Dietro le quinte del Blue Forum parte la costruzione degli equilibri nel Pd regionale. Verso la Pax nel Lazio. L'incontro Leodori - De Angelis. I paletti per costruire un Partito pacificato
A distanza di un anno esatto. Nello stesso posto. Il cerchio del Partito Democratico del Lazio si è chiuso nello stesso luogo in cui si era spezzato. Dodici mesi fa fu sotto una pianta d’ulivo a due passi dalla sala convegni di Villa Irlanda a Gaeta. Dentro, i ministri ed i sottosegretari discutevano sui destini nazionali dell’Economia del Mare: fuori, all’ombra di un ulivo secolare il leader della componente Dem Pensare Democratico Francesco De Angelis comunicava al vice presidente della Regione Daniele Leodori che non lo avrebbe potuto sostenere nella corsa per diventare governatore dopo Nicola Zingaretti. Il collasso del centrosinistra passa anche da lì.
Oggi, nella veranda del chiosco che sorge accanto a quell’ulivo, Francesco De Angelis e Daniele Leodori si sono reincontrati ed abbracciati. Venti minuti di chiacchiere e sorrisi. Poi tutti a pranzo: lontani da occhi indiscreti. Al tavolo del ristorante si sono accomodati il leader di Pensare Democratico, il mancato Governatore, gli ufficiali di Stato maggiore Marco Delle Cese (per De Angelis) ed Emanuela Droghei (per Leodori), l’ex consigliere regionale Pd Enrico Forte.
Come a Bakmuth
Lo scenario a distanza di un anno è diverso, come il profilo di Bakmuth prima e dopo i bombardamenti. Nelle file di Area Dem non c’è più Bruno Astorre, il senatore in quest’anno ha preso l’insindacabile decisione di abbandonare lo scenario: Daniele Leodori oggi è l’uomo della componente che a livello nazionale fa riferimento a Dario Franceschini. Il Campo Largo costruito in dieci anni assieme a Nicola Zingaretti è stato smantellato. Nel sud della provincia di Frosinone è tramontata l’esperienza di Antonio Pompeo: non è più presidente della Provincia, non è diventato consigliere regionale, il suo erede non ha vinto le elezioni comunali a Ferentino. Significa che Pensare Democratico rischia di fare l’en plein in molti circoli ora che scoccherà il momento di contarsi.
Perché tra poco sarà l’ora di costruire i nuovi equilibri del Partito Democratico nel Lazio. Attraverso il Congresso: quello che eleggerà il successore del senatore Astorre. Ma sarà la pietra angolare dalla quale nascerà il nuovo assetto di una larga fetta del Pd nazionale. Perché a quel congresso è legato anche il destino della Federazione di Roma e la successione all’onorevole Andrea Casu: il ragazzino che girava la Capitale su uno scooter per ricostruire un Pd rimasto senza circoli e diventato ora deputato.
Nè con Schlein né con Bonaccini
Con Schlein o con Bonaccini? Perché è l’area di Leodori ad avere lanciato la nuova Segretaria verso il ponte di comando del Partito; è l’area di Pensare Democratico ad avere sostenuto Stefano Bonaccini al Congresso nazionale.
Il pranzo di Gaeta ha tracciato il perimetro della Pax Laziale nel Partito Democratico. Primo paletto, il Congresso regionale sarà sganciato da qualunque tesi nazionale ma sarà una conta che dovrà costruire la ripartenza del Lazio dopo le sconfitte alle Regionali ed alle Politiche; qualunque risultato uscirà dalle urne non andrà letto in chiave nazionale.
Secondo paletto, niente listone: ci si conta, fino all’ultimo voto. Ma sarà una conta che servirà a determinare le leadership interne, gli equilibri. I numeri saranno funzionali all’esercizio della democrazia interna.
Terzo paletto, fine della guerra interna. Con i nuovi numeri ciascuno sarà di fronte ad una nuova realtà politica: non ci saranno vincitori e vinti ma una maggioranza ed una minoranza interna che si legittimeranno a vicenda, rispettando le dinamiche e le egemonie.
Sarebbe piaciuto ad Astorre
Sarebbe piaciuto all’uomo che degli equilibri ha fatto la sua ragione di vita politica. La logica politica dice che Daniele Leodori, con l’appoggio di Francesco De Angelis e della sua Pensare Democratico, di Enrico Forte e della sua area interna può affrontare con ragionevole tranquillità il Congresso.
Tanto quanto la componente di Claudio Mancini, con i suoi numeri romani può affrontare con la stessa tranquillità il Congresso nella Capitale.
Se l’equilibrio tiene, il Pd nel Lazio si trova dopo anni nuovamente pacificato.