Addio all’ultima cattedrale nucleare d’Italia. E’ a Latina

Il ministero per lo Sviluppo dà disco verde al 'decommissioning' della centrale di Borgo Sabotino. Se ne occuperà Sogin. Che metterà la parole fine al ciclo del nucleare in Italia.

Negli anni ’60 era la più potente in Europa, un simbolo della potenza industriale italiana e della sua ingegneria: la centrale nucleare di Latina è spenta dal 1987 e da anni è classificata “in smantellamento”. Una toppa con la quale aspettare che ci fossero i soldi necessari al ‘decommissioning‘. Per lei e per tutti gli altri sette reattori che fino a quel momento garantivano energia nucleare all’italia. Ora Il Ministero dello Sviluppo Economico ha approvato, su parere dell’Autorità di sicurezza nucleare (ISIN) e delle altre Istituzioni, il decreto di disattivazione della centrale nucleare di Latina.

È il provvedimento consente a Sogin, la società che si occupa della procedura, di avviare le attività previste nella fase 1 del programma generale di decommissioning dell’impianto. Con il duplice obiettivo di incrementare i livelli di sicurezza e ridurre l’impatto ambientale.

Via boiler ed altezza

La centrale di Latina

Le principali attività previste riguardano lo smantellamento dei sei boiler, per un peso complessivo di oltre 3.600 tonnellate. Poi l’abbassamento dell’altezza dell’edificio reattore da 53 a 38 metri, che modificherà lo skyline del sito. Saranno, inoltre, smantellati edifici e impianti ausiliari. Tali operazioni vanno ad aggiungersi a quelle già realizzate o in corso nell’impianto.

 Quello di borgo Sabotino è anche uno degli impianti più difficili da mettere in sicurezza. Durante i sopralluoghi i tecnici hanno rinvenuto anche amianto e cloruro di vinile. Si tratta della sostanza protagonista del disastro di Porto Margera una ventina di anni fa. Inoltre l’impianto funzionava con la tecnologia ‘gas-grafite’.

Si tratta dell’unica tecnologia sulla quale non c’è ancora una soluzione condivisa a livello internazionale per lo smantellamento.

Lavori fino al 2027 per 270 milioni

La centrale di Latina

Dove andranno allora quei materiali? Lo spiega tra le righe la Sogin, nel comunicato con cui annuncia la firma. “Al termine, i rifiuti radioattivi, pregressi e prodotti dal decommissioning, saranno stoccati in sicurezza sul sito. Questo sia nel nuovo deposito temporaneo che in alcuni locali dell’edificio reattore. Si tratta di locali appositamente adeguati così da non realizzare ulteriori strutture”.

La centrale di Latina è l’ultima delle quattro centrali nucleari italiane ad ottenere il decreto di disattivazione. La conclusione della prima fase del decommissioning è prevista nel 2027, per un valore complessivo delle attività di 270 milioni di euro.

Su tutto però pende la decisione che nessuno ancora vuole prendere: il sito nazionale nel quale stoccare le scoruie nucleari italiane. Solo con la disponibilità del Deposito Nazionale, sarà possibile avviare la seconda e ultima fase con lo smantellamento del reattore a gas grafite. Quando tutti i rifiuti radioattivi saranno conferiti al Deposito Nazionale e i depositi temporanei saranno demoliti, il sito verrà rilasciato. Sarà fatto senza vincoli di natura radiologica. Così il sito sarà restituito alla collettività per il suo riutilizzo“.

L’AD Fontani: quinto intervento, poi la questione nucleare è chiusa

Stefano Patuanelli Foto © Imagoeconomica / Livio Anticoli

L’amministratore delegato della Sogin, Emanuele Fontani, non ha nascosto la sua soddisfazione. Lo ha fatto per quello che in una nota descrive come step cruciale.

Per cosa? Per la chiusura definitiva della ‘scelta’ nucleare dell’Italia. “Siamo soddisfatti per l’emissione di tale decreto. E’ il quinto dopo quelli ottenuti per l’impianto di Bosco Marengo e le centrali di Trino Vercellese, Garigliano e Caorso. Si tratta di un passaggio cruciale per la chiusura del ciclo nucleare italiano, che ci consente di entrare nel vivo del decommissioning della centrale pontina. Questo provvedimento conferma la proficua collaborazione fra i diversi soggetti istituzionali coinvolti nello smantellamento degli impianti nucleari”.