Anagni dice no al bio, Bolzano dice si

Il paradosso di Anagni. Dice no al gas green (che per funzionare deve essere chiuso in maniera ermetica) ma dice si ad un impianto per trattare i rifiuti urbani. L'esatto contrario di quanto sta facendo in queste ore Bolzano. Che ha chiamato uno dei 100 giovani talenti italiani per ampliare il suo impianto per il metano verde

Paolo Carnevale

La stampa serve chi è governato, non chi governa

Ed alla fine il rinvio c’è stato. La Conferenza dei Servizi che si è tenuta mercoledì scorso ha sancito la necessità di un ulteriore appuntamento per decidere che cosa sarà del progetto del biodigestore ad Anagni. Un rinvio che conferma, casomai ce ne fosse stata ancora la necessità, il fatto che la vicenda è diventata e diventerà sempre più spesso, nei prossimi mesi, elemento di campagna elettorale. (Leggi qui Il voto all’unanimità che invece è solo campagna elettorale).

Responsabilità condivise

L’Aula del Consiglio di Anagni

Una responsabilità che portano entrambe le parti. Il sindaco Daniele Natalia per il fatto di aver sostenuto convintamente, all’inizio, il progetto. Portandolo avanti anche contro la sua maggioranza, salvo poi cedere senza mai una vera spiegazione per il suo dietrofront. L’unica ragione plausibile per la repentina marcia indietro è la necessità di non pagare una tassa troppo forte dal punto di vista elettorale. Nasce da qui la decisione del No al progetto per motivi urbanistici.

Secondo più di qualcuno il sindaco avrebbe potuto però rendere questo suo no perentorio ed inappellabile attraverso, ad esempio, un deciso parere sanitario contrario alla realizzazione della struttura. Non lo ha fatto, sostenendo, come ha fatto in Consiglio comunale, che sarebbe stato sufficiente il parere dell’associazione Medici per l’ambiente. Che però, non è stato considerato vincolante dai vertici della Conferenza dei Servizi.

Parlano i tempi

Che si tratti di una vicenda che ha molto a che fare con la prossima campagna elettorale lo dimostra anche la tempistica delle note che sono uscite nelle ultime ore sul tema. La prima, da parte del comitato No Biodigestore, ha messo l’accento proprio sulla mancanza del parere sanitario del sindaco; la seconda dello stesso primo cittadino, in cui si parlava di speculazioni in vista della campagna elettorale. Un riferimento chiaro al comitato no biodigestore. Di cui fa parte l’avvocato Luca Santovincenzo; tirato spesso in ballo negli ultimi mesi come un possibile candidato per le prossime comunali. A dimostrazione del fatto che il tema sia diventato materia di dibattito politico- elettorale.

Ma il biodigestore è diventato un argomento politico anche per quanto riguarda l’opposizione. Che aveva ed ha bisogno di punti aggreganti che possano garantire la tenuta del Campo Largo. Talmente largo che arriverà a comprendere forze che vanno dall’ex FdI Alessandro Cardinali, vicepresidente della Provincia molto contrario al biodigestore alla Dem Sandra Tagliaboschi.

Senza merito

Il Consiglio Comunale di Anagni

L’unica cosa che non si vede più in questa storia è il merito. Ovvero, una discussione concreta, approfondita, realistica, sul tema del biodigestore. Che possa stabilire una volta e per tutte se, come, e quando conviene realizzare una struttura del genere in città. Al sindaco Daniele Natalia va riconosciuto il merito di averlo detto. E di averlo sostenuto nel momento più paradossale di tutta questa storia: appena il sindaco ha detto no al progetto si sono fatti avanti quelli che fino a quel momento erano stati contrari al biodigestore per proporne uno loro. (leggi qui Colpo di scena: il biodigestore lo propongono quelli che dicevano no).

Ed a dirla tutta c’è stato anche chi ha proposto il ritorno al Nucleare. (Leggi qui: No al biodigestore, si alla centrale atomica).

Da questo punto di vista, la storia del biodigestore è destinata a diventare quello che fu, a suo tempo, il tema principale della campagna elettorale del 2014. Ovvero, la vicenda della ex polveriera. I 187 ettari comprati dal Comune, amministrazione Carlo Noto, nel 2009, diventarono l’occasione di roventi dibattiti elettorali in cui sì fece balenare il sospetto di voler trasformare quella zona in una discarica della spazzatura regionale. Un dibattito che infiammò i mesi precedenti all’affermazione elettorale di Fausto Bassetta. Poi il tema dei cadde nel dimenticatoio; e del destino della ex polveriera non si è saputo, e non si sa, più niente.  Rinunciando ad una struttura che, valorizzata davvero, con un piano serio ed un’idea chiara, avrebbe potuto rilanciare il destino della città.

Il paradosso di Bolzano

Nikolaus Widmann

C’è poi un dato che rende tutto ancora più paradossale. Il Comune dice No al biodigestore che per funzionare deve essere chiuso in maniera ermetica e non può uscire alcun odore. Altrimenti, semplicemente, non funziona. Allo stesso tempo, la giunta anagnina qualche giorno fa ha reso noto di aver chiesto un milione di euro di finanziamenti per la creazione di un impianto di compostaggio elettromeccanico per il trattamento dei rifiuti solidi urbani. 

Cioè, il gas green no ma l’impianto per lavorare i rifiuti si? È esattamente il contrario di quello che stanno facendo nel verdissimo Alto Adige. Dove il mensile di economia Forbes ha appena incoronato Nikolaus Widmann: a 29 anni è uno dei 100 giovani leader d’Italia del futuro.  Cosa ha fatto? Ha all’attivo già 26 interventi di efficienza energetica e 190 progetti di consulenza per il passaggio alle energie green.

Uno degli ultimi in ordine di tempo è l’upgrading dell’impianto per la produzione di biometano a Bolzano. Un impianto che dal luglio 2021 trasforma i rifiuti organici (gli avanzi di cucina, gli sfalci dei campi) del Trentino in biometano per alimentare i 67 autobus che circolano nella città di Trento.

A Bolzano. Ad Anagni facciamo il contrario.

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