Allarme siccità, ma nel Lazio le cose vanno meglio

Il nuovo allarme sui cambiamenti climatici. E sulla siccità. Ci costringerà a cambiare abitudini alimentari. Nel Lazio arrivano i primi risultati delle nuove strategie Anbi

L’ultimo allarme lo ha lanciato l’Onu attraverso gli scienziati dell’Ipcc, l’Intergovernmental Panel on Climate Change, ovvero il braccio scientifico delleNazioni Unite che si occupa di cambiamenti climatici. Prevedono un alto rischio siccità, incendi, ulteriore scongelamento del permafrost e insicurezza alimentare. Più di un quarto della terra del Pianeta è soggetta al «degrado indotto dall’uomo». Un allarme che nel Lazio era stato lanciato nei giorni scorsi da Anbi, l’associazione che riunisce i consorzi di bonifica italiani (leggi qui L’allarme di Gargano: «Il clima cambia, salviamoci finché siamo in tempo»).

Gli scienziati dell’Onu prvedono che dovremo cambiare le nostre abitudini alimentari. E mangiare cose che richiedono meno energia per essere prodotte. Anbi è un po’ più ottimista, sulla base di un’esperienza precisa: fare sistema sulle emergenze climatiche del Lazio ha pagato. A confermarlo sono dati ed esito delle prestazioni sul campo, sollecitate dai recenti episodi di clima estremo.

Era stato il direttore nazionale Massimo Gargano a svecchiare mission e ambiti operativi dell’organismo: consumo del suolo, caos idrogeologico, clima estremo e una certa nomea di carrozzone burocratico erano diventati sfide da raccogliere. Equivoci da chiarire, una volte per tutte.

Nel Lazio va meglio

A livello regionale i risultati si stanno vedendo. È Luciana Selmi, presidente di Anbi Lazio, a proclamare la sconfitta delle criticità: «Sta rispondendo al meglio il sistema idrico regionale in questa fase di caldo torrido e di elevato fabbisogno di acqua. Inoltre, anche le sollecitazioni del mondo produttivo agricolo e, più in generale, dei territori sono state finora soddisfatte. L’obiettivo è diffondere ulteriormente la cultura della gestione e dell’uso intelligente e responsabile delle risorse idriche che, come purtroppo, a torto, si pensa, non sono infinite».

Perché alla fine la mission di un ente che, manco a dirlo, ha sede in Via delle Idrovore di Fiumicino non può che essere quella: gestire le risorse idriche secondo una direttrice green e di tutela del territorio.

Ma non basta, sull’onda del “fare squadra” che dell’Anbi pare essere il nuovo mantra si approfondiranno “proposte progettuali da presentare in Regione Lazio. Partendo per esempio – spiega il direttore regionale Andrea Renna dalla necessità di dotare anche i nostri territori di bacini d’accumulo idrici. Sono strategici per fronteggiare prolungati periodi di siccità».

Perché sono così importanti quei bacini? «Perchè nel recente passato la loro assenza ha compromesso i raccolti agricoli, mettendo a repentaglio la continuità delle produzioni agroalimentari di qualità, il reddito. E in qualche caso, la sopravvivenza stessa delle aziende agricole e zootecniche».

I nemici sul campo

Ma chi sono i nemici da battere sul campo, nel Lazio? Le emergenze maltempo sono in pole. Da quelle nasce quasi tutto, in quanto a problemi. I recenti nubifragi hanno creato situazioni di emergenza che hanno colpito soprattutto l’integrità degli impianti e la viabilità di comparto.

Il sistema regionale dei consorzi di bonifica, da questo punto di vista, era un po’ come Fort Alamo: doveva mettersi alla prova e nel più duro dei modi, senza esercitazioni e subito sul campo.

Il protocollo è stato immediato ed efficace: messa in sicurezza delle idrovore, degli impianti irrigui e di sbarramento, «proprio lì dove la furia del vento e della pioggia ha favorito l’accumulo, in poche ore, di tonnellate di arbusti e detriti» spiega Andrea Renna.

E ancora, team di operai in contatto con la Protezione Civile e pronti a intervenire «con l’ausilio dei mezzi meccanici per liberare gli sgrigliatori dalla enorme massa di materiali trascinati dalle correnti che avrebbero potuto ostacolare il regolare deflusso delle acque che in breve tempo hanno gonfiato fiumi e canali».

D’altronde di fronti caldi su cui operare ve ne sono: gli Agri, Terracina, Fondi, Focene (Fiumicino), Latina e Rieti, a cui si aggiungono la propaggine meridionale della Valle del Liri e la Valle del Sacco.

Servono leggi moderne

La presidente Selmi consapevole delle sfide aveva chiesto alla politica «una legislazione innovativa che attribuisca ai consorzi di bonifica piene competenze in materia di difesa del suolo e del territorio». Il direttore Renna ha lodato le “truppe” ed ha sottolineato l’esigenza di puntare sulla «salvaguardia ambientale ed idrogeologica del territorio. Ma potremo farcela solo con una concreta sinergia concertata insieme agli enti ed agli stakolder». La parola d’ordine è ‘insieme’, la strategia è il ‘contatto’, lo strumento è il ‘dialogo’. «Dialogo continuo con i consorziati e con i cittadini, coinvokgendoi le scuole» . Renna fa appello a tutti, a prescindere dai colori e dai gruppi politici «perché salvaguardia e prevenzione valgono per tutti e non conoscono la bandiera politica».

Il fine è la salvaguardia del territorio, il mezzo è fare sistema. Lo si sta facendo bene e lo si farà ancor meglio. Addio al carrozzone, benvenuta alla squadra.