Al tavolino di Forza Italia: 4 caffè e una data per le elezioni, 9 giugno 2019

I venti di crisi nella maggioranza. Il primo scontro serio tra Di Maio e Salvini. Al quale non conviene più rimanere attaccato al M5S. I generali di Forza Italia si preparano. C'è una data possibile: 9 giugno 2019

Roma, ora di colazione. Nella saletta del famoso bar ci sono quattro dei vertici nazionali di Forza Italia. Prendono il caffè in tre, uno chiede ‘un cappuccio’ e due ordinano anche il cornetto: “Quello mio, lo sai qual è…” dispone uno con confidenza al cameriere. È lì che viene gettata sul tavolino la data, domenica 9 giugno 2019: se c’è la crisi la prima data utile per il voto è quella. Crisi lampo e quasi indolore.

Dei quattro signori al tavolo, tre avrebbero un ruolo di primissimo piano nella gestione delle candidature e nell’organizzazione della campagna elettorale. Sono già stati messi in pre allerta da Antonio Tajani, numero 2 di Forza Italia dopo Silvio Berlusconi.

Quello con i capelli grigi parla di una linea tra il Cav e Matteo Salvini che non si è mai spezzata. E che in questi giorni si è intensificata. Perché il vice premier si è reso conto che il mondo industriale al Nord sta iniziando «a guardare oltre, una parte sta seguendo con attenzione Zingaretti e qualcuno ha anche dato il suo sostegno apertamente». Alla sua sinistra, il signore con la camicia di sartoria, l’unico con accento romano ma appena accennato, deve avere ultimato da poco una ricognizione tra le linee di Forza Italia in Nord Ovest. Riferisce agli altri che «Il nostro mondo è confuso: vedono bene Matteo perché è pragmatico ma dicono che sia allo sbando perché gli manca al fianco uno come il nostro presidente. Dicono tutti la tessa cosa: che è da pazzi, nel pieno di una recessione, dare un calcio a 800 milioni di euro dell’Ue per la ferrovia ad Alta Velocità. Vogliono un nuovo Governo».

Quello che parla raddoppiando le b, mettendone qualcuna al posto delle p, analizza la situazione. E dice che si deve andare al voto adesso. Prima che Nicola Zingaretti riorganizzi il Partito: «Entro un anno non li teniamo più». Ha sullo smartphone il sondaggio riservato: noi teniamo, ma il Cinque Stelle crolla. Ci sono zone nelle quali non si sono più visti dal giorno dopo le elezioni.

Lì il signore con i capelli grigi cala la data: dice di averne parlato «con il Presidente». E spiega agli altri che tutti i sondaggi a un anno stimano un totale cambio di scena: «Perché i dati sulla crescita hanno fottuto il Movimento 5 Stelle, il Paese non è cresciuto. Nemmeno un quinto di quello che loro prevedevano. I soldi per pagare il reddito di cittadinanza non ci sono più, la storia di Quota 100 reggerà un anno al massimo. Tra un anno i grillini non esisteranno più ma il nostro problema è che stanno portando a fondo anche Matteo. Il Presidente glielo ha detto».

Quello con la camicia bianca spiega che lo scoglio da evitare è il Governo Tecnico: perché metterebbe a punto «un Def lacrime e sangue peggio di quello scritto da Mario Monti». E smaschererebbe il clamoroso ammanco maturato nell’ultimo anno. Allora meglio il voto. «Prima che Zingaretti prenda in mano il Pd, ora che il Presidente può ancora darci una mano scendendo di nuovo in campo».

La prima data utile? Domenica 9 giugno 2019.