Addio a Checco Gargani il democristiano eretico

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Nasce andreottiano, come tutti i democristiani della sua epoca in provincia di Frosinone. Ma con il divo Giulio ci è rimasto poco. Perchè Francesco Gargani da Ferentino è stato da subito un eretico all’interno dell’ortodossia di Partito.

Troppa folla intorno al signore delle preferenze nella Dc di quegli anni. Quelli della ricostruzione e del boom economico. Checco non sopportava stare nelle folle: lui le arringava. E ne otteneva il voto. Così scelse di stare dove c’era meno gente: democristiano in una Ferentino che era feudo comunista, basista Dc in uno Scudo Crociato che in quell’area era proprietà privata di Andreotti.

Fu partendo da lì che costruì la sua carriera politica. Lunga cinquant’anni. Fatta con la sciabola più che con il fioretto, con l’astuzia più che con la pazienza. Sindaco per anni, non si era affievolito nemmeno quando era all’ombra di Francesco Scalia al quale aveva spianato la strada contribuendo a farlo diventare giovanissimo sindaco di Ferentino: dopo tre anni di amministrazione si stava organizzando il grande trappolone che avrebbe mandato a casa il giovane avvocato che si affacciava sulla scena politica; Checco firmò con i congiurati per far cascare il sindaco ma un secondo prima della presentazione del documento ritirò la firma. Con la conseguenza che Scalia rimase in sella ed i firmatari della mozione vennero sostituiti ad uno ad uno.

Sfrontato senza sconfinare nell’arroganza, indifferente fino a sembrare supponente, non si faceva impressionare dagli avversari: la sua conoscenza del mondo amministrativo gli permetteva di aggirare qualsiasi ostacolo. Come la volta che riuscì a metterla nel sacco a comunisti e andreottiani: appoggiò Paolo Tuffi alla Regione e incassò i voti che riportarono un democristiano ferentinate, lui, in Consiglio Provinciale dopo decenni di assenza.

E una volta in Provincia, ne divenne pure presidente. Ad uno così, Berlusconi non poteva piacere. Così, quando seppe che Giuseppe Patrizi, responsabile del collegio elettorale di Ferentino per la neonata Forza Italia, stava organizzando i bus per andare a sostenere i primi comizi oceanici del nuovo divo Silvio, lo gelò dicendogli «Ho saputo che stai organizzando le gite come Mitilda» Era la fruttivendola del quartiere Colle Pero che organizzava le gite ai santuari. Tutto lui, feroce, dissacrante, mai triviale.

Arrivato il momento di passare il testimone, Checco Gargani non si era ritirato: aveva semplicemente concesso ad altri di entrare in municipio al suo posto. Lui continuava ad assistere ai consigli comunali, appoggiato alla balaustra in legno che separa gli amministratori dal pubblico. E scuoteva la testa, commentando «Qui sopra non capite niente nessuno…” E temendo che qualcuno potesse offendersi aggiungeva «A cominciare da mio figlio».

Eretico fino alla fine.