Alle radici della guerriglia tra De Angelis e Pompeo

Il presidente della Provincia continua a scegliere la contrapposizione frontale, ma è Pensare Democratico ad avere la maggioranza ovunque. Per comporre il puzzle delle candidature che contano occorrerebbe un clima di pace. Ma se sarà rottura a Frosinone, resa dei conti inevitabile.

Il presidente della Provincia e sindaco di Ferentino Antonio Pompeo ha voluto che fosse evidente il suo malumore per l’iniziativa di Enzo Salera di convocare alcuni sindaci del cassinate per discutere della questione delle tariffe idriche. Ma probabilmente Enzo Salera ha voluto che si notasse un’iniziativa che ha il sapore dello strappo.

Quando Salera fu eletto sindaco non aveva il sostegno di Pensare Democratico di Francesco De Angelis e Mauro  Buschini. Dovette intervenire il segretario regionale Bruno Astorre per assicurare una campagna elettorale almeno formalmente ordinata. Con Salera c’era invece Antonio Pompeo.

L’orizzonte cambiato

Antonio Pompeo con Enzo Salera

Poi qualcosa si è rotto, ma il punto non è questo. Il punto è la situazione all’interno del Pd. In particolare le strategie di Antonio Pompeo: conviene al presidente della Provincia andare sistematicamente allo scontro con Pensare Democratico?

Il 2014 è lontano: in quell’anno Pompeo venne eletto presidente della Provincia grazie all’investitura di Francesco Scalia e “contro” l’area di Francesco De Angelis. Ma ciò fu possibile grazie all’intesa di Scalia con il Nuovo Centrodestra di Alfredo Pallone e Forza Italia di Mario Abbruzzese. Non esiste più quel mondo, non esistono più quei voti.

Pensare Democratico esprime il segretario del Partito (Luca Fantini), il presidente dell’Asi (Francesco De Angelis), quello del Cosilam (Marco Delle Cese), quello della Saf (Lucio Migliorelli). Non solo: la componente di De Angelis ha due consiglieri regionali (Mauro Buschini e Sara Battisti), la maggioranza dei sindaci e dei consiglieri comunali. Ha la maggioranza perfino in consiglio provinciale, dopo che Germano Caperna ha deciso di seguire Matteo Renzi. Già perché di Pensare Democratico sono Massimiliano Quadrini e Vincenzo Savo, mentre con Pompeo c’è Alessandra Sardellitti.

Certamente Pompeo può condizionare (e molto) la scelta del prossimo candidato alla presidenza della Provincia. Ma questo non porterà molto lontano. (Leggi qui Sarà Pompeo a decidere il nome del suo successore).

Il dialogo necessario

Battisti, De Angelis e Buschini

Nel Pd bisognerà definire una piattaforma comune, sulla base della quale poi indicare i candidati a Camera, Senato e Regione. Gli spazi sono molto ristretti e il fatto che il segretario sia Nicola Zingaretti non è secondario. Anzi. Mauro Buschini e Sara Battisti avranno la prima parola ed è possibile che uno dei due possa essere scelto per concorrere alla Camera. Naturalmente c’è Francesco De Angelis, al quale toccherà il primo passo.

La componente Base Riformista di Antonio Pompeo, anche se in minoranza, è strategica per gli equilibri del Partito. Proprio per questo forse sarebbe preferibile fumare finalmente il kalumet della pace e cercare di andare avanti in modo unitario: alle Comunali, alle Provinciali e poi alle Regionali e alle Politiche.

Il rischio di scontro finale

Fino ad oggi. tranne per il Congresso provinciale, Antonio Pompeo ha evitato accordi unitari alle elezioni, anzi ha preferito la conta. Anche a costo di arrivare a scontri interni laceranti come è accaduto di recente a Ceccano e Pontecorvo.

Francesco De Angelis e Antonio Pompeo

Lo ha fatto sulla base di una diffidenza politica: dal suo punto di vista l’accordo avrebbe avuto solo l’effetto pratico di riversare i suoi voti in Pensare Democratico facendosi diluire e cancellare; meglio allora una conta e mantenere un’identità, anche a costo di essere minoranza. 

Quello innescato da Pompeo non è un gioco a perdere: molte votazioni  avvengono su base proporzionale e la sua minoranza può dare vita a maggioranze diverse da quelle voluta da Pensare Democratico. L’ultimo esempio in ordine di tempo è stata la votazione per il Parco dei Monti Ausoni. (Leggi qui La guerra per il Parco ed il test sulle nuove alleanze).

Ora però c’è il rischio di una divisione dagli effetti devastanti. Infatti Antonio Pompeo intenzionato a “rompere” sul Comune di Frosinone. Se davvero andrà così, la resa dei conti interna sarà inevitabile. E senza prigionieri.