“Adesso tocca a me”: cosa c’è dietro l’eterna campagna acquisti del centrodestra

Da due anni non si contano i passaggi e le uscite all’interno del quadrilatero Lega-Fratelli d’Italia-Forza Italia-Cambiamo. Da Iannarilli ad Abbruzzese, da Ciacciarelli a Ottaviani. Con un unico obiettivo: giocarsi le carte per una candidatura che conta e regolare qualche… conto politico.

Una campagna acquisti che va avanti senza mai un momento di pausa, quella che si sta sviluppando da ormai più di due anni (almeno) all’interno del centrodestra provinciale. Con passaggi da Forza Italia a Cambiamo, dalla Lega a Fratelli d’Italia (e viceversa), da Forza Italia alla Lega e a Fratelli d’Italia. Con una caratteristica: si tratta di adesioni che avvengono tutte nell’ambito di chi politica la fa già da anni. Non ci sono passaggi di esponenti della società civile, di giovani che mai hanno fatto attività amministrativa ma sono promettenti. Soltanto sindaci e consiglieri comunali, al massimo esponenti provinciali e perfino qualche consigliere regionale.

L’elemento di valutazione non è quanti voti di opinione si possono ottenere attraverso un’adesione, ma quanti “soldati” si portano all’interno del Partito. Si guarda cioè al consenso organizzato, utile per provare a vincere le comunali, ma soprattutto le regionali o le politiche.

Mario Abbruzzese, Pasquale Ciacciarelli, Antonello Iannarilli Foto © Emiliano Lanni

L’altra faccia della medaglia sono i “soldati” che non aderiscono, che restano fuori. O perché giudicati ingestibili politicamente o perché non interessati ad un modello rigido di caserma in servizio permanente effettivo.

Inoltre chi ha un obiettivo importante tende a selezionare gli ingressi, non a spalancare le porte. È l’esperienza che sta facendo in questo periodo di passaggio alla Lega Pasquale Ciacciarelli, consigliere regionale di Forza Italia, poi passato a Cambiamo e quindi alla Lega. Con una costante: Mario Abbruzzese un passo dietro di lui, come Cardinale Richelieu. Ciacciarelli punta alla conferma come consigliere regionale della Lega e sta lavorando per quello. (leggi qui La Lega rigetta Ciacciarelli: «improvvido». E impone lo stop ai suoi generali)

Il discorso riguarda naturalmente molti altri. In Fratelli d’Italia Antonello Iannarilli e Alessia Savo cercheranno candidature importanti: politiche, regionali, comunali. Perfino i tanti rientri in Forza Italia, Peppe Patrizi l’ultimo in ordine di tempo, hanno una prospettiva del genere.

Ma forse c’è anche di più, vale a dire la legittima ambizione che dopo anni di onorata carriera politica o partitica nello schieramento di centrodestra (pur passando da un partito all’altro) si possa avere un’opportunità importante per un vero salto di qualità. Tipo: “adesso tocca a me”. Altrimenti “me ne vado”.

MARINO MASTRANGELI, DIVENTATO SENATORE CON 64 CLIC

L’esempio emblematico è la chiusura a saracinesca attuata da molti ambienti territoriali della Lega verso gli innesti dovuti all’arrivo di Pasquale Ciacciarelli. È stato quasi un “e voi che volete, noi siamo in fila da prima”.

Si tratta di una recente visione della politica, sdoganata dal fallimento delle cliccarie introdotte dal Movimento 5 Stelle: non è tanto importante avere una moralità specchiata, un’autorevolezza riconosciuta, una competenza profonda. È diventato più importante avere un buon numero di clic. In assenza del requisito della competenza è logico che tutti rivendichino il diritto di poter aspirare ad una candidatura ed un’elezione. Che senza il filtro delle preferenze, avviene a prescindere: che si sia il professor Rubbia o si sia una capra patentata. Altrettanto logico che se Matteo Salvini dice che per vincere servono le preferenze e non i clic, si lamenti chi pensava di avere dei diritti solo per essere salito prima sul Carroccio.

Ma è proprio così che delle adesioni, per quanto eccellenti, fanno crescere un Partito?