L’abbraccio tra Pallone e Cicchitto: addio Ap ma senza rompere i piatti

Alternativa Popolare verso la separazione consensuale. L'abbraccio tra Alfredo Pallone e Fabrizio Cicchitto. A vuoto l'ultimo disperato tentativo. Ora il documento finale

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

L’abbraccio tra Alfredo Pallone e Fabrizio Cicchitto è l’istantanea che racchiude il dramma politico appena consumato nella Direzione Nazionale di Alternativa Popolare.  Lo scenario è una sala dell’hotel Flora a Roma. Li nel pomeriggio si sono riuniti i massimi dirigenti del Partito: per decidere le alleanze in vista delle prossime elezioni politiche, individuare una soluzione che eviti la spaccatura.

Mezzo Partito vuole andare con il centrosinistra dopo averci governato insieme un’intera legislatura. L’altra metà vuole tornare in quel centrodestra dal quale Alternativa Popolare è nata: si staccò da Berlusconi per evitare le elezioni e tenere in piedi un governo insieme al Pd. Nessuno ora vuole cedere: una settimana fa sono stati chiamati i tempi supplementari e la Direzione era stata aggiornata ad oggi.

 

IL MOMENTO DELL’ADDIO

Neanche un’ulteriore settimana di riflessione è riuscita a mettere d’accordo le due anime di Alternativa Popolare.

La situazione è chiara dalle prime battute. Ma nessuno ha voglia di litigare, nessuno entra al Flora stringendo tra i denti il coltello. Il clima è quello della coppia che ha smesso di litigare ed ha capito che c’è poco o nulla da fare per tenere in piedi la famiglia. Meglio allora una separazione consensuale invece di un divorzio combattuto.

L’ipotesi che si fa largo dalle prime battute è quella di un ‘rompete le righe’. Un ‘ognuno per la sua strada’. Ma con civiltà, per il bene della famiglia e dei bambini.

Al punto che il sottosegretario Antonio Gentile dice «Scissione? Macché, siamo alle convergenze  parallele di Moro…»

 

L’ABBRACCIO DI ALFREDO

Alfredo Pallone parla di «tre coerenze. Noi siamo di fronte a tre coerenze che hanno tutte pari dignità. Tra noi c’è chi non vuole abbandonare i propri valori Cristiano Democratici. Allo stesso tempo c’è chi si sente a casa propria tra i principi Socialisti Riformisti. Una parte di noi sente più forte i richiami Liberal Democratici. È normale che sia così: perché è da lì che veniamo: quell’insieme di valori è stato alla base di Forza Italia. E noi non vogliamo rinunciare al nostro passato. Per questo motivo oggi nessuno è a questa riunione tenendo tra i denti il coltello».

Chi andrà con chi. Quali alleanze fare. Alfredo Pallone rende ancora più drammatico l’addio: «Noi andremo su strade diverse. Ma non abbiamo su cosa dividerci. Credo anzi che molti faranno le loro scelte in base alle situazioni presenti nei loro territori. A Frosinone abbiamo un governo centrista, l’alleanza con il centrosinistra è stata resa impossibile da un grave sgarbo che il Pd ci ha fatto. È normale a questo punto che ognuno faccia le proprie scelte tenendo conto anche di questi fattori ambientali. Ma perché mai io dovrei attaccare Fabrizio Cicchitto, con il quale ho condiviso tutto, se poi i fattori locali dovessero rendermi impossibile una scelta in linea con la sua?»

Il vecchio consigliere di Bettino Craxi va ad abbracciare Alfredo Pallone. Per lealtà politica lo seguì ad occhi chiusi nel Nuovo Centrodestra, lo stesso motivo gli ha fatto respingere le sirene di Forza Italia che ogni tanto gli cantavano nelle orecchie a Fiuggi. Ora però la famiglia si separa. Senza rompere i piatti.

 

L’ULTIMO DISPERATO TENTATIVO

C’è stato anche un ultimo disperato tentativo di tenere unito il gruppo. Lo rivela Maurizio Lupi alla Direzione Nazionale. Racconta di aver sondato la disponibilità a creare una coalizione di centro capace di andare da sola alle elezioni e superare il muro del consenso indicato dalla nuova legge elettorale. Ma – deve ammettere – gli unici disponibili ad aderire al progetto sono stati Stefano Parisi e Giuseppe De Mita. I pezzi più grossi di consenso hanno dichiarato la loro indisponibilità: no da Raffaele Fitto a Sud e da Flavio Tosi a Nord.

Non ci sono insomma le condizioni per andare da soli, schierare i candidati Ap in tutta Italia e correre per diventare poi l’ago della bilancia. Una corsa che appassionava molto il presidente provinciale di Frosinone Michele Nardone: che conferma la sua adesione alla linea Lupi anche se si dovesse andare in coalizione.

La trattativa per fare parte della ‘quarta gamba‘ del centrodestra ipotizzata da Silvio Berlusconi quando venne a Fiuggi è già in campo. Appena definita la separazione in Ap potrebbe arrivare l’annuncio.

 

LA SEPARAZIONE CONSENSUALE

Fabrizio Cicchitto parla con i giornalisti al termine dei lavori e dice «Si tratta di trovare una via che non porti ad una conta ma ad una separazione consensuale».

Sarà lui, insieme a Beatrice Lorenzin e Maurizio Lupi a dover individuare la formula adeguata a sancire la inconciliabilità delle posizioni.

Gli fa eco  il coordinatore di Ap Maurizio Lupi: «Credo che oggi serva un’alternativa seria, moderata, liberale al Pd, con il quale abbiamo legittimamente governato, che dia la possibilità a tanti moderati di avere un porto, una possibilità di voto».

Spiega la situazione. E annuncia: «Domani alle 18 come soci fondatori, Lorenzin, Cicchitto ed io, dovremo cercare di individuare la soluzione migliore ad una prospettiva che ci divide, accomunati dal giudizio sul fatto che in questi anni di governo abbiamo guidato l’Italia in porto».

 

L’ULTIMO ATTO

La Direzione Nazionale di Alternativa Popolare si è  aggiornata a domani presso la sede del Partito. Nei fatti, ha dato  mandato ai tre soci fondatori, Maurizio Lupi, Beatrice LorenzinFabrizio Cicchitto e al vice coordinatore nazionale Tonino Gentile,  di presentare un documento unitario che salvaguardi le due  coerenze politiche emerse nella discussione di oggi: una di  appartenenza alla propria storia politica e alla nascita del Partito e l’altra di prosecuzione nell’azione riformista di governo, iniziata  cinque anni fa.

Poi, ognuno per la sua strada