stata affondata per le nomine e gli appalti o no? Il Movimento 5 Stelle non lo dice. Ma dice che lo dicono altri e non dice chi, se lo dice la signora delle pulizie (con tutto il rispetto) o lo dice uno che per la sua posizione può sapere questo cose. Per essere chiari: se invece di una mozione, fosse su un articolo di giornale, quella frase spedirebbe il giornalista per direttissima sotto processo per diffamazione in quanto la frase è solo e soltanto un’insinuazione.

Si comincia a vedere qualcosa di più concreto a pagina 5. Qui i consiglieri citano una serie di fatti e circostanze con cui mettono in discussione la bocciatura Mastrobuono. Sono gli stessi elementi contenuti nel ricorso redatto dal professor Francesco Castiello per conto della manager. Il Movimento ha deciso di farli propri.

A pagina 6 viene descritto il passaggio dalla professoressa Mastrobuono al commissa-rio Luigi Macchitella. Il passaggio più grave dice che «dalla nomina di Macchitella fino ad oggi sono state ripetutamente segnalate pressioni e tentativi di cacciare il direttore amministrativo ed il direttore sanitario assunti dalla Mastrobuono». Stesso difetto rile-vato nei punti precedenti: una cosa è il pettegolezzo e cosa diversa è la denuncia politica. Insomma: chi sta facendo pressione per cacciare i due direttori, in che modo la sta facendo? Soprattutto, come mai non viene usata la parola ‘indebita’: quelle eventuali pressioni sono dovute o sono indebite. E se sono ‘indebite’ perché non viene scritto?

Finalmente, la sostanza si legge nel punto successivo: «Spartizione irregolare di 43 incarichi ex articolo 18 per strutture complesse, a fini elettorali e clientelari». Fino alla virgola è la tesi sostenuta da alcuni sindacati. In pratica è la nomina dei primari. Qui la norma è controversa. Ad esempio: il commissario Suppa che prese il posto di Mauro Vicano, per poi essere accompagnato alla porta da una serie di provvedimenti del magistrato del Lavoro, interpretò in maniera fiscale la norma e nominava i primari ‘a rota-zione’ perché ritenne che non potevano svolgere la funzione per più di sei mesi altri-menti bisognava fare i concorsi; si innescò un meccanismo in base al quale, tutti prima o poi facevano il primario e nessuno pestava i piedi all’altro. Giusto? Sbagliato? Non è materia per queste pagine. E’ opportuno però riferire di un’altra scuola di pensiero, quella del dottor Renato Sponzilli, allorquando era manager a Latina: nominò i primari e motivò la scelta, assumendosene la responsabilità e dicendo – in sostanza – chi ha da obiettare si assuma la responsabilità di togliere l’organizzazione costante nel reparto e di dimostrare che è più funzionale quella a rotazione. Punti di vista. Nel dossier si parla di «Fini elettorali e clientelari». Chi ha fatto quella spartizione? Chi ha favorito? Con quale finalità? Per ottenere quale beneficio? In danno di chi? Domande alle quali il dossier non fornisce risposta. E nemmeno si pone.

Si arriva a pagina 7 e si va avanti fino a pagina 12. Si accettano scommesse: finirà sul tavolo del procuratore della Repubblica. C’è uno schema, con i nomi di medici ed infermieri, le loro mansioni, le loro convinzioni politiche, l’incarico svolto come sindaco, assessore o simili. Se non è una schedatura politica ci siamo vicini.

Cosa vuole dire il Movimento 5 Stelle con quello schema? Che quei medici ed infermieri sono stati promossi perché hanno a che fare con la politica? Che il dottore prende tanti voti perché quando il cittadino lo chiama si fa trovare a qualsiasi ora del giorno e della notte? La spiegazione fornita dal Movimento è chiara. Eccola: «Avere un ruolo pubblico così importante, di fiducia ed a stretto contatto con i propri concittadini nel momento del bisogno, potrebbe facilitare la visibilità del medico / candidato, e permetterebbe anche la costruzione di un bacino elettorale. Forse non tutti sono stati pro-mossi in quanto politici, ma sicuramente sono stati eletti in quanto politici». Chiaro? A noi no. Cosa vuole dire? Che il medico, siccome è anche sindaco, non deve scapicollarsi se la signora Maria lo chiama dicendo «Guardi sindaco – dottore, mia figlia ha la tosse»? O che non bisogna permettere al dottore di candidarsi? E con le migliaia di cittadini che hanno eletto liberamente decine di sindaci – medici in provincia di Frosinone come la mettiamo?

Ci avviciniamo a pagina 13. C’è un altro schema. Riguarda gli incarichi dirigenziali e anche qui c’è quella che se non è una schedatura ci assomiglia molto: i dirigenti vengono divisi per le loro convinzioni, se sono più di area Buschini o di area Abbruzzese.

Andando avanti si contesta all’assessore regionale Mauro Buschini di avere sollecitato il commissario Macchitella ad assumere pediatri all’ospedale di Alatri. A precisa domanda, Buschini risponde: «Non solo, ho sollecitato anche l’assunzione di tutti quei medici che sono necessari per il buon funzionamento della Sanità in provincia di Frosinone. Non dovrei chiedere l’assunzione di medici e infermieri?» Da nessuna parte il Movimento scrive che abbia chiesto di assumere qualcuno in particolare. Ha chiesto di assumere. Punto. Non bisognava sollecitare l’assunzione di pediatri ad Alatri?

Per concludere. Il problema non è politico. E’ che se quel dossier del Movimento 5 Stelle finisse sul tavolo di un Procuratore della Repubblica, passerebbe dopo 5 minuti nell’elenco degli ‘Archiviati’ perché non c’è un solo fatto preciso, una ruberia, uno scandalo sul quale indagare; c’è il caso della Mastrobuono e quello delle nomine: materia sulla quale stanno già operando i magistrati del Lavoro.

Dai professionisti dell’apriscatole era lecito aspettarsi cose più concrete.