È la paura a farci diventare cattivi (di P. Alviti)

Sentiamo persone che si insultano ferocemente, che trovano nella violenza verbale, la soluzione. Perché diventiamo timorosi e rancorosi, facciamo distinzioni?

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire.

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Abbiamo spesso la sensazione di un fortissimo sovvertimento del vivere civile: sentiamo persone che si insultano ferocemente, che trovano nella violenza verbale, almeno per ora, la soluzione di una vertenza, di un diverbio, di una differenza di opinioni, di un errore di guida, di una incomprensione educativa.

 

Le terribili parole di Gesù sembrano richiamare alla nostra coscienza un clima culturale che avvertiamo crescere attorno a noi, inesorabile, come se non potessimo far niente per fermarlo.

 

Un clima fatto di parole forti, violente, non solidali, escludenti, financo razziste. E la cosa più terribile è che ne veniamo anche noi risucchiati, provocati a rispondere con le stesse armi, con le stesse parole di violenza, con gli stessi metodi basati sulla mistificazione e sull’’inganno. Qualche volta cadiamo nella trappola: fratelli contro fratelli, figli contro padri.

 

Certamente non si tratta di una novità se la Parola stessa pone la vicenda di Caino ed Abele nell’archetipo dell’umanità. Infatti tutti siamo fratelli e tutti siamo figli: è questo che ci sfugge.

 

Siamo tutti figli, perché tutti dobbiamo qualcosa a chi ci ha preceduto: ci hanno accudito, curato, educato. Se ci avessero abbandonati appena nati non saremmo sopravvissuti.

 

Tutti, nessuno escluso, siamo figli e per questa ragione stessa siamo fratelli, capaci di percepire gli stessi sentimenti, affetti, di provare amore, di appassionarsi a migliorare noi stessi, a dare la propria vita perché gli altri stiano meglio.

 

La Parola ci dice che siamo così perché abbiamo un unico Padre che ci ha fatti, appunto, a sua immagine e somiglianza: esseri liberi, capaci di amare, di dare sé stessi per gli altri.

 

Ma anche esseri fragili, paurosi, timorosi di spendere se stessi per migliorare la famiglia in cui viviamo, la famiglia umana. E allora ci rinchiudiamo, timorosi e rancorosi, facciamo distinzioni, costruiamo muri, incapaci di cogliere le opportunità che invece il coraggio, l’intelligenza, la ragione ci darebbero.

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