Un viaggio e due servizi. La visita di Antonio Tajani e Mario Abbruzzese all’ospedale di Alatri aveva due obiettivi: uno amministrativo ed uno politico. Il bersaglio amministrativo è quello di raccogliere il malcontento legato alle scelte sul San Benedetto fatte da Nicola Zingaretti ed attuate da Isabella Mastrobuono, individuare una possibile soluzione da portare in aula al Consiglio Regionale, ottenere una modifica all’Atto Aziendale nella parte che riguarda i reparti di Alatri.
L’obiettivo politico invece era uno solo: non il presidente Nicola Zingaretti, non il consigliere regionale Mauro Buschini che è nato ed ha famiglia ad Alatri, non il manager della Asl Isabella Mastrobuono. L’obiettivo era Antonello Iannarilli.
Il prossimo anno ad Alatri si vota e Iannarilli ha lasciato capire che potrebbe candidarsi a sindaco, sostenuto da una diverse liste civiche. Con o senza Forza Italia. Il modello Ceccano. Ed il Partito non può permetterselo. Non può collezionare un altro risultato politico come quello di Ceccano, ma neppure come quelli di Anagni e Cassino. Soprattutto, Forza Italia non può permettersi di continuare con il clima di frantumazione che ha iniziato ad innescarsi pericolosamente ed in maniera sempre più progressiva da un paio d’anni a questa parte: si regalano voti e consensi alle file renziane ed a quelle grilline.
Il consigliere regionale Mario Abbruzzese lo sa. Ed ha capito che è arrivato il momento di gettare un ponte verso Antonello Iannarilli. Ma Abbruzzese sa che il dialogo con Iannarilli in condizioni normali è complesso: hanno linguaggi differenti, approcci contrapposti, filosofie in contrasto, caratteri difficilmente conciliabili; Mario ragiona solo di testa ed è a ridosso del cinismo, Antonello ragiona solo di pancia ed è al confine con il populismo.
Occorreva un pontiere. Abbruzzese ha messo in campo Tajani. Perché sa che Iannarilli gli è ancora legato e tra i due c’è ancora dialogo. Soprattutto perché Tajani è il maestro del ‘divide et imperat‘: sa sfruttare in maniera magistrale le divisioni caratteriali e politiche interne, un po’ come faceva Stalin con i suoi generali che metteva sempre in contrapposizione, scatenando la rivalità ma ottenendo eccellenti successi per l’Armata Rossa.
L’altra mossa di Abbruzzese, dopo avere ottenuto la conferma della discesa di Tajani in campo ad Alatri, è stata quella di telefonare a Iannarilli. Ci tiene, a queste delicatezze, Antonello: i primi screzi con Mario si erano scatenati perché dopo una sconfitta elettorale non gli avevano telefonato per invitarlo ad un convegno. Invece Mario lo ha chiamato e gli ha chiesto di partecipare all’iniziativa per l’ospedale San Benedetto.
Per tutta la mattinata, Mario non ha fatto altro che lanciare messaggi: contrapposizione si, ma dentro lo stesso recinto politico; diversità si, ma nell’unità del Partito. Il resto lo ha fatto Antonio Tajani. Alla fine della visita al San Benedetto, i tre si sono visti intorno ad un aperitivo.
Le prove tecniche di riunificazione sono avviate. Iannarilli non si fida. Ma se vuole tornare subito in Regione sa che deve sperare in una candidatura di Abbruzzese alla Camera e nel suo successo. L’uno insieme all’altro, politicamente avvinghiati.