Alle radici dello strano asse tra Pompeo e Maura

Il presidente del Consiglio Provinciale ribadisce la sua posizione orgogliosamente di destra contro la Legge Zan. Creando nuovo imbarazzo al presidente della Provincia che è una figura centrale nel Pd. Ma entrambi sostanzialmente se ne fregano. Un patto trasversale del genere non è il primo in Ciociaria: vediamo quali possono essere i possibili sviluppi.

«Vorrei capire perché parlate di gaffe e perché dite che ho fatto uno scivolone: io la penso proprio in quel modo. Non riesco a capire dove sta la gaffe. Qui c’è un malinteso di fondo: stiamo agli opposti con questa gente, la pensiamo in modo diverso. Rimango allibito di fronte a titoli così ridicoli. Non è solo il pensiero mio ma è quello del mio Partito che si oppone alla legge Zan. Ho una marea di congratulazioni per quello che ho fatto: messaggi che mi sono arrivati dalla Ciociaria e da fuori, sono tutte medaglie che mi attacco al petto. Sono il frutto della mia storia che porto coerentemente avanti. Mò se da giornalista lo vuoi riportare lo riporti se no continua a fare i bollettini del Pd…». La voce del notiziario è in sottofondo, Daniele Maura è in auto e sta andando in ufficio di buon mattino.

Daniele Maura è coerentemente un camerata. Nel senso che è uomo di Destra, attaccato ai suoi valori. Non per convenienza del momento: militava nel Movimento Sociale quando il Partito non era stato ancora sdoganato dalla svolta di Fiuggi, fino ad allora era una formazione ghettizzata dal suo non rinnegare le proprie radici fasciste in un’Italia che è antifascista per Costituzione. Ben altre cifre se paragonate a quelle dei Fratelli d’Italia di oggi.

La gaffe che Maura non vede

Ci sta tutto, l’orgoglio con cui difende la sua posizione politica contro la legge Zan. E che nelle ore scorse ha scatenato la polemica con il Pd che invece ha fatto una bandiera di quella tolleranza e quei diritti ad amarsi a prescindere dal genere. (Leggi qui Top e Flop, i protagonisti del giorno: 5 maggio 2021).

La gaffe che Daniele Maura non afferra sta nel fatto che è anche Presidente del Consiglio Provinciale di Frosinone. Non tanto per il fatto che lo sia in un governo provinciale a guida Pd e con al timone una figura di spicco del Partito Democratico quale è Antonio Pompeo. Ma proprio perché il suo ruolo e la sua figura non possono essere di rottura ma devono essere di conciliazione. Esattamente il contrario di quanto ha fatto con la sua dichiarazione: legittima, orgogliosamente di parte, non equilibrata come il ruolo imporrebbe. Non si può essere presidente d’Aula quando si varca lo scalone di Palazzo Iacobucci e poi militante quando se ne esce: si è presidente sempre.

Ma come c’è finito, l’orgogliosamente fascista Daniele Maura, sulla poltrona al fianco di un orgogliosamente democristiano come Antonio Pompeo?

Le origini dello strano asse di ferro

Alla presidenza della Provincia, nel 2014, Antonio Pompeo venne eletto anche grazie al contributo e ai voti di Forza Italia di Mario Abbruzzese e del Nuovo Centrodestra di Alfredo Pallone. Dopo che il senatore Francesco Scalia aveva consumato lo strappo nel Pd, lanciando proprio Pompeo. E non curandosi dell’ira funesta di Francesco De Angelis.

Da allora però sono passati sette anni. Antonio Pompeo mantiene dei rapporti trasversali con gli amministratori del centrodestra. Come è normale che sia, visto che guida comunque un ente di secondo livello. Ma il rapporto politico con Fratelli d’Italia e con Daniele Maura va oltre questo tipo di schema. Va oltre perché Daniele Maura è il pupillo del senatore Massimo Ruspandini, commissario provinciale del partito di Giorgia Meloni.

Antonio Pompeo

Quando in consiglio provinciale i rapporti e gli equilibri politici sono cambiati anche nel centrodestra, Ruspandini ha voluto far capire a Lega e Forza Italia che la musica era cambiata. E pure parecchio. Per questo le deleghe alla presidenza dell’Aula affidate a Daniele Maura hanno avuto un significato enorme sul piano politico. Mentre per Antonio Pompeo quella mossa è stata fondamentale per avere in aula una maggioranza che altrimenti non ci sarebbe stata. Perché uno scenario da “anatra zoppa” provoca dei problemi perfino in un ente di secondo livello. (Leggi qui Pompeo – Maura: il Patto è servito, ma non chiamatelo inciucio).

Non solo istituzionale

Ma forse c’è pure dell’altro, considerando che sul ruolo di Daniele Maura il presidente Antonio Pompeo ha subito attacchi durissimi dal suo stesso partito. Da Sara Battisti per esempio. Da Luca Fantini per esempio. Così come Nicola Ottaviani (Lega) e Gianluca Quadrini (Forza Italia) non hanno risparmiato bordate a Fratelli d’Italia per il fatto di assicurare comunque la maggioranza in aula ad un presidente della Provincia del Partito Democratico.

Ma i due, Antonio Pompeo e Daniele Maura, sostanzialmente se ne fregano. Con un gioco politico di silenzi, ma anche di sponde importanti in aula. Sugli argomenti principali Antonio Pompeo non è mai andato sotto. Sanno entrambi che un asse di ferro del genere non rientra nei normali canoni di un’alleanza politica. Sanno benissimo entrambi che prima o poi la questione sarà sollevata dai livelli regionali o nazionali dei rispettivi Partiti. Ma vanno avanti. (Leggi qui Maura contro il Lazio Pride innesca la guerra interna nel Pd: fuoco amico su Pompeo).

Magari perché alla fine è sui territori che si devono prendere i voti. E in passato di assi trasversali ce ne sono stati tanti: Francesco Scalia e Anna Teresa Formisano, Francesco De Angelis e Alessandro Foglietta. E gli assi trasversali contano tantissimo negli enti intermedi: dalla Saf al Cosilam, passando per l’Asi. Ottime e prestigiose ciambelle di salvataggio negli eventuali periodi di vacche magre.