A Cassino con un piede nel futuro per cancellare il passato

Il Consorzio, l’Industria, il Sindacato: tutti concordano sulla portata epocale di una Gigafactory nell’area industriale di Cassino. È il modello da seguire, in controtendenza con il Caso Catalent, per scrivere una nuova storia per la provincia di Frosinone

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

A questo punto la domanda è: cosa avrebbero fatto Fincantieri e Faist, la dea europea della cantieristica navale e la maga delle batterie elettriche, se avessero dovuto aspettare tre anni? Tre anni prima di vedersi rilasciare un’autorizzazione dal Ministero della Transizione ecologica: come accaduto alla multinazionale farmaceutica Catalent. Che di fronte a quella situazione ha rinunciato all’ampliamento dello stabilimento di Anagni, preferendole Londra, che non era la prima scelta bensì l’alternativa.  (Leggi qui Catalent si è stufata: i 100 milioni (e 100 posti) volano in Inghilterra. E leggi qui: Catalent è il secondo delitto: il primo fu Acs Dobfar).

Poco più di un anno fa la provincia di Frosinone perdeva un investimento da quasi 100 milioni di dollari, che avrebbe portato a duecento nuove assunzioni per la produzione di un nuovo farmaco. Ora, invece, sono bastati otto mesi per ottenere tutte le autorizzazioni per la realizzazione di un’innovativa fabbrica di batterie al litio. Venti milioni di euro e 45 nuovi posti di lavoro, garantiti da Power4Future nella ventura Gigafactory, sono stati difesi con le unghie e con i denti nell’area industriale di Cassino.

È il frutto del lavoro sinergico di Unindustria, Cosilam ancor prima del Consorzio industriale del Lazio e Università di Cassino con le Amministrazioni territoriali: la Regione Lazio, la Provincia di Frosinone ed i Comuni di Cassino e Piedimonte San Germano. Perché la sede operativa secondaria di Power4Future, seconda solo a quella di Calderara di Reno (Bologna), sarà a Cassino. E lo stabilimento produttivo nell’ormai ex Polo logistico Cosilam di Piedimonte. (Leggi qui Via libera alla Gigafactory di Power4Future).   

Scoppia un altro Caso: Power4Future

Lo stabilimento Catalent di Anagni

La differenza, non proprio lieve, è che la Catalent di Anagni ricade nel Sin della Valle del Sacco: un sito di interesse nazionale, potenzialmente inquinato e da bonificare. Quando s’è fatta la frittata, la Regione Lazio ha proposto una riperimetrazione del Sin: per limitare le aree inglobate con la massima precauzione all’interno del perimetro. (Leggi qui: Catalent, Zingaretti annuncia la fine del Sin: “È figlio di errori ed illusioni”).

Non secondo il già Ministero dell’Ambiente, visto che ci sono voluti quasi vent’anni per mettere a terra la bonifica di aziende dismesse e aree ripariali nel bacino del fiume Sacco. È la classica sfida tra la garanzia di lavoro e la tutela della salute. Nel caso di P4F, invece, non è servito nemmeno richiedere il nulla osta idraulico, visto che il collettore dell’indotto Stellantis confluisce nel Rio Pioppeto mezzo chilometro più a valle della futura Gigafactory.

La Regione ha acquisito e ha rilasciato in meno di un anno tutti i titoli abilitativi compresi dall’Autorizzazione unica ambientale (Aua). Tra le altre: le autorizzazioni a scarico di acque di prima e seconda pioggia (Provincia), scarico di acque reflue in rete fognaria (Comune di Piedimonte e Acea Ato 5), emissioni in atmosfera (Provincia e Asl), nonché nulla osta acustico e permesso di costruire (Comune di Piedimonte), e nulla osta consortile (Consorzio industriale del Lazio).

Una semplificazione straordinaria

Il quartier generale di Power4Future

Può allora far scuola anche allo Stato, che si occupa di siti di interesse nazionale da riqualificare, la Legge regionale n. 1 del 27 febbraio 2020: “Misure per lo sviluppo economico, l’attrattività degli investimenti e la semplificazione“.

La Regione Lazio, tenuto conto delle iniziative di interesse nazionale e in raccordo con gli enti locali, promuove semplicemente «misure straordinarie di semplificazione delle procedure autorizzatorie necessarie per l’insediamento di siti produttivi ad alta intensità di innovazione e ricerca». Lo era anche l’ampliamento della fabbrica Catalent di Anagni, ma ormai è andata.

Stavolta, dopo l’emblematico Caso Catalent, si è fatto del tutto per scongiurare una fuga di capitali nel resto d’Italia o all’estero. Per questo motivo Consorzio, Industria e Sindacato concordano su un fatto: è la buona pratica da seguire affinché si dimentichino il più presto possibile i grandi errori del passato. È una delle eredità che consegna il Cosilam, il Consorzio per lo sviluppo del Lazio Meridionale, al Consorzio più esteso d’Italia: il Consorzio industriale del Lazio, la fusione di tutti gli enti consortili provinciali.

«Con un piede nel futuro»

Marco Delle Cese, già presidente del Cosilam, ora nel Consorzio del Lazio

Con la Gigafactory, come sottolinea il già presidente Cosilam Marco Delle Cese «è come mettere un piede nel futuro». Ha seguito l’intero iter, mentre ci si avviava alla costituzione del Consorzio unico, in stretta collaborazione con l’allora presidente dell’Asi Frosinone e venturo plenipotenziario Francesco De Angelis. Nel giro di cinque anni verranno prodotte batterie per un accumulo totale di due Gigawattora: tanto per l’Automotive, nella terra di Stellantis, quanto per i sistemi antincendio e di condizionamento.

«Che ci piaccia o no la mobilità del futuro passerà per le batterie, tutta la mobilità, non solo l’Automotive – dice a riguardo Delle Cese -. Ed è fondamentale avere un player importante come Fincantieri, che ha grosse fette di mercato già nella sua compagine sociale ».

 «Con un esempio calcistico, è come se per il nostro territorio inizia a giocare l’attaccante più giovane e promettente d’Italia – sforna la metafora sportiva -. Possiamo ora contare su una punta forte e di prospettiva. Non dimentichiamo, però, che si vince con la squadra. Il successo, dunque lo sviluppo, arriverà solo se lavorerà insieme l’intero territorio fatto di istituzioni, imprese, forze sociali ed economiche».

«Efficace lavoro di sistema»

Miriam Diurni, presidente di Unindustria Frosinone

Anche Unindustria Frosinone non ha potuto che accogliere con grande soddisfazione la notizia che la Regione Lazio abbia dato il via libera in tempi rapidi al progetto di Power4Future.

«Ma non era scontata la scelta dell’area di Cassino da parte di Fincantieri per impiantare il proprio sito di produzione di batterie al litio – fa presente la presidente Miriam Diurni -. È stata il risultato di un efficace lavoro di sistema». Con le unghie e con i denti, per l’appunto.

Per la presidente dell’associazione degli industriali è «la dimostrazione che, quando si persegue un obiettivo comune, i risultati si ottengono – sottolinea -. Abbiamo dimostrato che il territorio di Cassino può essere attrattivo per investimenti ad alto valore aggiunto per moltissimi motivi: la posizione geografica strategica, le infrastrutture, la presenza di una filiera dell’automotive di alto livello, che oggi si sta trasformando qui da noi a tutti gli effetti in filiera della mobilità sostenibile». (Leggi qui Il nervo scoperto degli industriali).

«Cassino attrae nuove tecnologie»

Enrico Coppotelli, segretario Cisl Lazio (Foto: Livio Anticoli © Imagoeconomica)

Anche Enrico Coppotelli, segretario generale della Cisl Lazio, può ritenersi davvero soddisfatto: «Non tanto per i risvolti occupazionali immediati ma perché Cassino viene considerato come polo di attrattività per le nuove tecnologie – precisa -. A novembre scorso, con i nostri metalmeccanici Cisl, organizzammo un convegno all’Università di Cassino sul tema mettendo insieme gli attuali attori principali della Gigafactory. Questo significa far prevalere gli interessi collettivi per il bene comune».

La Confederazione italiana sindacati lavoratori, attraverso il suo Segretario generale regionale, plaude al rilascio delle autorizzazioni da parte della Regione Lazio soprattutto per la tempistica. Coppotelli, però, ricorda che c’è pure lo zampino della Cisl nel nulla osta flash.

«È frutto anche della nostra azione visti gli errori del passato, come il Caso Catalent – dichiara -. Come Cisl ci siamo e sosterremo con forza questi investimenti che vanno nella giusta direzione, ma soprattutto che sempre di più dovranno mettere al centro la persona e la sua crescita nel lavoro». (Leggi qui Automotive, Cassino scopre che ha molte speranze e poi qui La vertenza di Coppotelli: «È tempo di agire, al centro la persona»).

Idee, capitale umano, innovazione

(Foto © DepositPhotos.com https://it.depositphotos.com/stock-photography.html)

Il capitale umano espresso dal territorio, anche a detta della presidente Miriam Diurni, è «l’elemento determinante – dice a riguardo -. Lavoratori in possesso di un prezioso know how e la possibilità di poter acquisire nuove risorse formate per rispondere alle necessità delle imprese di produzione, grazie alla presenza dell’Its Meccatronico e soprattutto dell’Università di Cassino e della sua ottima Facoltà di Ingegneria».

Perché in fondo l’idea nasce nel Laboratorio di automazione industriale dell’Unicas, mentre aspiranti ingegneri elettrici crescono nell’Istituto tecnico superiore meccatronico del Lazio, fondato da Unindustria, Provincia di Frosinone e Università di Cassino assieme a vari partner privati.  (Leggi qui L’uomo che sussurrava ai cavalli elettrici).

«Questi elementi fanno ben sperare che quello di Power4Future sia solo il primo di tanti investimenti che possano portare ricchezza al territorio, nuove opportunità per le imprese già insediate e possibilità lavorative di qualità per i giovani – conclude la presidente di Unindustria -. Contiamo molto sul prestigio e sulla cassa di risonanza che un investimento di Fincantieri è in grado di generare. In Unindustria, vogliamo pensare a questo come al primo risultato del lavoro di rilancio del territorio che stiamo portando avanti con le aziende della filiera della mobilità sostenibile, capitanate dal presidente di Unindustria Cassino Francesco Borgomeo». (Leggi qui Borgomeo: “Donne e green gli assi per le nostre industrie”).

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