Alatri, lì dove il centrodestra sta provando a ridisegnarsi

Forza Italia, insomma, non esiste più. La sezione ciclopica ha chiuso anni fa e nessuno sembra disporre delle motivazioni necessarie a mettere mano alla serratura. Eppure il suo ex leader è quello che nell'ombra si muove più di tutti

Ad Alatri c’è un buco e chi arriva prima può infilarcisi dentro. Il centrodestra, dopo l’addio dato da Antonello Iannarilli a Forza Italia, è in fase di riorganizzazione. Meglio dire “sarebbe“, perché di movimenti veri, a guardar bene, non se ne vedono. Ci sono, più che altro, dei ricollocamenti.

Partiamo proprio dal partito guidato da Antonio Tajani. Iannarilli, questo dicono le voci di corridoio, dovrebbe ufficializzare il suo passaggio nella creatura totiana – meloniana. La “cosa” di centrodestra che dovrebbe nascere subito dopo le Europee. La famosa “spalla” della coalizione sovranista guidata da Matteo Salvini.

Lo spazio c’è. Giorgia Meloni ha capito che a destra i voti rimasti sono pochi – il Carroccio ha cannibalizzato tutto – e sta modernizzando le istanze di Fratelli d’Italia, pescando al centro. Dov’è possibile rintracciare quei consensi per arrivare al fatidico (e necessario) 4%: serve a ottenere seggi a Bruxelles, ma pure per rimanere a galla sul piano nazionale.

Toti è ben disposto a strappare, a patto che questo significhi uscire dallo stallo forzista. In questa chiave va interpretato l’ingresso dell’ex presidente della provincia, che in Ciociaria, però, troverà sulla sua strada Massimo Ruspandini, che è già senatore e che non ha alcuna intenzione di mollare lo scettro di primus inter pares. Ad evitare lo scontro tra titani saranno due elementi che da sempre in politica sono stati un eccezionale antidoto: una sana conta alle Europee per ricordare chi pesa e chi no, una netta divisione di ruoli per fare in modo che non possano esserci competizioni fratricide bensì appoggi incrociati.

Iannarilli ad Alatri non rappresenta solo se stesso, ma tutto il mondo di Forza Italia. Il partito di Berlusconi, allo stato attuale delle cose, non può contare su consiglieri comunali, forse neppure in un coordinatore,  in una delle città più grandi della provincia di Frosinone. Il che, a tre mesi da una competizione decisiva per tutti, non costituisce certo un segnale positivo.

Gli “iannarilliani” hanno sempre riempito le liste: da quella di partito a quelle delle liste civetta. Ci sarebbe la parte intercettata da Mario Abruzzese in prossimità delle passate elezioni comunali, ma Roberto Addesse, che sembra puntare alla carica di primo cittadino, è passato in Lega, mentre l’avvocato Enrico Pavia e Nazzareno Costantini, gli altri due
consiglieri comunali, sembrano triangolare con Tarcisio Tarquini, che viene da sinistra, al fine di comporre una grande coalizione.

Forza Italia, insomma, non esiste più. La sezione ciclopica ha chiuso anni fa e nessuno sembra disporre delle motivazioni necessarie a mettere mano alla serratura.

Il consigliere Maria Teresa Graziani, ancora, ha già comunicato di voler seguire il cognato, che è sempre Antonello.

Fratelli d’Italia, invece, non ha mai attecchito. La destra alatrense si è dissolta in mille rivoli senza trovare compattezza. Fausto Lisi è il presidente del consiglio comunale, viene da Alleanza Nazionale, ma non ha mai aderito alla creatura di Giorgia Meloni, Fabio Rampelli e Guido Crosetto: ha preferito sostenere la coalizione di centrosinistra.

Ci sarebbero i ragazzi dell’associazione “Radici“, che per buona parte provengono da quella che una volta era il movimento giovanile di Alleanza Nazionale, ma hanno individuato nella Lega un interlocutore privilegiato. A guidarli ci pensa Giuseppe Pizzuti, già reduce da una buon risultato all’ultima tornata, ma il ragazzo non ha chiuso il canale di dialogo col suo mentore che, guarda caso, è stato e rimane l’ex deputato berlusconiano.

Iannarilli, insomma, non appartiene più alla formazione politica che ha contribuito a fondare, ma ne incarna ancora tutte le velleità dirigistiche: muove le fila, pur rimanendo fermo.

Dei salviniani abbiamo parlato già due volte: c’è bagarre tra i due
consiglieri comunali Borrelli e Addesse (leggi qui Addesse e Borrelli: in due sul Carroccio, ma c’è spazio per uno). Al punto che in città non viene formato il Gruppo consiliare. Eppure, il Regolamento sul Funzionamento del Consiglio Comunale prevede che per costituire un Gruppo consiliare occorrano due consiglieri. Borrelli ha aderito alla Lega nel 2017, Addesse lo ha fatto nel 2018 sottoscrivendo la tessera numero 112480.

Negli ambienti si vocifera che l’onorevole Francesco Zicchieri abbia posto un aut – aut al primo: o col Carroccio o con Alleanza per Alatri, che tradotto nella lingua dei non addetti ai lavori significa che il capogruppo leghista vorrebbe scongiurare l’ipotesi per cui Borrelli, alla fine della fiera, finisca per non presentare il simbolo e per candidarsi, magari, con qualcun altro.

Ad Alatri – dicevamo – c’è un buco, che assomiglia a una voragine e che è collocabile nel centrodestra. Il fattore divertente, per usare un eufemismo, è che l’esponente in grado di riempirlo potrebbe essere lo stesso che quel buco lo ha alimentato.

Se la mossa di Iannarilli dovesse andare a buon fine, considerata la non organizzazione leghista, lo svuotamento forzista e la mancata aggregazione ruspandiniana, Antonello si ritroverebbe, ancora una volta, a occupare il ruolo di leader di coalizione. E questa volta, magari, senza aver sgomitato con troppa intenzione.

Ci  sono buone notizie, intanto, per l’onorevole Luca Frusone, più volte accostato alla mancanza di radicamento territoriale: Luigi Di Maio, dopo le elezioni regionali abruzzesi, ha in parte aperto alle civiche. Frusone, in sintesi, potrebbe accodarsi ai Pavia e ai Tarquini, dando vita a una coalizione “Carrozzone“. Di renatozeriana memoria. “Il Carrozzone va avanti da sé” – cantava il leader dei sorcini, un po’ come Iannarilli, che non ha ancora fatto un passo, ma che è già avanti.

Come mai, ci si chiederà, tutta questa attenzione nei confronti delle comunali, dato che a conti fatti mancherebbero un paio d’anni? Nelle ore scorse il sindaco Giuseppe Morini è stato iscritto nel Registro degli Indagati dalla procura di Frosinone: un atto dovuto con il quale poter verificare il contenuto di una perizia giurata grazie alla quale è stato possibile completare un capannone industriale.

Se i tempi di quelle verifiche dovessero allungarsi, intorno al sindaco inizierebbe un lungo assedio politico. Di fronte al quale gli schieramenti stanno già iniziando a posizionarsi.

(A.A.)