Amazon e il naufragio della classe dirigente ciociara

Giovanni Proia, allora presidente del Consorzio Asi, in estate aveva incontrato i rappresentanti di Amazon, accompagnandoli anche a visitare alcuni siti nell’area industriale. Compreso quello dell’ex Videocon, ma lo stabile non aveva l’altezza necessaria. Un’altra area presa in considerazione era quella che si poteva ricavare mettendo insieme i siti dismessi del birrificio Prinz Brau e della ex Cemamit. Mancavano le infrastrutture informatiche, fondamentali per un operatore come Amazon che basa tutto sulla velocità dei collegamenti in fibra. Ma erano state date ampie rassicurazioni al gigante del commercio elettronico mondiale sul fatto che fibra ottica e banda larga sarebbero “corse” parallelamente all’autostrada, in modo quindi da garantire un servizio al massimo. L’accordo era ad un passo. E qualcuno giura che ci sarebbe stata anche una lettera d’intenti: in realtà non se ne trova traccia, al limite c’è uno scambio di mail con il braccio operativo di Amazon che si occupa dei siti industriali.

Poi, cosa è accaduto? Inutile dare atto dei pettegolezzi secondo i quali troppa gente avrebbe tentato di ‘inzuppare il pane’ nell’operazione, pretendendo che ci fosse un ruolo per questo o quell’altro. Non c’è uno straccio di elemento a confermarlo.

Un dato è certo: sia la classe politica che quella imprenditoriale hanno iniziato il solito “scannatoio” per il rinnovo dei vertici del Consorzio Asi e per equilibri del Cosilam.

Così, solo per ricordare: Francesco De Angelis è stato eletto presidente dell’Asi grazie al voto decisivo del Comune di Frosinone di Nicola Ottaviani, che ha indicato Luca Sellari nel Consiglio di Amministrazione. Dopo un vertice “blitz” nella notte. In quel momento la “guerra” tra De Angelis e Scalia andava avanti e dunque la spaccatura fu clamorosa. Contemporaneamente Forza Italia di Mario Abbruzzese mandò all’aria l’accordo con il Nuovo Centrodestra di Alfredo Pallone, che infatti fu estromesso dall’intesa. Anche all’interno degli azzurri le frizioni non mancavano: Sora rivendicava una rappresentanza nel Consiglio e qualcuno sostiene fosse stata assicurata a Vittorio Di Carlo.

Le associazioni di categoria non erano da meno: “guerra santa” tra Unindustria e Federlazio, a tutto vantaggio di Camera di Commercio e Cna, che infatti hanno un ruolo preponderante del Consorzio Industriale. Il neo presidente dell’Asi Francesco De Angelis provò a tenere viva la fiammella di Amazon, ma la multinazionale nel frattempo aveva già scelto Rieti. Sicuramente perché da quelle parti avevano fatto squadra immediatamente, mettendo sul piatto opzioni fiscali e alleggerimento del carico burocratico.

Al sud della provincia iniziava pure la resa dei conti nell’altro Consorzio Industriale, il Cosilam. Pure in tal caso “guerra santa” tra Unindustria e Federlazio, mentre iniziava il “match del secolo” tra il presidente Pietro Zola e il direttore Nino Gargano. Con schieramenti nell’uno e nell’altro… angolo. Fuori i secondi insomma.

Vogliamo davvero pensare che i referenti di Amazon vivano sulla luna? Non sarà che, osservando la “saga delle comari” che va in onda ogni giorno nella politica provinciale (nemmeno Beautiful regge il confronto) e registrando i fallimenti a raffica (Interporto, Aeroporto, Accordo di Programma), Amazon abbia scelto di andare altrove? E cioè a Rieti: dove hanno fatto subito squadra, hanno messo a disposizione di Vailog srl l’area industriale che gli era più congeniale, gli hanno fatto trovare infrastrutture moderne, assicurato la presenza di interlocutori con i quali portare a termine l’operazione dovendosi confrontare con una sola voce e non una moltitudine. E cioè un territorio nel quale non hanno collezionato risultati quali il tramonto del sogno dell’Interporto mentre anche sull’aeroporto civile si abbassavano mestamente le luci e nel frattempo nessuna novità vera arrivava sull’Accordo di programma.

Ora inizia lo scaricabarile e lo scambio di accuse, il rimpallo di responsabilità tra una classe dirigente (politica ed economica) ed una classe imprenditoriale che non riescono a sincronizzarsi.

E il risultato sono solo sconfitte.