Il gioco di Mario Abbruzzese per arrivare alla candidatura

Mario Abbruzzese sapeva da oltre un mese che la candidatura a sindaco di Cassino poteva essere la sua. Ma ha fatto finta di niente. Con una strategia ben precisa. Che è stata vincente. Ecco quale.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Lo annuncerà martedì: Mario Abbruzzese farà credere al mondo di avere deciso soltanto quel giorno la sua candidatura a sindaco di Cassino. Invece, dietro quella data c’è solo una banale esigenza di bottega: Pasqua è uno dei soli 5 giorni in cui i giornalisti della carta stampata sono esentati dal lavoro. E quindi nessuno potrebbe raccontare la sua decisione, per due giorni su nessun congelatore di alcun bar di Cassino sarebbe poggiata una copia di giornale da sfogliare distrattamente, con il suo faccione sorridente ed il titolo in cui annuncia “Per il bene della mia città ho accettato la richiesta di scendere in campo“.

Mario Abruzzese sapeva tutto. Sapeva da tempo che a ridosso di Pasqua ci sarebbe stato il vertice in cui i big fanno il punto sulle Comunali. E che ci sarebbe stata la concreta possibilità di veder classificare Cassino come città strategica. E che gli chiedessero di candidarsi. A Roma, sul tavolo nazionale del Centrodestra, già dalla prima riunione Antonio Tajani aveva fatto segnare accanto alla voce ‘Cassino‘ il nome ‘Forza Italia‘.

Da quel momento, il resto è stato solo narrazione. Nulla più che epica quotidiana del nulla. Perché Mario Abbruzzese, consapevole del quadro nazionale, ha fatto finta di niente. Ha lasciato credere di non essere interessato, con finta noncuranza ha lasciato che fossero gli altri a portare avanti il dibattito politico. Che è servito ad una sola cosa concreta. Dimostrare a tutti che nessuno, al di là della propria personale vanità, era in grado di costruire una coalizione vincente.

I fatti, giorno dopo giorno, gli hanno dato ragione: nessuno è riuscito ad aggregare sul proprio nome l’intero centrodestra. Non ce l’ha fatta il vice presidente della Provincia Massimiliano Mignanelli (leggi qui La Lega boccia Mignanelli e oggi annuncia il candidato). Non c’è riuscito Giuseppe Sebastianelli, (leggi qui Scherzi a parte: la Lega brucia anche il candidato dell’Ugl). Nulla da fare per il coordinatore provinciale della Lega Carmelo Palombo che addirittura non è riuscito ad aggregare nemmeno il proprio Partito. Claudio Lena si è scottato due volte (leggi qui La Lega brucia il terzo candidato: scarica pure Lena).

Mario Abbrzzese li ha lasciati fare. Dicendo, ogni volta, Va bene: fateci voi un nome. E quel nome non arrivava mai, perché nessuno aggregava: tutti pensavano di essere un piccolo Klemens von Metternich di Cassino, incompreso per via della stupidità dei suoi interlocutori.

A Roma rimanevano increduli, con la mascella sempre più aperta. Mentre a Cassino si allungava l’elenco di quelli che poco alla volta andavano a schiantarsi, alla velocità della propria vanità, contro la solidità delle cose reali. La politica vera non è quella che si fa al Bar dello Sport, così come la panchina della Nazionale non è quella che si gestisce dalle colonne del Fantacalcio sulla Gazzetta.

Così, qualche giorno fa il sottosegretario Claudio Durigon ha fatto il primo passo: chiedendo a Mario Abruzzese se fosse possibile aggregare il Centrodestra. L’ex presidente del Consiglio Regionale del Lazio ci ha messo ventiquattr’ore. E lo ha riunito nel nome di Carlo Maria D’Alessandro. (leggi qui Il candidato è Carlo Maria D’Alessandro. Lega isolata, presenterà Palombo).

Poi ha ceduto il timone alla Lega. Ultimo supremo gesto di rinuncia. Che serviva solo ad una cosa: mettere a nudo che il Carroccio semplicemente a Cassino non esiste, non ha un cencio di candidato sindaco, riducendosi a mendicare candidati esterni: da Mignanelli a Sebastianelli, fino a Lena per concludere la serie scomodando una signora perbene come Paola Carnevale, senza neppure darle il tempo di passare dal parrucchiere o cambiarsi d’abito.

Ha fatto quasi tenerezza l’ingenuità politica con la quale l’onorevole Francesca Gerardi si è applicata alla missione: riuscendo solo a passare con disinvoltura dal ridicolo al tragico; dal ‘Mai con Forza Italia‘ e ‘Mai in lista con quelli di Mario Abbruzzese‘ fino agli applausi al sindaco Carlo Maria D’Alessandro appena 7 settimane dopo averlo buttato giù. Roba da seduta psichiatrica. (leggi qui Il peggiore incubo della Lega nel giorno della candidata). Si è superato il limite del patetico nella catastrofica conferenza stampa raccontata da Giorgio Pistoia (guarda qui) in cui si è chiesto conto di questo improvviso cambio di posizione. Ottenendo come risposta: “Io non l’ho vista sotto i tavoli mentre lei sentiva queste cose“. “Ma lo ha dichiarato Mignanelli dopo l’incontro con voi!“. “Chiedetelo a lui“. “Ma lo ha detto lei“. “Passiamo alle domande serie“.

Un disastro. Con conseguente fuga a gambe levate. (leggi qui La grande fuga dal centrodestra di Cassino).

Mario ha lasciato fare ancora una volta. Con il risultato che l’Udc non riusciva a chiudere la lista, Lega telefonava al Polo Civico per chiedergli di traversare i candidati nella sua lista: non si riusciva a chiudere nulla.

Alla fine è arrivata la telefonata. Fine dei giochi. Scatta l’accordo fatto all’inizio sul tavolo nazionale: Cassino tocca a Forza Italia. E Mario Abbruzzese ora è disposto ad accettare. Dopo avere dimostrato, con i fatti, che la sua candidatura non è l’imposizione dei tavoli romani. Ma solo la disperata necessità di affrontare le elezioni con qualche possibilità di vincerle.

Se vorrà, Mario si prenderà pure la Lega. Dipende da quanta folla si creerà dentro a Fratelli d’Italia: i luoghi con troppi galli non gli sono mai piaciuti, deve perdere troppo tempo a dimostrare che quello che canta meglio è lui.

La campagna elettorale è appena cominciata.

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