Addio caro Senato: niente posti in più passando dalla Regione

Se qualcuno aveva preparato la valigia immaginando di sistemarsi a Palazzo Madama facendo tappa di poche ore alla Regione Lazio, può disfarla. Non ci sono scorciatoie per arrivare al Senato nel testo della riforma approvato in giornata. L’articolo due appena approvato stabilisce che ad «eleggere i futuri senatori saranno i Consigli regionali».  Ma soprattutto dice che andranno scelti «tra i propri componenti». In pratica: niente aumento dei consiglieri regionali per poi dirottarli a palazzo Madama. Nel Lazio 5o sono  i consiglieri regionali e 50 resteranno. La differenza è che dalla prossima elezione una parte di loro dovrà fare il ‘doppio lavoro’, sia il consigliere regionale che il senatore.

Se qualcuno sperava che la Regione servisse come ‘luogo di passaggio’ per essere poi girato al Senato una volta eletto alla Pisana, deve rivedere i propri conti.

La nuova norma prevede che la scelta dei Consigli Regionali, per quanto riguarda i senatori-consiglieri, dovrà essere «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge» elettorale che dovrà essere varata successivamente. La ripartizione dei seggi tra le Regioni sarà «in proporzione alla loro popolazione», e nessuna Regione potrà avere meno di due senatori, come due ne avranno le Province autonome di Trento e Bolzano.

Tradotto, significa che insieme al voto per il Consiglio Regionale verrà espresso anche un voto per indicare quale consigliere vogliamo che vada a fare anche il senatore. E che il Senato dovrà solo ratificare quella scelta.
Ancora non si sa – perché questo poi verrà stabilito con la legge ordinaria – se ci sarà anche un vincolo territoriale, ad esempio: 3 a Roma, 1 per Frosinone – Latina ed uno per Rieti – Viterbo. Ma in assenza di una norma, siamo nel campo delle ipotesi.
Nel Lazio il numero dei senatori scenderà da 17 a 5: perché il nuovo Senato sarà composto da 100 senatori, di cui 95 rappresentativi delle istituzioni territoriali e 5 che possono essere nominati dal Presidente della Repubblica. I 5 dovranno comprendere sia i rappresentanti della maggioranza che dell’opposizione. Ed uno di loro dovrà essere un sindaco.
Una sola cosa è certa: niente posti in più per i politici del territorio.