Firmata in provincia di Frosinone la prima 'interdittiva antimafia'. Cosa significa. Gli interessi dei clan sulle attività in Ciociaria. Obiettivo sul nord della provincia: troppi i controlli al sud
Tratta materiali legati all’energia, si trova nel nord della Ciociaria ed ha avuto a che fare con la criminalità organizzata. A carico dell’azienda è scattata la prima interdittiva antimafia emessa in provincia di Frosinone. L’ha firmata il prefetto Ignazio Portelli.
Il provvedimento è scattato al termine di una serie di controlli effettuati nel periodo del Covid-19. In quel frangente l’impresa ha avuto a che fare con soggetti vicini ad associazioni mafiose. Lo hanno stabilito le verifiche condotte dal Gia, il Gruppo interforze che vede collaborare i carabinieri, la polizia, la Guardia di Finanza e la Direzione Antimafia.
Il gruppo concentra la sua attenzione sulle imprese private che instaurano rapporti con la pubblica amministrazione, su quelle che chiedono il rilascio di autorizzazioni comunali, licenze o iscrizioni in albi pubblici.
Non ha commesso reati
L’azienda non ha commesso reati. Non è sotto inchiesta. L’interdittiva scatta per i contatti che la Prefettura ha ritenuto non opportuni.
In pratica viene controllato chi sei, chi frequenti, con chi hai a che fare, che reputazione e – sulla base di tutto questo – se puoi avere a che fare con la Pubblica Amministrazione.
L’interdittiva è l’atto che impedisce all’imprenditore di stipulare contratti con la pubblica amministrazione, talvolta gli toglie la possibilità d’essere titolare di licenze e autorizzazioni pubbliche.
Può scattare anche se c’è il sospetto che la criminalità organizzata abbia messo gli occhi su quell’impresa e si stia attivando per comprarla.
La prima in assoluto
È il caso dell’attività che ha ricevuto la prima interdittiva antimafia in provincia di Frosinone.
«Il provvedimento – ha spiegato oggi la prefettura – mira a contrastare l’infiltrazione mafiosa nelle imprese e i tentativi per condizionare le scelte e gli indirizzi delle pubbliche Amministrazioni».
La scelta di entrare in contatto con un’impresa che si trova nel nord della provincia di Frosinone non è casuale: i controlli sul cassinate disposti dal prefetto Ignazio Portelli sono ritenuti asfissianti dagli investitori delle mafie, troppo alto il rischio di essere individuati e bloccati. Esattamente come avvenuto in questo caso.
La relazione consegnata al prefetto Ignazio Portelli dice che l’azienda era esposta al rischio di essere permeabile ad un’organizzazione mafiosa.
L’interdittiva è uno dei modi più efficaci con i quali lo Stato fa terra bruciata alle nuove mafie: quelle che investono i loro capitali in attività pulite, spesso per piegarle ai loro interessi in nero.
Per questo la norma è severissima. Arriva al punto di prendere in considerare attività e frequentazioni non solo dell’amministratore e del legale rappresentante. Ma anche di coloro che, familiari e non, con loro intrattengono rapporti.
Con questo provvedimento il prefetto Ignazio Portelli ha messo in chiaro che in provincia di Frosinone non vuole sentire finanche l’odore delle mafie.