Se l’accenZione diventa un marchio e l’apostrofo un accessorio

Il caso degli strafalcioni grammaticali sul manifesto con gli eventi di Natale trasformato in un simpatico 'marchio'. Ma a guardare bene qualche altro sfondone si trova. Oggi la soluzione del caso Naretti. Ad inizio 2020 il Gup esamina gli indizi sulla disinfestazione

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

Una volta ci può stare. Una volta può essere compresa con la più classica delle giustificazioni, quella dell’errore di distrazione. Mettiamoci pure il fatto che durante il periodo di Natale ci sono tanti manifesti da realizzare e tante cose da pubblicizzare; il dettaglio malandrino può onestamente sfuggire. Probabilmente la “accenzione” dell’albero natalizio poteva ritenersi appartenente a quella categoria. Il problema è che però poi l’errore si ripete. Ed a questo punto non si può più invocare la ormai vetusta categoria degli errori di distrazione. Ma bisogna (ri)cominciare a parlare di pressapochismo. Che genera non solo critiche e lazzi arrivati dalla minoranza e dai cittadini mediamente istruiti. Ma anche molto imbarazzo da parte del sindaco. Che qualche giorno fa, ed anche ieri, sembra abbia aspramente redarguito i colpevoli. Anche se, forse, erano solamente distratti. (leggi qui Non sono banali refusi: si chiama ‘pressappochismo’)

Tanta autoironia e lo scivolone viene trasformato in un marchio

Questi i fatti: qualche giorno fa ad Anagni scoppia il caso dei manifesti natalizi sbagliati. Manifesti pubblicizzati per diffondere le iniziative organizzate in città in prossimità del Natale. Manifesti in cui ci sono però tutta una serie di errori e di orrori di carattere ortografico, sintattico e grammaticale. Il posto d’onore spetta ovviamente alla “accenzione” dell’albero natalizio. Uno scivolone che però viene trasformato, con molta autoironia ed abilità comunicativa, nel marchio del Natale 2019: l’assessore al ramo invece di nascondere la polvere sotto al tappeto, inizia ad utilizzare il termine ‘accenzione‘ (a questo punto racchiuso tra apici ed accompagnato da faccine ridenti, a sottolineare che si tratta di una storpiatura voluta) nelle varie comunicazioni. Un po’ come il caso di Spelacchio a Roma: il nomignolo affibbiato in modo dispregiativo al primo albero di Natale inaugurato da Virginia Raggi e poi diventato il modo ufficiale per chiamare l’attrazione.

Ad Anagni c’erano anche altri errori da mettere in evidenza come per esempio il Coral day scritto senza la h, in pieno stile inglese maccheronico. Un minuto dopo che la polemica è scoppiata arriva la giustificazione: “si è trattato di un errore di stampa Quella era una bozza che non doveva essere diffusa; abbiamo provveduto a modificare il tutto“. E va bene. Concediamo il beneficio di inventario ai grafici che si occupano dei manifesti. Concediamo anche che, come detto, le iniziative da pubblicizzare sono così tante che, dovendo elencarle, ci può stare l’errore.

Il problema è che qualche giorno dopo si verifica una vicenda praticamente identica. Nuovi manifesti, nuovi errori. Si va da un “dicembrore” che potrebbe essere catalogato come un errore di battitura, ad “un’unico obiettivo” che invece, onestamente, somiglia molto di più ad un errore vero e proprio. Spia di un rapporto quantomeno dialettico con la lingua italiana.

Il sindaco con l’assessore Marino ed il consigliere Ambrosetti

La polemica divampa di nuovo. E stavolta, al di là delle (sacrosante) critiche degli oppositori, le parole contrariate arrivano anche dalla Sala Rossa, quella del sindaco Natalia. Che, raccontano, già qualche giorno fa non aveva preso bene i primi sfondoni. Ieri però Natalia ha ripreso ancora più aspramente i responsabili della figuraccia. “Non è possibile; queste cose ci mettono in imbarazzo; dobbiamo essere più attenti e cercare di offrire meno spunti di critica”. Questo, più o meno, il senso delle parole del sindaco. Che avrebbe criticato, al di là degli errori in sé, una certa superficialità nel modo di fare le cose. Quello (non “cuello”) che avevamo chiamato, appunto, pressapochismo.

Ora, forse con altrettanta abilità mostrata nel caso dell’accenzione, i colpevoli diranno che era tutto calcolato e che si trattava in realtà di una citazione tratta da “Totò Peppino e la malafemmina” ( “Questanno, c’è stato una grande moria delle vacche come voi ben sapete”, “aprire «una parente»” e così via).

Il caso Naretti

Un po’ più serio invece il caso del capogruppo di Forza Italia in Consiglio Comunale: il consigliere Pierino Naretti si è offeso con il sindaco. Ed ha annunciato l’intenzione di riconsegnare le deleghe ai Gemellaggi ed alla Polizia Locale.

Ufficialmente la decisione è legata ad un sovraccarico di lavoro. In realtà il Consigliere ha scoperto che il sindaco è andato in delegazione a Gniezno, antica città della Polonia situata nel voivodato a circa 50 chilometri ad est di Poznań; è stata la prima capitale della Polonia intorno alla fine del X secolo. Dove sta il problema? Che il delegato ai gemellaggi è lui ma a compiere le missioni all’estero ci vanno altri.

Il consigliere Pierino Naretti. Foto © Ettore Cesaritti

Un gesto che Naretti ha giustamente interpretato come un segnale di sfiducia nei suoi confronti. Così ha messo a disposizione del sindaco le deleghe che gli aveva assegnato.

Oggi, in agenda, è previsto il chiarimento e la conferma sia della fiducia che delle deleghe, chiudendo così la classica tempesta in un bicchiere d’acqua.

Il caso Biemme

Infine c’è il caso che nelle settimane scorse ha condotto i carabinieri Forestali in municipio. Sono state ufficialmente concluse le indagini sulla disinfestazione affidata alla società Biemme. Tutti gli indizi e le fonti di prova raccolte verranno esaminate dal Giudice per le Udienze Preliminari il prossimo 3 gennaio. In quell’occasione stabilirà se ci sono elementi per istruire un processo oppure se tutte o parte delle accuse vadano archiviate.

L’ingresso del municipio di Anagni

I Forestali ipotizzano che il titolare della ditta, il responsabile delle Manutenzioni ed il sindaco abbiano commesso un falso ideologico perché avrebbero affidato il servizio «senza svolgere alcuna preventiva indagine di mercato e senza prima visionare ed approvare un preventivo di spesa». Il falso è legato alla determina di incarico: lì c’è scritto che l’indagine di mercato l’avevano fatta. Perché avrebbero favorito al Biemme? I Forestali mettono quel servizio in relazione all’assunzione di un amico d’infanzia del sindaco proprio in quella ditta.

Nei giorni scorsi Daniele Natalia ha fornito al sua versione sui fatti. Spiegando che il suo amico era stato chiamato dalla Biemme prima che le venisse affidato il servizio, evidenziando che si trattava di un lavoretto per poche settimane, soprattutto che il lavoratore era costato alla ditta ben più dei 900 euro di disinfestazione che le erano stati poi affidati.