Nicola Laqualunque, suo malgrado

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Di fronte a tutti quei milioni di euro elencati con puntigliosa precisione, poco c’è mancato che i sindaci di Frosinone riservassero a Nicola Zingaretti la stessa ovazione conquistata sullo schermo dal sempre più reale Cetto Laqualunque nel film Qualunquemente.

Chiù pilu pè tutti” assicurava Cetto per accaparrarsi il consenso dei concittadini affinchè lo eleggessero sindaco. “Più finanziamenti europei per tutti” ha assicurato nelle scorse ore il governatore del Lazio, annunciando due nuove Case della Salute entro la fine dell’anno, interventi in 8 ospedali, altri 120 per l’edilizia, la banda larga pure in campagna così se ti scappa di ‘scendere in campo‘ (nel senso intestinale e non politico) hai anche lì la connessione e puoi mandare i messaggini da Whatsapp come se fossi nel gabinetto di casa.

A quei sindaci, soprattutto alla gente che dovrebbero rappresentare, sarebbe bastato molto meno: ad esempio, non vedere la mamma allungata nel corridoio dell’ospedale mentre aspetta che qualcuno muoia o venga rispedito a casa così si libera un letto; oppure vedere finalmente i soldi assicurati ai ragazzi che hanno creduto nella promessa della Regione annunciata sotto il titolo – slogan “Garanzia Giovani” (che un effetto lo ha avuto: ha insegnato fin da subito ai ragazzini cosa sia la burocrazia). O ancora, gli sarebbe bastato vedere gli effetti di quel pirotecnico Accordo di Programma che avrebbe dovuto ricollocare buona parte dei lavoratori ex Videocon. I quali, invece, ieri hanno preferito manifestare in silenzio davanti al Palazzo di Governo, come a dire “Non abbiamo più nemmeno il fiato”.

Invece, il massimo della strategia politica che si sono sentiti enunciare è stato: «A Mauro, questi entro il 14 luglio li dovremo da fà lavorà». Effetto Cetto. Uguale uguale.

A lasciare perplessi è il fatto che il Nicola Zingaretti conosciuto finora fosse diverso. Tanto da far sospettare che quello visto ieri in giro per Frosinone non fosse Nicola Zingaretti. Ma Matteo Renzi travestito dal Nicola Zingaretti.

Il Nicola conosciuto nel primi anni di governo regionale del Lazio è quello che parlava solo dopo avere fatto le cose. Poche, simboliche, ma concrete: «Ho abbassato il debito», «Sono riuscito a non aumentare le tasse a tutti», «Ho tagliato centinaia di leggi inutili», «Ho segato insieme a Mauro Buschini centinaia di poltrone della politica risparmiando», «Ho tagliato lo stipendio ed i privilegi a tutti in Regione» e così avanti di concretezza.

Invece il Nicola visto in queste ore è apparso come un Cetto in visita alla periferia dell’impero, “tanto perchè c’è devo da venì», spargendo miliardi a chiunque gli chiedesse qualcosa: treni, scuole, ospedali, case popolari, assistenza alle zitelle ed anche agli orfani di guerra.

Saranno anche veri, quei progetti e quei finanziamenti. Ma chi è stato morso dalla serpe poi ha paura anche della lucertola. E qui di morsi ne sono stati presi tanti. Efficienza e concretezza non sono venuti ad abitare da queste parti. E la Regione non ha mandato nemmeno segnali in questa direzione.

Eppure, di frecce da piazzare nell’arco, Nicola Zingaretti ne aveva a centinaia. Vogliamo fare un esempio? Quanto sarebbe stato diverso se prima di salire al Palazzo di Governo, si fosse fermato a Colle Timio, fosse sceso dalla macchina inatteso ospite, senza allontanarsi dallo sportello avesse solo fatto un giro d’orizzonte posando lo sguardo sui nuovi campi sportivi, sulla nuova scuola e sul nuovo polivalente e avesse detto «Questo lo abbiamo finanziato noi, ecco cosa succede quando la Regione ed il Comune parlano la stessa lingua». E poi si fosse fatto portare davanti alla frana del viadotto Biondi, stessa scena, scendere senza allontanarsi e dire «Ho voluto rendermi conto di persona, con i nostri soldi insieme al Comune abbiamo evitato che venisse giàù tutto, e se Dio vuole tra un mese cominciamo il ponte». È ancora, una tappa allo Spaziani, veloci e tra le corsie, per dire: «Aveva ragione Macchitella, le barelle erano lì solo perchè c’era stato un ritardo tra dimissioni e accettazioni». E poi giù con l’elenco dei pacchi di milioni già erogati, assegnati e trasformati in cose concrete.

A quel Nicola Zingaretti nessuno avrebbe potuto dire nulla. A questo Nicola Zingaretti, un titolo «Più finanziamenti per tutti» non lo si può risparmiare.