Aeroporto, il giudice esamina le carte il 16 dicembre

Il quesito è di una semplicità imbarazzante. Ma occorrerà un processo per trovare una risposta.

La domanda è questa: l’allora potentissimo ministro Beppe Fioroni, oggi autorevole presidente della Commissione di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, era presente a se stesso e quindi capace di intendere quando, componente del Governo Prodi, mise una buona parola sul progetto per realizzare a Viterbo il nuovo aeroporto del Lazio destinato ad assorbire il traffico di Ciampino?

Il quesito ne pone un altro: l’allora governatore del Lazio Piero Marrazzo, costretto a lasciare la politica in quanto vittima di un ricatto personale e non per essersi appropriato di denaro, era lucido quanto il signor ministro, quando accordava il suo placet alla legge regionale che prendeva atto della situazione e autorizzava la Regione ad entrare nella società per la costruzione dell’aeroporto a Frosinone, purché fatto con capitali privati?

 

Si parte da qui per capire se siamo stati presi tutti quanti per il naso nel corso degli anni Novanta e seguenti, quando ci è stato detto che c’era la possibilità di realizzare l’aeroporto a Frosinone. E per questo venne messa su una società – con capitali pubblici – incaricata di promuovere la realizzazione della struttura. Ne facevano parte la Provincia, la Camera di Commercio, il consorzio industriale, i Comuni più importanti nell’area. E siccome ci credevano tutti, si portarono avanti e fecero una seconda società: quella che una volta fatto l’aeroporto, doveva gestirla.

Il problema è che il sostituto procuratore Adolfo Coletta è fermamente convinto che quell’aeroporto volasse solo nella testa di alcuni politici locali (leggi qui il precedente). Ha indagato per due anni e ora il giudice Antonello Bracaglia Morante esaminerà tutti gli indizi e le fonti di prova che sono state raccolte dalla Digos. Ha fissato l’udienza al 16 dicembre prossimo a Frosinone.

 

Mettiamo le mani avanti: non deve entrare nel merito della causa e stabilire se l’aeroporto si poteva o non si poteva fare; non deve dire se il dottor Coletta ci ha visto giusto o se l’aeroporto era realizzabile. La funzione del giudice delle Udienze Preliminari è quella di stabilire se ‘ci sta la ciccia per fare il processo oppure stiamo perdendo tempo‘. In termini più seri: gli elementi raccolti sono talmente solidi da reggere un processo? Oppure gli elementi portati dalla difesa sono tali da rendere inutile un dibattimento?

Il dottor Coletta, magistrato di lungo corso, ipotizza il reato di peculato. Cioè avere sperperato denaro pubblico, spendendo soldi per un aeroporto che si sapeva benissimo non si potesse fare. E chi lo dice che non si poteva fare? Al fascicolo ha allegato «la espressa comunicazione del Ministero dei Trasporti» ed «i rapporti negativi dell’Enac che con ben cinque studi e pareri aveva ripetutamente evidenziato, dal novembre 2006 al maggio 2007, tutte le criticità che non avrebbero mai potuto consentire la realizzazione dell’ aeroporto commerciale di Frosinone».

Nonostante questo, rileva la procura, i presidenti della Aeroporti di Frosinone SpA Francesco Scalia, Giacomo D’Amico, Gabriele Picano, continuavano a spendere denaro pubblico. Per pagare la struttura, i dipendenti, gli studi, consulenze del tutto inutili. Tutta la giostra è costata poco più di 3,2 milioni.

Nell’elenco mancano due presidenti: Antonello Iannarilli e Peppe Patrizi. Non mancano perché il dottor Coletta se ne sia dimenticato. Non ci sono perché loro, appena insediatisi, presero atto che l’aeroporto non si poteva fare ed avviarono la liquidazione dell’ente.

 

I tre presidenti e lo storico direttore Alessandro Minotti (ma per lui è stata chiesta l’archiviazione), ribattono in sostanza che l’aeroporto si poteva fare eccome (leggi qui la posizione della difesa). Dicono che si era partiti con un progetto per fare l’eliporto nel quale spostare tutta l’elicotteristica della Protezione Civile. Poi si era pensato ad un aeroporto in base ai nuovi orientamenti del governo dell’epoca. Infine si era tornati ad un eliporto o scalo più ridotto.

Ma soprattutto sostengono che il progetto per l’aeroporto arrivò di fronte alla commissione del ministero dei Trasporti in cui si decise invece di realizzarlo a Viterbo; e arrivò nell’aula della Regione Lazio che in base agli studi ritenne di finanziarlo con una legge regionale.

Il 16 dicembre il giudice dice se c’è la ciccia per un processo. Che verrà celebrato il prossimo anno.

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