La vera vittoria di Maurizio Stirpe

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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L’allarme lo lancia l’edizione di Frosinone de Il Messaggero oggi in edicola. Il titolo strilla: “La «B» frena il nuovo stadio/ Un impianto da 16 mila posti, tra i cadetti, sarebbe eccessivo per cui il progetto del Casaleno adesso potrebbe essere ricalibrato“.

Per una volta, Frosinone e la sua provincia, di fronte ad un’eventualità del genere possono rispondere ‘E chissenefrega !’

Se anche il nuovo stadio ‘Benito Stirpe’ in località Casaleno fosse di 12mila e non 16mila posti, se anche non lo si dovesse costruire per niente, se pure la sorte dovesse stabilire che in quell’area dovrà nascere un intensivo campo di patate destinato alla Findus, Frosinone potrebbe essere felice e sorridere come nei giorni migliori.

La sua opera grandiosa questo territorio l’ha già avuta. E, sia detto con il massimo rispetto, non l’hanno edificata né l’epico presidente Maurizio Stirpe né il tignoso sindaco Nicola Ottaviani.

L’opera più grande di questi ultimi sessant’anni l’hanno messa su i quasi ottomila che domenica scorsa erano allo stadio e per primi ‘quelli della Curva’: il finale di partita che hanno regalato al Frosinone – applaudito per dieci minuti nonostante fosse appena sconfitto e scivolato con un piede e mezzo in B – è una lezione a tutto il Calcio italiano. Ed è una pernacchia a quelli che finora ci hanno associati alle pecore di Bastiano. E’ una ginocchiata sotto la cintura di quelli che sanno solo parlare male di questa terra nella quale vivono e quindi pure di se stessi. E’ uno schiaffo alla politica di questo territorio, capace di parlare ma non di reagire, di annunciare proposte ma non di realizzarle.

La lezione arrivata da quel finale di partita è che Frosinone, la sua provincia, la sua gente, con il proprio cuore e le proprie braccia – gli stessi usati per battere le mani domenica – sono capaci di unirsi e diventare un formidabile muro umano in grado di dare lezioni a tutta l’Italia. Altro che serie B o Cenerentola alla periferia di Roma.

Il vero grazie al presidente Maurizio Stirpe va detto per questo: per avere dato a questo territorio un’occasione per unirsi intorno ad una stessa bandiera, nel nome della quale poter scendere in campo, gridare e battere le mani. Finora nessuno lo aveva mai fatto.

Il giorno in cui qualcuno ci darà una seria occasione per rifarlo al di fuori di uno stadio questa terra allora costruirà, con le proprie mani, il suo futuro. E se qualcuno ha un’occasione, la tiri fuori adesso: prima che il lento processo di dissoluzione con Latina ci faccia cancellare del tutto dalle carte geografiche.

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