Abbruzzese: “Sto alla finestra e vi dico come finirà…”

Una vita in politica. Gli ultimi anni "al fianco di amici veri”. Il papà della legge elettorale regionale fa i conti con il cavillo che ha determinato la vittima illustre: il suo amico Pasquale Ciacciarelli. Cosa accadrà. E perché

Una vita in politica. Prima nella Democrazia Cristiana, facendo surf tra le correnti, senza mai farsi travolgere dalle onde. Poi civico in una prima Repubblica in pieno disfacimento, senza farsi impolverare dalle macerie. La svolta arriva con Forza Cassino, la civica che detiene la quota di controllo nei governi Di Zazzo e Scittarelli. È lui a determinare i temporali o il sereno su quelle giunte.

Poi la svolta: l’ingresso in Forza Italia: è il lancio su una pista superveloce. In due anni diventa consigliere provinciale di Frosinone, capogruppo, consigliere regionale del Lazio, presidente del Consiglio Regionale. Mario Abbruzzese ha un fiuto straordinario per capire dove sta andando il vento. Si è fermato quando su Cassino si è abbattuto lo tsunami del primo Movimento 5 Stelle.

Mario Abbruzzese, oggi cosa fa di mestiere?
Mario Abbruzzese alla presidenza dell’Aula regionale (Foto: Daniele Scudieri / Imagoeconomica)

Il facilitatore.

Che sarebbe?

Metto a disposizione la mia esperienza nel campo delle pubbliche amministrazioni, individuando il percorso più logico e lineare a chi deve interfacciarsi con un mondo che ha i suoi riti, i suoi linguaggi, i suoi percorsi e dove è facile perdersi.

Una specie di lobbista…

Per niente proprio. Il lobbista persegue gli interessi dei suoi clienti. Io mi limito a spiegare quali sono le logiche di un apparato con il quale ci si deve confrontare. Favorisco gli incontri e consiglio quale onda seguire. Ma il mio lavoro finisce lì. Il lobbista invece lavora per ottenere legittimamente leggi e provvedimenti: non è il mio mondo.

La politica?

La seguo.

Con chi sta oggi?
Mario Abbruzzese

Sono un libero pensatore di centrodestra che ha compiuto un percorso politico ben preciso e del quale non rinnego e non rimpiango niente. Oggi sto al fianco di amici veri. Sto con Pasquale Ciacciarelli, con Claudio Durigon, con Nicola Ottaviani.

Sono tutti esponenti della Lega: è un caso?

No, ho mantenuto una sincera e profonda amicizia con Pasquale Ciacciarelli. Gli ho dato una mano in queste elezioni Regionali. Ma sia chiaro: quei quasi 14mila voti sono esclusivamente merito suo. Io mi sono limitato a mettere a disposizione la mia esperienza: ho fatto talmente tante campagne elettorali che ormai le seguo ad occhi chiusi. E se posso togliere un po’ di peso ad un amico lo faccio ben volentieri. Allo stesso modo, in questi anni si è creato un rapporto di stima sincera con Claudio Durigon e con Nicola Ottaviani. Ed ogni volta che posso essere utile anche a loro non me lo faccio nemmeno chiedere.

Pasquale Ciacciarelli però è rimasto fuori dall’Aula della Regione mentre a Latina Angelo Tripodi è entrato con poco più della metà dei voti. Quella legge l’ha scritta lei: ha sbagliato in qualche passaggio?

Io ho portato in Aula un testo che era il più condiviso possibile. Poi c’è stato il dibattito e ci sono stati gli emendamenti. È chiaro che in Aula prevalgono interessi diversi da quell’equilibrio che io avevo cercato di disegnare. Non dobbiamo essere ipocriti: quella legge è stata modificata così com’è oggi perché a tanti conveniva che fosse così.

Sembra quasi una scusa…

La prova provata ce l’avete sull’agenda: guardate se la nuova Aula metterà all’ordine del giorno la modifica della legge elettorale. Non la modificherà nessuno. Perché a troppi conviene che sia così.

Pasquale Ciacciarelli resterà fuori da tutto?
Pasquale Ciacciarelli e Mario Abbruzzese

L’altro giorno, durante la riunione dei quadri regionali e degli eletti, Matteo Salvini ha detto che i quasi 14mila voti di Pasquale Ciacciarelli non possono restare fuori. Dietro al suo ragionamento c’è una precisa analisi politica.

Quale analisi?

Queste elezioni Regionali hanno detto che è finalmente in atto un processo di radicamento della Lega nel Lazio: lo dimostra il fatto che sono ben 4 i candidati che hanno superato i 10mila voti ma non hanno agganciato l’elezione. Il seggio di Ciacciarelli era scattato: ma poi c’è il comma successivo della Legge che salvaguarda le province, per paradosso ha tolto quel seggio alla Lega, lo ha tolto alla Lista Rocca ed a Forza Italia. E li ha dati a Fratelli d’Italia. Nella sua analisi, Matteo Salvini dice che candidati che godono di un enorme consenso ottenendo oltre diecimila preferenze sui loro territori devono essere considerati perché sa bene che altrimenti si mette a rischio lo sviluppo di quel processo di radicamento.

Chi dovrà individuare una soluzione?
Ottaviani, Ciacciarelli e Durigon

In questo momento la Lega può vantare due dirigenti di primissimo piano. Sono certo che il coordinatore Regionale Claudio Durigon possiede il tatto e la competenza necessari per costruire da buon padre di famiglia un nuovo equiliubrio regionale basato sui voti portati dai suoi candidati.

L’altro dirigente è Nicola Ottaviani, con il quale ai tempi di Forza Italia avevate qualche difficoltà ad entrare in sintonia

Con gli spazi che la Lega gli ha saputo garantire, Nicola Ottaviani ha messo in evidenza le sue doti di abile negoziatore e di fine diplomatico. Guidando il Partito ha avuto la capacità di costruire una squadra ed un’armonia che sono fondamentali per la crescita dei consensi. Altrimenti la politica sarebbe solo aridità.

E lei, entrerà nella Lega?

Starò sempre a disposizione degli amici veri.