“Abbattete Isabella”: il piano per demolire la manager

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

E’ nel mirino. E lo ha capito. Quelli che scheggiano i bastioni del fortino in via Armando Fabi dove è asserragliata Isabella Mastrobuono questa volta non sono i colpi di moschetto esplosi da Mauro Buschini. Sono palle di cannone. Ed è fuoco amico. Che può venire solo dal suo fronte.

Chi sta sparando addosso alla manager Asl? E perché sta cercando di abbattere la sua postazione da Direttore generale?

Gli esperti in balistica politica dicono che quelle palle di cannone non possono provenire da altro arsenale se non quello di Alessio D’Amato potentissimo stratega al comando della ‘cabina’ con cui Nicola Zingaretti sta ridisegnando la Sanità nel Lazio.

Sono colpi micidiali, assestati con precisione degna del migliore artigliere. Non per lanciare avvertimenti. Per demolire.

Il colpo mortale è quello con cui Alessio D’Amato ha riesumato dagli archivi impolverati del 1992 una norma mai applicata da quando è stata riformata la sanità. E’ l’articolo con cui si prevede che l’operato dei manager venga giudicato anche dai sindaci dei territori sui cui hanno competenza le loro Asl.

In questo modo Isabella Mastrobuono viene lasciata in pasto ai sindaci della provincia di Frosinone. Che per il 70% sono di centrosinistra. Facile capire dove orienteranno il tiro lunedì pomeriggio quando voteranno. Soprattutto perché a gestire le batteria dell’artiglieria campale ci sono Mauro Buschini e Francesco De Angelis.

A minare le fondamenta ci aveva già pensato l’audizione fatta nei giorni scorsi in Regione. Quando ad Isabella Mastrobuono sono state contestate le uniche due cifre fuori dai parametri che le erano stati assegnati. Di fronte a Case della Salute aperte, Rems operative, concorsi per infermieri avviati, una serie lunghissima di obiettivi centrati, le hanno contestato due cose: troppe spese per le consulenze e per i farmaci. I chiarimenti forniti dalla manager (leggi qui il precedente) fanno apparire quelle contestazioni quasi un pretesto.

Vogliono farla fuori. A costo di rispolverare una legge mai applicata negli ultimi 23 anni: procedura intelligente, delitto perfetto. Ma che ha messo in mano ai sindaci un’arma micidiale: ogni 18 mesi, da ora in poi, pretenderanno che i manager Asl passino sotto le loro forche caudine.

Poco importa. Purché salti.

Resta da capire perché. Soprattutto dopo che Nicola Zingaretti aveva annunciato in mondovisione la promozione al comando dello Spallanzani. E dopo che fino a 20 giorni fa ne aveva elogiato i risultati impeccabili, facendole scudo di fronte ad ogni critica.

Cosa è cambiato? I soliti esperti di balistica rilevano che negli ultimi 20 giorni è saltato il sindaco Ignazio Marino. Abbattuto dal fuoco amico del Partito Democratico. E nella Capitale stanno saltando tutti gli equilibri. Nicola Zingaretti ha bisogno di fortificare tutti i posti chiave: la Sanità è uno dei presidi strategici, lì si vincono e si perdono le elezioni.

Non è un caso che i nomi dei due papabili in corsa per sistemarsi sulle macerie di Isabella Mastrobuono, i dottori Narciso Mostarda e Renato Sponzilli siano di chiara connotazione politica. Entrambi Pd di rigida osservanza ma di parrocchie differenti. Indispensabili per recuperare il legame con quei sindaci che finora hanno subito il peso della riorganizzazione sanitaria.

Alle prime palle di cannone arrivate sui bastioni di via Fabi Isabella Mastrobuono ha inviato un messaggio in codice ben chiaro: “Il mio compito – nel solco degli obiettivi assegnatimi dalla Regione – è stato quello di attenermi alle Linee Guida ed all’Atto Aziendale impegnandomi a fondo per riorganizzare ed innovare il sistema. Tradotto significa: ho eseguito, bene, il compito che mi avete assegnato. Ora che volete da me?

Una cosa è certa: Isabella Mastrobuono non è né un’ingenua né una martire. Non si farà crocifiggere nel piazzale della Asl. Ma una via d’uscita onorevole ritiene che le sia dovuta. Proprio perché ha svolto bene il suo compito. E fino a quando non le verrà offerto l’onore delle armi resterà asserragliata nel suo ufficio. A costo di restare sotto le macerie. Diventando un imbarazzante cadavere politico.