E il Pd si restrinse fino a 31 votanti (di F. Ducato)

I numeri sono impietosi. Anagni è stata una delle roccaforti della sinistra nel Lazio. Sabato al congresso del Pd hanno votato 31 tesserati. Cosa è successo. Perché si è scesi così in basso. E perché ci sono state tensioni anche in queste ore

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

Trentuno. In numeri, 31. Ma si, partiamo dai numeri. Che, come sempre, hanno la testa dura, e dicono molte più cose di tante analisi politiche che spesso si rivelano aria fritta. E ad Anagni sono numeri impietosi. i trentuno di cui si parla infatti sono i votanti ( su circa 150 tessere ufficiali) che sabato pomeriggio, presso un noto albergo ristorante della città, hanno partecipato alle elezioni per il congresso regionale Pd.

Un appuntamento che, per il Pd di Anagni, può essere letto in due prospettive. La prima è quella relativa al fatto che i voti espressi in città si sono spaccati in due tronconi quasi identici. Dei 31 voti complessivi infatti, 14 sono andati ad Astorre, e 13 a Mancini. Una situazione piuttosto diversa dal mainstream provinciale che recita invece di un Bruno Astorre portato da Francesco De Angelis che, in Ciociaria, ha avuto percentuali bulgare. (leggi qui Congresso Pd: è Astorre pigliatutto, Mancini punta all’Assemblea)

Ad Anagni no. E forse bisognerebbe chiedersi perché.

 

L’altro aspetto importante è quello locale. L’incontro di sabato, di fatto, è stato il primo vero appuntamento politico dopo la batosta delle comunali che hanno consegnato la città alle destre e ridotto il Pd a secondo Partito in termini assoluti, facendolo uscire dal ballottaggio, e regalando ad Anagni il primato di un ballottaggio tra due destre di cui una rappresentata ( anche) da Casapound.

Un appuntamento a cui si è presentato il neo commissario Francesca Cerquozzi, dopo una serie di telefonate che nei giorni scorsi hanno visto la signora prendere contatto con tutta l’area di centrosinistra locale.

La Cerquozzi infatti non ha parlato solo con gli uomini del Pd ma anche con gli esponenti di Anagni democratica, di Anagni cambia Anagni, e così via. Evidente il motivo; la necessità di andare oltre le divisioni che hanno consegnato la città all’avvocato Daniele Natalia e ai suoi sodali, cercando di far ripartire, se possibile, il centrosinistra in città.

 

Se possibile, appunto. Perché qualche problema, in effetti, c’è.

E chiama in causa la classe dirigente che finora ha retto il Partito come se fosse cosa propria, facendolo diventare “ostaggio dei gruppi familiari” (cit. Valter Cecilia). Senza mai provare a fare un minimo di autocritica.

Cosa che è successa anche sabato. Chi era presente ha notato, ad esempio, che i fratelli Tagliaboschi sono arrivati nel pomeriggio al momento delle votazioni, ma non c’erano quando si è trattato, dopo il pranzo, di analizzare la situazione politica locale.

Non c’era nemmeno Vittorio Save Sardaro, che sembra avesse preparato un documento personale da leggere in pubblico, ma che non è mai arrivato agli onori delle cronache.

L’ex consigliere provinciale Maurizio Bondatti è arrivato, ha votato e se ne è andato.

L’ex segretario Francesco Sordo è arrivato poco prima delle 18 e, dopo il voto, si è seduto al tavolo con Nazareno Pilozzi. Per inciso, Pilozzi è stato anche il destinatario di una delle schede nulle, su cui un buontempone aveva scritto “Pilozzi vai a lavorare”.

 

E l’autocritica?

Come detto, non c’è stata. C’è stato invece il tentativo di far ricadere la colpa di quanto accaduto sulle spalle degli altri. Senza guardare al proprio interno. Una linea che ha provocato qualche momento di tensione, con alcuni esponenti di Anagni Democratica che hanno avuto qualcosa da ridire.

In tutto questo la Cerquozzi ha avuto (ed avrà) il suo bel da fare. Cercando di schivare le trappole dei risentimenti e dei veleni locali per far ripartire ciò che resta del Partito in città.

Una mission (quasi) impossible. E Francesca non sembra nemmeno Tom Cruise.