A volte ritornano. Così Giggino Di Maio prepara la vendetta agli stati generali

Foto © Imagoeconomica / Alvaro Padilla

Si è dimesso da capo politico dei Cinque Stelle, ma ha specificato che non molla. Per adesso la reggenza è andata a Vito Crimi, ma nel Movimento c’è un clima di tutti contro tutti. Alessandro Di Battista, Roberto Fico, Vito Crimi, Roberta Lombardi, Paola Taverna: “anime” diverse e in competizione. Per questo Di Maio può tornare.

Non ci penso per nulla a mollare! Si chiude soltanto una fase. Ora cosa succederà? Vito Crimi e il team del futuro ci porteranno fino agli Stati generali, dove discuteremo la nuova carta dei valori del Movimento. Discuteremo su progetti e temi. Discuteremo sul cosa. Subito dopo gli Stati generali passeremo al chi”. Secondo i più autorevoli addetti ai lavori questa frase, pronunciata ieri da Luigi Di Maio, vuol dire che l’ex capo politico sta già pensando a come provare a ritornare in sella. Magari nell’ambito di un direttorio. Si vedrà.

Luigi Di Maio e Vito Crimi Foto © Imagoeconomica / Alvaro Padilla

Per adesso si è fatto da parte, parlando di coltellate alla schiena di chi, dalle retrovie, si reca sporadicamente in trincea. Ha parlato di fuoco amico, ha detto che i peggiori nemici sono quelli interni, quelli che uno proprio non si immagina di avere.

Con chi ce l’aveva? I nomi non li ha fatti, ma basta rileggere quello che è successo negli ultimi mesi per capire verso chi Luigi Di Maio era insofferente.

Verso Beppe Grillo soprattutto, perché è stato Beppe Grillo a imporre la svolta dell’alleanza con il Pd, che Di Maio è stato costretto ad ingoiare. Nel Movimento ci sono tante posizioni, nessuna delle quali è netta però. Vito Crimi, il reggente, avrà un ruolo da traghettatore, ma è presumibile pensare che cercherà sponde importanti sia in Beppe Grillo che in Davide Casaleggio, che resta comunque uno dei più influenti all’interno del Movimento. Ma non si scopre.

Come non si scopre il presidente della Camera Roberto Fico. Alessandro Di Battista alterna posizioni di forte contrasto a Di Maio ad altre che sono simili a quelle del ministro degli Esteri. Poi ci sono le “pasionarie” come Paola Taverna e Roberta Lombardi, entrambe critiche nei confronti di Di Maio. La Lombardi soprattutto, da sempre. Peraltro c’è un particolare: sono stati proprio Vito Crimi e Roberta Lombardi i protagonisti di quel celebre streaming con Pierluigi Bersani che impose i Cinque Stelle all’attenzione dell’Italia tantissimi anni fa. Nel 2013.

Vito Crimi e Roberta Lombardi Foto © Imagoeconomica / Paolo Cerroni

Si apre una fase difficilissima per i pentastellati in vista degli stati generali. Quando ieri Luigi Di Maio si è tolto la cravatta (gesto inusuale per lui) si è capito che una stagione è conclusa. Ma anche che lui vorrà starci anche nella prossima.

Il Fatto Quotidiano, che aveva anticipato le dimissioni di Luigi Di Maio, ha scritto: “Un passo indietro necessario per restare. Un addio sotto i riflettori per vendicarsi di quelli che per lui meritano solo l’etichetta di “traditori”. La rinuncia alla leadership a poche ore da una sconfitta annunciata in ben due Regioni. Luigi Di Maio ha fatto quello che fino a pochi mesi fa sarebbe stato inimmaginabile: è salito sul palco del Tempio di Adriano a Roma e ha detto che non è più lui il capo politico del Movimento. Per i grillini, è come se fosse scoppiata una bomba nel centro della sala. Annunciata, ma pur sempre una bomba”.