Rompicapo Palozzi: fine della sospensione ma non può rientrare in Regione

Caos nell'Aula della Regione Lazio. Riammesso Adriano Palozzi (Forza Italia) dopo la revoca dei domiciliari. Ma non può rientrare: c'è un nuovo provvedimento di interdizione

«Bentornato in Regione Lazio, Consigliere. Anzi, non metta proprio piede in Aula e se ne torni a casa»: è un rompicapo giuridico il caso del consigliere regionale Adriano Palozzi. Arrestato nell’ambito dell’inchiesta sul nuovo stadio della Roma (leggi qui Stadio della Roma, cosa inguaia il vice presidente della Regione Palozzi (FI) l’ex assessore Civita (Pd) e il M5S), sospeso dalla carica e sostituito per via dell’impedimento che non gli consentiva di partecipare alle sedute (leggi qui Regione, Palozzi sospeso: al suo posto entra Angelilli. E Cangemi vice presidente), infine tornato libero (leggi qui Palozzi torna libero: dovrà essere riammesso in Consiglio Regionale).

E oggi è tonato al suo seggio in Regione Lazio. Ma non l’hanno fatto entrare.

Il rompicapo giuridico

La revoca degli arresti domiciliari ha fatto venire meno la decadenza temporanea dalla carica imposta dalla legge Severino. In pratica, non c’è più alcun motivo che impedisca all’ex vice presidente del Consiglio regionale (eletto nelle file di Forza Italia) di partecipare ai lavori.

Oggi il presidente del Consiglio regionale del Lazio Daniele Leodori, ha formalmente riammesso Palozzi nell’assemblea elettiva. Ha salutato e ringraziato l’onorevole Roberta Angelilli, prima dei non eletti in Forza Italia, che ha sostituito il suo collega durante il periodo di impedimento.

Tutto finito? Al contrario. Si inizia adesso. Perché al presidente Leodori è stata notificata anche un’ordinanza del giudice con cui si dispone l’interdizione temporanea dalle funzioni pubbliche per lo stesso Palozzi. In bare alla quale non può piede alla Pisana.

In pratica, l’esponente azzurro formalmente può tornare in Aula. Ma non nella sostanza.

Un nuovo ricorso

Per uscirne, Adriano Palozzi deve presentare un nuovo ricorso con cui contestare il nuovo provvedimento.

Non è un problema di poco conto. Perché a questo punto manca un consigliere all’opposizione e l’Aula non è nella sua composizione perfetta. Si poteva tenere Roberta Angelilli oppure richiamarla? No, perché l’atto di nomina faceva riferimento ad uno specifico provvedimento: quello dell’arresto, ormai scaduto. Ora si dovrebbe ripetere tutto per nominare il supplente sulla base della nuova disposizione del giudice.

Il caso ha tenuto banco per tutta la mattinata in Aula: l’opposizione si è attestata in trincea nel tentativo di recuperare un suo consigliere, Palozzi o Angelilli, pur di non scendere di numero

Il Diritto

«Capisco la difficoltà interpretativa – ha detto il capogruppo di Fdi Fabrizio Ghera– ma l’opposizione deve essere rapresentata, in questo modo si lede il plenum del Consiglio regionale». Sulla stessa linea Giancarlo Righini: «È limitato il potere rappresentativo delle opposizioni».

Ma il presidente del Consiglio regionale Daniele Leodori ha respinto le contestazioni, citando le norme e le loro interpretazioni: «Il Consiglio non è un organo imperfetto, è perfetto e ha 51 consiglieri. Uno di loro ha un impedimento che sarà risolto in altre sedi, e non può essere risolto nella nostra Assemblea».

Ha spiegato il presidente che l’eletto «per il quale vengono meno le condizioni di decadenza temporanea prevista dalla legge Severino deve essere reintegrato il prima possibile. Sull’altro provvedimento il Consiglio non può esprimersi, non possiamo sindacare il provvedimento di un giudice che dispone l’interdizione dai pubblici uffici». 

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